Monsignor Luciano Paolucci Bedini: “Chiediamo al signore che ci aiuti in questi giorni davvero a scoprire e riscoprire in che cosa e come nel corso della nostra storia egli ci ha aperto gli occhi. E che solo lui, è per noi, quella luce di vita eterna

Basilica di Sant’Ubaldo

GUBBIO – Questa mattina (domenica 22 marzo) il Vescovo Luciano, assieme ai Rettori della Basilica di Sant’Ubaldo, i canonici lateranensi don Giuseppe Ganassin e don Pietro Benozzi, hanno celebrato la Santa Messa per la quarta settimana di Quaresima.

Monsignor Luciano Paolucci Bedini ha letto il Vangelo di Giovanni, in particolare l’episodio del cieco a cui Gesù restituisce la vista applicandogli del fango sugli occhi, tra l’incredulità dei farisei.

Dopo le Sacre Letture, il Vescovo Luciano nell’Omelia ha detto: “Ancora un lungo racconto che ci regala il Vangelo di Giovanni, un lungo racconto che ci parla di un incontro con il Signore Gesù, una storia è un incontro in cui noi tutti siamo chiamati a riconoscerci.

C’è un uomo cieco dalla nascita, immagine di tutti noi, che nasciamo accecati purtroppo per quella ferita antica del peccato originale che non ci permette di vedere fino in fondo, ciechi perché non riusciamo a conoscere da soli l’intera verità, l’intera verità su noi stessi, sul mondo, su Dio. 

Monsignor Paolucci Bedini

E questa cecità che ci accompagna, dentro la quale nasciamo e che spesso ci fa presumere di vedere come Gesù rimprovera ai farisei, ci fa pensare che siamo capaci di comprendere fino in fondo la realtà del nostro mondo, noi stessi, magari anche capaci di decidere da soli qual’è la scelta più giusta, le attenzione più opportune.

Eppure la nostra vita alle volte è capace solo di vedere le cose come ombre, senza riuscire a comprendere l’intero disegno della volontà di Dio e della verità del suo progetto di salvezza.

E allora, quest’uomo cieco, ci viene incontro nel cammino della Quaresima come la samaritana la scorsa settimana, per aiutarci a compire ancora un passo verso la Pasqua ormai vicina. Questa domenica che, addolcisce anche nei colori il viola della penitenza, ci dice che ormai è vicino il momento in cui ricordando la Pasqua di Cristo, la sua morte e Resurrezione, noi potremmo ricordare anche il dono grande del nostro Battesimo. 

Quel dono per cui, anche noi un giorno, immersi nella morte e Resurrezione di Cristo, siamo stati liberati da quel peccato che ci rendeva ciechi. Ecco perché Gesù si presenta a quest’uomo, compie il miracolo fisico della guarigione, ma in realtà indica a lui che la vera luce che spalanca gli occhi di tutti noi è Gesù stesso, è la sua persona. 

E’ l’incontro con lui che ci libera dalle tenebre della vita solitaria, senza Dio, senza la sua parola, senza il suo amore… Ed ecco che la storia di questo cieco è sorprendente perché ne lui, ne i suoi oppositori, ne i genitori di quest’uomo, riconoscono il Signore.

Canonici Lateranensi, don Giuseppe Ganassin e don Pietro Benozzi

Questo brano così lungo è cosparso di affermazioni che dicono ‘non so’, ‘non sappiamo’. Ecco comprendiamo come ciò che ci libera veramente dalla nostra cecità è l’incontrare e il riconoscere in Gesù la luce della nostra vita, il Signore che ci libera dalle tenebre. 

Ecco che cosa compie la fede, ecco il cammino delle fede a cui siamo di nuovo invitati. Abbiamo bisogno, non solo di incontrare e ascoltare il Signore, ma riconoscerlo. Quando noi diciamo ‘Ecco Signore, sappiamo chi sei, e abbiamo capito come e quando ci hai liberato dalle tenebre’, che la nostra fede ci trasporta dentro la luce della Resurrezione.

Allora, continuiamo il cammino della Quaresima, chiediamo al signore che ci aiuti in questi giorni davvero a scoprire e riscoprire in che cosa e come nel corso della nostra storia egli ci ha aperto gli occhi. E che solo lui, è per noi, quella luce di vita eterna“.

La Messa si è conclusa con il canto di O Lume della Fede, toccante e struggente come al solito, nella Basilica vuota in ottemperanza dei Decreti governativi.

Francesco Caparrucci Fotografie di repertorio Cronaca Eugubina