Don Claudio: “Sant’Ubaldo inizia la sua strada di santità dall’inizio, da quando cioè pensa di riformare il clero e la città ma non da presbitero. Egli inizia il suo cammino virtuoso da laico. Non amò mai il lusso, ma indossò sempre i vestiti più ruvidi. Non ha mai vestito come un Vescovo

GUBBIO – Si è tenuto sabato 3 marzo in Basilica il primo appuntamento del 2018 con “Hilariter, nel cuore, sulle spalle“, intitolato “Dove l’anno è un giorno“. Relatore della serata è stato don Claudio Ubaldo Cortoni (monaco benedettino della Comunità di Camaldoli), il quale ha svolto la relazione sul tema “Gubbio, un popolo, il suo Santo“.

In apertura il Capodieci di Sant’Ubaldo del 2017, Roberto Guidarelli, ha affermato: “Un ringraziamento a tutti voi per la nutrita presenza. Don Claudio ci farà uno spaccato del contesto storico e sociale in cui visse Sant’Ubaldo, che possiamo definire un’epoca difficile“. Guidarelli ha anche ringraziato le tante associazioni che con il loro impegno rendono possibile la realizzazione di “Hilariter“.

Quindi ha preso la parola don Claudio Ubaldo Cortoni: “Nesuna tradizione esiste se non c’è un uomo che la raccoglie e la tramanda. Stasera parlaremo di ‘Gubbio, un popolo e il suo Santo‘. Dell’identità civica, un popolo, che si riconosce attorno ad un Santo. La Diocesi di Gubbio nasce nel IV/V secolo, in quel tempo si ricordava un Santo profondamente cittadino. 

Ma che cos’è la vita di un Santo? La specificità agiografica è un’immagine di perfezione, un desiderio di perfettibilità. I tempi in cui visse Sant’Ubaldo erano tempi difficili. Ma la vita di un Santo non è soltanto la sua biografia, ma è la lettura della nostra vita che possiamo fare attraverso la lettura della sua vita. 

Sant’Ubaldo ha un progetto, quello di offrire agli uomini l’incontro con Dio. Aprire l’uomo e la donna ad un futuro, che è quello di unirsi a Dio. Se vogliamo che la vita di Sant’Ubaldo diventi lo specchio per la nostra vita, non possiamo avvininarci a lui soltanto con devota affezione.

Il Santo non è mai in opposizione a qualcosa, ma è un’alternativa, un modello di alternativa. La nostra vita cambia la società, solo se crediamo che la nostra vita può rappresentare un’alternativa. La santità è il nome di ogni cristiano.

Hilariter, con gioia. La gioia prepara un evento. La speranza che un evento si prepara. Sant’Ubaldo è un intermediario per arrivare a qualcosa di ancora più grande…“.

Don Claudio Ubaldo Cortoni ha poi parlato della Corsa dei Ceri e della festa del giorno successivo per Sant’Ubaldo, speigando: “Le sonate del Campanone sono tre con un triduo, simile al triduo dell’Immacolata. La Festa dei Ceri rientra nel triduo per Sant’Ubaldo. Si fa per qualcosa. La vigilia, ad esempio, si mangia di magro con l’assaggio del baccalà. 

Il giorno dopo portiamo come offerta i Ceri in Basilica. Il 16 maggio il popolo eugubino riporta la statua di Sant’Ubaldo dalla Chiesa dei Neri in Cattedrale. La gioia di stare attorno al Santo e festeggiare la sua memoria. Fuori da Gubbio Sant’Ubaldo è ricordato come l’uomo della pace. La Corsa dei Ceri come una processione che si compie il giorno dopo. E’ l’offerta del popolo al Santo.

Foto Callata dei Neri

La Callata dei Neri

Chi porta il Cero lo fa per il popolo. La cosa importante è arrivare qui (in Basilica ndr.) per il Santo. Sant’Ubaldo è venerato anche nella città di Venezia come Santo della pace…“.

Don Claudio ha anche fornito uno spaccato storico dell’epoca nella quale visse Sant’Ubaldo, descrivendo i tratti salienti del Santo. Don Claudio ha spiegato: “Coloro che parlano della vita di Sant’Ubaldo sono eremiti e canonici, così si forma Sant’Ubaldo. Che viene chiamato da Onorio II nel 1129 a occupare la Cattedra di Gubbio. Hanno scelto Ubaldo perchè amava la disciplina (canonica) e per la sua vita eremitica.

Sant’Ubaldo è l’inizio della Chiesa eugubina, perchè è riuscito a riformare sia la Chiesa che la città. Egli lottò contro il nepotismo, la simonia, il concubinaggio. Si impegnò nella difesa dei beni della Chiesa, tenne una vita sobria ed ebbe sempre una predilezione per i poveri. Si distinse quale difensore della pace, della città e del popolo eugubino.

Questi sono i tratti tipici di Sant’Ubaldo, che viene eletto come colui che è capace di guidare il popolo. Ma egli non ha potere civile, tutto ciò che fa lo fa in ambito spirituale“.

Don Claudio ha poi spiegato: “Sant’Ubaldo inizia la sua strada di santità dall’inizio, da quando cioè pensa di riformare il clero e la città ma non da presbitero. Egli inizia il suo cammino virtuoso da laico. Non amò mai il lusso, ma indossò sempre i vestiti più ruvidi. Non ha mai vestito come un Vescovo. 

Ci sono dei passi della vita di Sant’Ubaldo in cui viene chiamato a parteggiare, ma lui è sopra le parti e non usa la scomunica. Viene canonizzato da Celestino III nel 1192, un momento questo di grande discordia all’interno e fuori della Chiesa. Papa Celestino canonizzò Santi che venivano dal mondo canonicale e diedero esempio di povertà.

L’equilibrio della società, questa è l’idea della santità di Sant’Ubaldo nel XII secolo. E’ un Santo che vuole la pacificazione, per questo la corsa è hilariter, con gioia. Di preparazione per la festa del giorno dopo.

Un Santo dalla cui vita viene fuori la parola pace. Se il fondo è la pace, Sant’Ubaldo è la pace. E’ l’emblema di una società in pace, quindi prospera. Sant’Ubaldo viene da un mondo che è fatto di grandi divisioni. In quest’epoca egli porta la pace…“.

Di Francesco CaparrucciFotografie Cronaca Eugubina 

(Ndr. abbiamo cercato di riassumere in quest’articolo quanto più fedelmente possibile l’intervento di don Claudio Ubaldo Cortoni. Ci scusiamo pertanto se vi fossero eventuali inesattezze)