Già, perché Stramacchia, seguendo l’esempio di Andy Warhol, ha portato sulla scena della sua pittura personaggi creati da Walt Disney, ma a differenza del padre della pop art statunitense, il pittore bresciano ha inteso recuperare la pittura insieme al colore

Foto Edoardo Stramacchia

Inaugurazione della mostra al Museo Diocesano

GUBBIO – E’ ripartita con un nome di prestigio, la stagione artisti dell’Associazione Culturale La Medusa che a Gubbio gestisce tra gli altri il Polo Museale Diocesano, di cui punta di diamante resta indubbiamente il Palazzo dei Canonici, nobile sede del Museo Diocesano.

Sabato pomeriggio è stata inaugurata la mostra personale di Edoardo Stramacchia dal titolo “CAOS“. Per l’occasione sono intervenuti il Vescovo di Gubbio Monsignor Mario Ceccobelli, Maurizia Pandolfi (rappresentante dell’Inner wheel di Gubbio e Gualdo Tadino), Tania Tagnani dell’Associazione La Medusa. A questa mostra seguirà, il 12 marzo nella sala del refettorio, l’evento “Tante Penelopi per una Tela“.

Biografia dell’artista 

Edoardo Stramacchia inizia l’attività artistica nel 1971, e le prime esperienze si confrontano con un mondo surreale vicino al lavoro di Tanguy. Nel 1973 allestisce la sua prima personale presso la galleria “Paganora” a Brescia mentre nel 1975 entra nel gruppo Sincron, grazie al quale entra in contatto con grandi artisti come Julio le Parc e Bruno Munari. Successivamente si avvicina alla Poesia Visiva entrando in contatto con Eugenio Miccini e Ugo Carrega. Nel 1980 fonda con Bonetti e Tancredi il gruppo “TREA” con cui espone in varie gallerie tra cui la”Vismara” a Milano.

Nel 1981,1982,1985 espone al Salon al Grand Palais di Parigi. Nel 1984 avviene la svolta con l’incontro con i Nuovi Futuristi e Marco Lodola che all’epoca espongono da Inga Pin. Numerose sono le sue mostre sia personali che collettive.

Foto Edoardo Stramacchia

Tania Tagnani intervista Edoardo Stramacchia

Nel 2007 è presente alla Biennale di Venezia con l’evento collaterale “Camera 312“. Dal 2008 con la galleria Zamenhof di Milano è presente in numerosi importanti eventi artistici. Nel ‘900 per quanto attiene alla pittura si sono sempre più divaricate le istanze iconiche e le istanze aniconiche. Non è così per quanto riguarda la pittura di Edoardo Stramacchia, che anzi la loro forbice ha sapientemente coniugato dal 2000 ad oggi.

L’ontogenesi del suo discorso è tutto concentrato nel colore, che in principio era macchia. Anzi veri e propri eserciti di coriandoli di macchie, ora inquadrati in monocrome file curve (Con un grido, 1999) ora in ondeggianti bicromatici avvallamenti (L’isola del lago, 1999). Poi nel 2000 la macchia s’è fatta macchia campitura.

Foto Edoardo Stramacchia

Edoardo Stramacchia al Museo Diocesano

E, per la nota norma nomen/numen, poteva essere diversamente per uno che si chiama Stramacchia? La macchia campitura, in realtà, nasce per cancellazione delle parole contenute nei fumetti, come appunto nel 2000 attesta. Le parole non servono, in cui le cancellazioni monocromatiche delle parole costellano ritmicamente di nuvolette questo collage e acrilico su tela.

Da questo momento il cielo della pittura di Stramacchia s’è rannuvolato, coinvolgendo in questa forma di viraggio esecutivo espressivo anche i personaggi, che, a differenza delle parole non vengono cancellati, bensì vengono cromaticamente differenziati dai fondi vibratamente maculati dalla fitta tessitura delle sagome degli zooantropomorfi personaggi disneyani e relativi fumetti.

Foto Edoardo Stramacchia

Le opere di Edoardo Stramacchia

Già, perché Stramacchia, seguendo l’esempio di Andy Warhol, ha portato sulla scena della sua pittura personaggi creati da Walt Disney, ma a differenza del padre della pop art statunitense, che ha semplicemente tradotto in pittura Poppeye, Nancy, e diversamente da Roy Lichtenstein, figlioccio di Warhol, che a pedissequa imitazione della stampa ha tout court trasferito sulla tela pittograficamente singoli riquadri di fumetti, il pittore bresciano ha inteso recuperare la pittura insieme al colore, ovvero il gesto pittorico, sovrastando con macchie – campiture le icone fumettistiche, senza tuttavia azzerarne completamente le morfologie.

Si potrebbe dire che, a differenza di Warhol e di Lichtenstein, Stramacchia veste di pittura le scene fumettistiche, o meglio mette le uniformi cromopittoriche alle immagini di Topolino, Paperino, Pippo, giungendo a far emergere, attraverso variazioni cromatiche, le loro conformazioni, ora singole, ora doppie, ora plurime, all’interno di spazi invasi da eserciti di  parentali micro imago. La mostra personale di Edoardo Stramacchia sarà aperta al pubblico fino al 31 marzo.

Fotografie e video Cronaca Eugubina