Dovevano riportare in Italia alcuni parenti e amici della compagna di un cittadino eugubino. Il viaggio si è trasformato in un calvario alla frontiera tra Polonia e Ucraina per la severità dei poliziotti di frontiera. 
Abbiamo avuto paura perchè abbiamo vissuto situazioni che in Italia non esistono. Abbiamo deciso di raccontare tutto questo perchè si sappia quali sono le difficoltà e le condizioni di vita delle persone che fuggono”.

GUBBIO – Nel mese di marzo anche a Scheggia è arrivato un nucleo familiare sfollato dall’Ucraina. Una giovane madre e due figli, uno di 14 e l’altro di 10 anni, provenienti dalla città di Ivano-Frankivs’k dove il capofamiglia è rimasto a combattere.

Gli ospiti sono stati sistemati in un confortevole appartamento messo a disposizione della famiglia ucraina dalla “Fondazione Angelo e Carlo Alberto Lisandrelli” che ha anche provveduto a tutto quanto necessario per affrontare con tranquillità questa loro difficile esperienza.

Da parte sua, il Comune di Scheggia, si è già attivato per permettere ai due ragazzi di seguire le lezioni scolastiche dall’Ucraina dando loro la possibilità di sistemarsi in un locale del Municipio. A ricevere la famiglia erano presenti il Sindaco di Scheggia, Fabio Vergari, il Presidente della Fondazione Lisandrelli, Ivo Lucci e il professor Stefano Fanucci.

“Fermi per ore in Polonia”

Ma la storia più difficile da raccontare, riguarda una famiglia eugubina e arriva dal confine tra Ucraina e Polonia. La Famiglia eugubina si è recata nei giorni scorsi in Ucraina per riportare a Gubbio, il padre, la madre, una sorella, una nipote e due amiche adulte della compagna di un cittadino eugubino.

Il padre e la madre di questa donna sono due 80enni, la sorella ha 50 anni, la nipote 30 anni, e le due amiche adulte sono 40 enni. Arrivati al confine con la Polonia, la situazione è parsa subito critica: fila enorme sia in entrata che in uscita dall’Ucraina.

La Polizia polacca era poco amichevole e ci ha rimproverati perchè avevamo soltanto la carta d’identità e non il passaporto.racconta al nostro giornale l’eugubino alla guida del pulmino che ha raggiunto l’Ucraina da GubbioFortunatamente è intervenuto un superiore e ci ha permesso di andare avanti, riconoscendo la validità della carta d’identità europea.

Siamo rimasti fermi circa 6 ore in una terra di nessuno, tra Polonia e Ucraina, per il controllo meticoloso di tutti i documenti. Finalmente siamo riusciti a salire le persone che cercavamo e di cui abbiamo parlato prima, vale a dire i due anziani coniugi 80enni, una donna di 50 anni, la figlia di 30 anni, e due amiche 40enni, che a tutti i costi volevano lasciare l’Ucraina e la guerra.

Riprendiamo il viaggio di ritorno a Gubbio senza ulteriori ritardi fino in Slovenia, dove all’uscita da una stazione di servizio ci ferma la Polizia. Hanno voluto sapere chi fossero le persone che trasportavamo, e quando gli abbiamo raccontato la storia, ci hanno restituito subito i documenti e ci hanno lasciati passare. Così siamo arrivati a Trieste e nella notte a Gubbio al termine di un viaggio estenuante che ci è costato 700 euro di autostrada e diesel”.

Avete avuto paura?

Diciamo che abbiamo avuto paura perchè abbiamo vissuto situazioni che in Italia non esistono. Abbiamo deciso di raccontare tutto questo perchè si sappia quali sono le difficoltà e le condizioni di vita delle persone che fuggono”.

Francesco Caparrucci