Gabriele Damiani: “Devo sottolineare ancora una volta il grande impegno che le Associazioni mettono, affinché possano esistere questi spazi attraverso i quali gli artisti si esprimono ed espongono le loro opere

Foto Stefano Luigi Cannelli

Ivana Baldinelli intervista Luigi Stefano Cannelli

GUBBIO (F.C.) – E’ stata inaugurata venerdì 22 settembre, presso il Palazzo del Bargello, la mostra personale dell’artista  Luigi Stefano Cannelli, seconda tappa del progetto “L’Artista e la Mano”.

All’evento erano presenti l’assessore allo sport del Comune di Gubbio Gabriele Damiani, Elisa Polidori, Viviana Barbi, Ivana Baldinelli e Daniele Lilli dell’Associazione culturale “La Medusa, che ha organizzato l’evento.

Devo sottolineare ancora una voltaha dichiarato Gabriele Damianiil grande impegno che le Associazioni mettono, affinché possano esistere questi spazi attraverso i quali gli artisti possano esprimersi e possano esporre le loro opere. Credo che sia un esercizio intelligente, perché al giorno d’oggi in cui esiste una radicale incapacità a esprimere o ragionare su concetti complessi, l’arte e l’artista rivestono un ruolo fondamentale.

Si parte da un’interpretazione della realtà e si arriva alla rappresentazione attraverso un percorso critico, creativo. Quindi credo che sia una procedura assolutamente da incentivare affinché si possano esercitare queste capacità intellettive, che ultimamente vediamo sempre più atrofizzarsi“.

Questa mostra ha proseguito Cannellivuole definire un certo periodo, ci sono addirittura delle incisioni del ’78, tuttavia il periodo clou di quest’attività è stato dal 1986 al 1996, in cui mi sono trovato a far parte di questo movimento.

Foto Stefano Luigi Cannelli

Gabriele Damiani e Luigi Stefano Cannelli

Naturalmente ero il più giovane e quindi sono arrivato quando il movimento stava finendo, un movimento che nasce negli anni Ottanta, come conseguenza di alcuni movimenti postmoderni che affronta una problematica che gli altri movimenti non affrontavano, quella di recuperare le antiche tecniche pittoriche per ritrovare il piacere della pittura.

Il fine vero è creare forme, tant’è vero che il capofila del movimento era arrivato a una sorta di astrattismo figurativo, partiva da figura che poteva essere senza nome e senza un’identità e da quella figura ne nascevano altre. E’ capitato anche a me in corso d’opera di cambiare un’idea, perché per motivi estetici ho preferito cambiare figure.

Questa mostra vuole definire quel momento e anche chiudere questo percorso, perché poi sono arrivato ad altri approcci e ho iniziato in un modo manieristo a disegnare, fino ad arrivare ad un acquarello che invece è molto più libero perché è stato superato tutto quel momento e mi sono riappropriato di qualcosa, perché la fatica era recuperare queste tecniche perdute”.

Di Ilaria StiratiFotografie Giampiero Lilli – Video Cronaca Eugubina