Maria Clara Pascolini: “Il libro di Lucio non parla a mio parere, soltanto di una storia personale: esso interroga tutta la città

GUBBIO – Domenica pomeriggio, alle 17 presso la sala del refettorio della Biblioteca Sperelliana, Lucio Panfili ha presentato di fronte a tanti amici e conoscenti, il suo primo libro “ Frattempo” che racconta i suoi 32 giorni in carcere a quattro anni esatti da quel San Valentino tanto amaro coinciso con il suo arresto.

Foto Lucio Panfili

La copertina del libro di Lucio Panfili

Voglio ringraziare tuttiha esordito Panfilisoprattutto quelli che in quel periodo non la pensavano politicamente come me, ma ugualmente mi hanno manifestato il loro affetto e coloro i quali non hanno approfittato della circostanza sfortunata per me e quel gruppo di persone, per abbassarsi in attacchi personali che purtroppo si sono verificati in quei giorni.

E’ stato importante per me sentire appunto la vicinanza di tanti amici e conoscenti perché lì, in carcere, ci si sente davvero soli. Per quello che riguarda il libro posso dire di essere stato “costretto” a scriverlo, tanto era il bisogno di esternare le mie emozioni.

Dovevo come elaborare un lutto e questo non è stato facile farlo capire ai molti amici, come il mio avvocato Ubaldo Minelli, che mi sconsigliavano di rendere pubblica la mia vicenda personale, ma da ex amministratore sentivo come doveroso mettere a conoscenza di questa mia esperienza i miei concittadini. Il libro infatti non è un romanzo ma è un susseguirsi di flash rappresentativi della mia vita in prigione”.

Foto Lucio Panfili

Lucio Panfili

La parola è poi passata a Maria Clara Pascolini, la quale ha sottolineato come da questo libro “si possano evidenziare tre aspetti: il primo riguarda la storia personale di Lucio Panfili; il secondo, per me molto importante è il rapporto tra l’inchiesta, con tutto ciò che ne è scaturito e la reazione della città. L’ultimo è quello di come si può comprendere un’azione tanto violenta dello Stato in un contesto democratico come quello italiano”.

Volendo entrare nel meritoha continuato la Pascoliniio non avrei mai avuto la dignità che loro hanno dimostrato nell’affrontare questa vicenda. Il libro di Lucio non parla a mio parere, soltanto di una storia personale: esso interroga tutta la città. In quei giorni Gubbio mi è sembrata inerme, blanda rispetto alla gravità delle accuse che venivano mosse all’allora sindaco Goracci, alla sua giunta e a parte dell’apparato amministrativo di quegli anni.

Frattempo è un libro che ci fa pensare a come siamo, ai nostri atteggiamenti rispetto agli avvenimenti che hanno coinvolto e tuttora coinvolgono la nostra città. Una città manichea, sempre pronta a dividersi tra buoni e cattivi e poco propensa ad un libero dibattito sulle principali questioni. Ricordo che quelli erano gli anni dello Zar Goracci e della Gubbio dipinta come la città soggetta ad una sorta di impero. Quest’opera, questa vicenda riguarda tutti noi, la nostra storia”.

Foto Lucio Panfili

Lucio Panfili parla alla Sperelliana durante la presentazione del libro

L’intervento di Maria Clara Pascolini si è concluso con un passaggio sulla vita del carcere descritta da Panfili. “La descrizione dei compagni di carcere è stata la parte che più ho amato per come Lucio ha descritto in maniera puntuale l’umanità presente in un luogo come quello. Nel carcere infatti prevale l’istinto di sopravvivenza e c’è un elevato tasso di cattiveria. La stessa cattiveria e lo stesso egocentrismo che ritroviamo nelle nostre città”.

Il secondo intervento è stato quello di Stefano Pascolini, giovane artista eugubino che vive da anni a Firenze. “Conosco Lucio fin da bambino quando mio padre e mio zio avevano il loro negozio in Corso Garibaldi. Quel luogo, in cui Lucio era sempre presente, rappresentava un punto di ritrovo attivo per tutta quella generazione di trentenni fervida, che esplodeva nel pensiero, che si divertiva a discutere liberamente di qualsiasi tematica, dalla più leggera alla più scottante. Una generazione che aveva l’ambizione di cambiare il mondo divertendosi e parlandone con ironia e libertà”.

Foto Diario di Bordo

“Diario di Bordo” di Lucio Panfili

Quando seppi della carcerazioneha spiegato l’artista eugubinoper me fu uno shock perché all’improvviso l’immagine che veniva dipinta di Lucio non combaciava più con quella che avevo imparato a conoscere ed apprezzare. I giornali di allora poi non aiutavano a comprendere meglio la situazione perché le accuse cambiavano di giorno in giorno e col passare del tempo la reputazione delle persone coinvolte veniva distrutta sempre di più.

Dal quadro che emergeva dall’inchiesta usciva fuori un’immagine di Lucio Panfili totalmente diversa da quella che conoscevo e che lui mi aveva donato in tutti quegli anni di frequentazione. Oggi sono contento che si veicoli il Lucio che conoscevo”.

L’ultimo intervento programmato prima di dare spazio alle riflessioni del pubblico l’ha fatto don Angelo Maria Fanucci, il “maestro” di Lucio Panfili in quanto suo insegnante ai tempi del liceo. “La prima cosa che mi colpisce in questi casi è che quando una persona è imputata di qualcosa in Italia, automaticamente le autorità giudiziarie ti trattano come se fossi un nemico. Frattempo è un libro allucinato (vive di flash come una luce che si accende e si spegne) e allucinante. Si capisce che dietro ad ogni frase, anche quella apparentemente più banale, c’è una persona che ha tutta l’intenzione di resistere e lo dimostra raccontando ogni evento così com’è, nella sua nettezza”.

Tra gli interventi del pubblico quello più significativo è stato quello di Franco Parlavecchio, amico di Lucio Panfili: “Lucio per me è stato un maestro. Al momento del fattaccio la domanda che mi sono posto è stata se avessi potuto fare qualcosa di più. La città di Gubbio a mio parere è stata distratta e lo stesso ha fatto la politica cittadina negli anni successivi”.

Giovanni AlessiFotografie Cronaca Eugubina