Sono state realizzate mobilità in Turchia, Bulgaria e Polonia fino all‘interruzione temporanea dei lavori a marzo 2020. Il prodotto finale è stato un manifesto in cui le scuole partner hanno indicato strategie per superare gli stereotipi e far crescere tra docenti e studenti una cultura aperta e rispettosa

GUBBIO – Il Covid non ferma l’Europa giovane: si è concluso online il progetto europeo K2 “Dealing with stereotypes in education”.

Dealing with stereotypes in education”: una riflessione sui pregiudizi, tematica affrontata nel partenariato europeo Erasmus plus con la partecipazione di altri quattro paesi (Bulgaria, Germania, Polonia e Turchia). L’incontro internazionale conclusivo del progetto si è svolto dal 23 al 26 febbraio 2021 in modalità virtuale, il Covid ci ha imposto di ripensare il concetto di mobilità.

Le attività iniziano nel settembre 2018 con l’analisi del concetto di stereotipo e di quanto esso possa essere fuorviante, dando origine a comportamenti aggressivi e discriminatori molto diffusi sia nella società che negli ambienti educativi.

Nel primo anno e mezzo sono state realizzate mobilità in Turchia, Bulgaria e Polonia fino all‘interruzione temporanea dei lavori a marzo 2020. Quest’anno l’esperienza con le scuole partner è ripresa in mobilità virtuale con diversi meet, durante i quali abbiamo scambiato pareri ed idee, discutendo per “abbattere” stereotipi e luoghi comuni che ci vogliono diversi ed “etichettati”.

Il confronto è stato interessante, nonché divertente, da vari punti di vista; sicuramente l’aspetto linguistico è stato importante perché ci ha dato modo di esercitare quelle che sono le nostre abilità e competenze, grazie anche al percorso di studi intrapreso (la lingua di progetto è l’inglese).

Geograficamente parlando abbiamo “aperto gli occhi su luoghi altri, tramite video di presentazione che ciascuno aveva preparato sulle proprie città. Da ultimo la socializzazione, che in questi tempi è un po’ mancata, ne ha tratto grande vantaggio. Il progetto era articolato in incontri mattutini svolti in piccoli gruppi (speaking rooms),
sotto la supervisione attenta e discreta dei professori.

Non ci siamo fermati qui e la sera sono state organizzate videochiamate che ci hanno permesso di avvicinarci anche come amici alla scoperta di interessi e gusti comuni. Sono stati elaborati video, poesie, canzoni evidenziando in maniera ironica stereotipi e immagini che ad essi comunemente si associano.

Il prodotto finale è stato un manifesto in cui le scuole partner hanno indicato strategie per superare gli stereotipi e far crescere tra docenti e studenti una cultura aperta e rispettosa. Ogni scuola realizzerà a questo scopo delle azioni concrete (smart goals).

Certamente il problema dei pregiudizi, o stereotipi che dir si voglia, non sarà facile da estirpare, ma “Dealing with stereotypes in education ” ha contribuito a sensibilizzarci in maniera profonda e i cambiamenti, si sa, partono proprio dai giovani!

Gli studenti del progetto “Dealing with stereotypes in education”.

David NaderyDirigente Scolastico