È l’Anno del Signore 416 e, nelle varie diocesi, la prassi liturgica è regolata da criteri di assoluto libertarismo. Il vescovo Decenzio, eletto alla guida della giovane e periferica comunità di Gubbio, è apertamente contrario a tutto ciò e decide quindi di scrivere al Papa per avere delucidazioni utili a risolvere soprattutto alcune questioni

GUBBIO – Mille e seicento anni. Tanti ne sono passati da quando venne scritta una lettera che costituisce un patrimonio culturale, storico e religioso della Diocesi di Gubbio e di tutta la Chiesa universale. Ed è per questo che oggi, nel sedicesimo centenario, la Chiesa eugubina, guidata dal vescovo monsignor Mario Ceccobelli, ha deciso di rileggere questa lettera per riscoprirne l’importanza scientifica e pastorale.

Foto Decretale

Il testo del Decretale

È l’Anno del Signore 416 e, nelle varie diocesi, la prassi liturgica è regolata da criteri di assoluto libertarismo. Il vescovo Decenzio, eletto alla guida della giovane e periferica comunità di Gubbio, è apertamente contrario a tutto ciò e decide quindi di scrivere al Papa per avere delucidazioni utili a risolvere soprattutto alcune questioni.

Innocenzo I risponde a ciascuna richiesta di Decenzio e detta precise norme liturgiche in quella che viene definita una “Lettera Decretale”, che riporta la data del 19 marzo 416. Al di là dello scopo per cui fu scritta questa lettera e delle soluzioni liturgiche ricevute, si tratta di un documento fondamentale per la Diocesi di Gubbio, il più antico a oggi pervenuto che ne attesti l’esistenza e “al quale fare riferimento ogni volta in cui si guarda alla storia della diocesi”, come sostiene il Comitato organizzatore delle celebrazioni programmate per il sedicesimo centenario.

La Lettera Decretale ha infatti un’importanza documentaria di assoluto rilievo negli studi liturgici ed ecclesiali: il dettato di papa Innocenzo e in particolare quello riguardante i sacramenti e la loro amministrazione, diviene normativo non solo per la Chiesa particolare a cui era indirizzato ma in tutte le altre Chiese.

Foto Decretale

Il Decretale ha 1600 anni

Ed è per questa ragione che tra il V e il VII secolo, la lettera verrà inserita nelle raccolte dei documenti pontifici che venivano utilizzati dai vescovi delle Chiese occidentali ogni volta che si presentava la necessità e l’urgenza di dirimere questioni di carattere liturgico e dottrinale.

Anche dal punto di vista della storia della Chiesa eugubina, la Decretale costituisce una fonte di grande rilievo: vengono infatti nominati i “predecessores” del vescovo Decenzio, il che attesta che la diocesi di Gubbio affonda le sue radici in tempi ancora più lontani. Una storia delle origini che la Decretale invita a riscoprire. La celebrazione dei 1600 anni del documento non vuol essere solo un “fare memoria” ma un modo per “riscoprire le proprie radici e tornare a tessere le vicende di una Chiesa che dal tempo antico fino al presente vuole e deve proiettarsi verso il futuro”.

Foto Decretale

Testi del Decretale

La Decretale testimonia anche le difficoltà, i problemi e i conflitti che agitavano la Chiesa di allora e preoccupavano chi ne era alla guida ma, al tempo stesso, è anche testimonianza di una volontà di soluzione delle varie questioni, nella unità e nella concordia. Tutto questo può suggerire oggi lo spirito con cui affrontare le sfide che il presente e il futuro pongono davanti alle Chiese particolari e alla Chiesa universale, nel contesto sociale in cui si realizzano e operano.

In questo modo la Lettera Decretale indirizzata dal Santo Padre a Gubbio assume un carattere di attualità ed è per questo che la celebrazione di questo anniversario è stata pensata non solo per gli studiosi o per gli “addetti ai lavori” ma per la totalità della Chiesa, compresa la sua componente laica.

La Diocesi eugubina, attraverso il comitato organizzatore, auspica che la memoria della Decretale possa aiutare “le diverse comunità cristiane a recuperare un tratto della propria storia e delle proprie radici, dall’altra sarà occasione per approfondire il valore dei sacramenti e il significato della prassi liturgica”.

Testi in collaborazione con Alessandro Leonardi – Fotografie Press News