L’ha ricevuta in dono il figlio Luciano Casagrande durante una cena ceraiola. “Credo che per Checco non sia stato facile aspettare il Cero di Sant’Ubaldo alla finestra, non era nel suo modo di fare. Non sono bastati i tanti incoraggiamenti da parte degli amici ceraioli, affinché scendesse, così da dare la solita spallata. Così aspettò il Cero alla finestra“

Checco e la Marisa
GUBBIO – Mi è stato chiesto di scrivere qualcosa riguardo ai Ceri e mi sono venute in mente diverse cose, che spesso però vanno contro corrente. E’ capitato poco tempo fa di andare ad una cena ceraiola, tra giovani e meno giovani con tanta allegria, per non parlare del cibo sapientemente preparato dalla padrona di casa.
A metà cena siamo stati chiamati mio figlio ed io, per la consegna inaspettata di un dono, che generalmente in queste occasioni può essere una bella foto dei Ceri, per omaggiare o ricordare qualcuno. Fin qui niente di strano, quando poi abbiamo scartato il regalo: la sorpresa! La meraviglia!
Si era dei Ceri, ma non sotto la stanga, era di più per noi, ritraeva il nostro Caro Checco e la Marisa alla finestra, con sotto lo stendardo, che aspettavano di veder apparire il Cero. Durante la consegna, il padrone di casa ha anche pronunciato parole ammirevoli nel ricordarlo, alle quali sono seguiti gli applausi dei presenti.
Al momento qualche lacrima ci era scesa. Credo che per Checco non sia stato facile aspettare il Cero di Sant’Ubaldo alla finestra, non era nel suo modo di fare. Non sono bastati i tanti incoraggiamenti da parte degli amici ceraioli, affinché scendesse, così da dare la solita spallata. Così aspettò il Cero alla finestra.
Stavolta, dopo che per anni sotto la stanga aveva fatto gli inchini a tante persone, su quella finestra era arrivato il suo momento. Ricevere gli inchini del suo Cero e riuscire a toccare la mantellina dell’amato Santo Patrono che tante volte aveva visto svolazzare nella corsa.

“Callata” 1976 con Luciano Casagrande Capodieci di Sant’Ubaldo
Quando il Cero arrivò alzò le braccia al cielo, e fece un gran urlo che sotto la finestra sentirono le persone, i ceraioli. Non avremmo mai immaginato che quel 15 Maggio alla finestra sarebbe stato l’ultimo. In pochi momenti guardando la foto siamo passati dal dolore alla gioia del ricordarlo.
Nonostante il tanto lavoro da fare in quei giorni della Festa, le porchette da cuocere, per le mangiate ceraiole, la fatica, lo si sentiva cantare le canzoni ceraiole, o gli sfottò verso i sangiorgiari, i giovani che gli stavano vicino lo ricordano bene.
Il giorno dei Ceri era in agitazione, ma trovava il tempo per vedere l’alzata, la mostra per la spallata nella piazzetta degli Angeli. Tutto questo culminava con la sua presenza sul corso, o meglio nella muta di Santa Maria a incoraggiare i ceraioli già tesi, che traevano forza e piacere nel vederlo. Si, questa foto non poteva essere regalo più bello per noi.
Luciano Casagrande