Il Vescovo: “Questo racconto così drammatico delle ultime ore di Gesù su questa terra noi lo ascoltiamo perché queste parole ci coinvolgono, è per questo che questa settimana comincia così perché noi abbiamo bisogno di sentirci coinvolti da questa storia

GUBBIO – Domenica 25 marzo, presso la Cattedrale di Gubbio, il Vescovo Luciano Paolucci Bedini ha celebrato la Messa della Domenica delle Palme, ricorrenza che apre la Settimana Santa.

La mattinata è iniziata alle ore 10.45 dalla cappella Ranghiasci in Piazza Grande con la benedizione dei rami di ulivo e la processione verso la Cattedrale, luogo della funzione religiosa.

Dopo la lettura dialogata della Passione del Signore, il Vescovo Paolucci Bedini nell’omelia ha affermato: “Ogni anno iniziamo con questa solenne celebrazione la Santa Settimana che ci porta insieme come Chiesa ad ascoltare di nuovo l’annuncio dell’amore immenso di Dio per noi, che abbiamo conosciuto in Gesù che dà la sua vita per noi.

Questo racconto così drammatico delle ultime ore di Gesù su questa terra noi lo ascoltiamo perché queste parole ci coinvolgono, è per questo che questa settimana comincia così perché noi abbiamo bisogno di sentirci coinvolti da questa storia.

In realtà ci racconta proprio di come Dio sia coinvolto nella nostra storia ed è questo l’annuncio grande che ci viene riconsegnato e che poi vivremo ogni giorno della Settimana Santa coniugandolo secondo gli ultimi giorni della settimana di Gesù, ma questo racconto ci dice che Dio è sceso nel profondo della nostra umanità, ha percorso tutti i gradini della nostra storia, della nostra esperienza fino ad arrivare al cuore profondo dell’esperienza di tutti noi, non lasciando fuori nulla eccetto il peccato, dicono le Scritture.

Perché Gesù, il figlio di Dio, è voluto entrare in tutto ciò che l’uomo vive per riuscire a salvare tutto ciò che l’uomo vive.

Ecco perché il racconto di questa drammatica storia giunge fino alla condanna di un uomo innocente, alla crocifissione di un uomo condannato a morte fino alla sua morte e alla sua sepoltura. Questo racconto termina, almeno nelle pagine che abbiamo ascoltato oggi (domenica 25 marzo ndr.), con due importanti sottolineature che oggi ci guidano ad entrare nella Settimana Santa.

La prima è che la cosa che ci viene raccontata è la sepoltura di Gesù, la morte, la deposizione della croce come a dire che di fronte a questo grande dramma in cui l’umanità non si accorge di un Dio che viene a salvarlo e lo crocifigge, sembra quasi che la storia ci abbia messo una pietra sopra e abbia detto l’ultima parola, ma questo ci aiuta ad ascoltare dentro di noi il grande desiderio di una vita nuova.

Rimanere così quasi interrotti nel racconto perché poi arriveremo domenica a celebrare la Resurrezione affinché nel nostro cuore nasca o emerga e ritorni fuori il desiderio profondo di una vita che vince la morte e che è dono gratuito dell’amore di Dio.

La seconda sottolineatura è l’ultima parola che in questo racconto è messa in bocca ad un pagano, a uno che non crede, al centurione romano che stava sotto la Croce e che aveva guidato la crocifissione di Gesù.

Quest’uomo che ha visto solamente un uomo morire ammazzato sulla croce come tante volte avrà visto per i delinquenti che venivano giustiziati, quest’uomo che non crede dice ‘Davvero quest’uomo era figlio di Dio‘. La nostra fede non può nascere dai nostri ragionamenti, non si può appoggiare sulle nostre convenienze, non possiamo dire abbiamo compreso e quindi di conseguenza è normale credere.

La fede nasce sempre dal grande scandalo che c’è fra ciò che noi riusciamo a vedere e ciò che si rivela ai nostri occhi, fra ciò che noi pensiamo di Dio e la rivelazione stupefacente del suo amore che accoglie e raccoglie tutta la nostra esistenza, raccoglie tutto il male che si abbatte su di noi, lo porta inchiodato su quel legno per liberarci con la potenza dell’amore e donarci una vita nuova.

Solo per questo noi possiamo dirci cristiani e possiamo affidare la nostra vita al Signore Gesù. Con queste parole nel cuore e lo sguardo rinnovato iniziamo questo cammino della Settimana Santa“.

Di Ilaria Stirati