Sono stati citati i volumi di Bower “The Ceri at Gubbio” scritto nel 1897, Hermann Hesse con il volume Raccolta dall’Italia. Laura Mc Cracken descrisse Gubbio come una bella addormentata che si risveglia con i Ceri

GUBBIO – Una serata speciale, durante la quale l’avvocato Claudio Fiorucci ha raccontanto e spiegato ai presenti “Gubbio e i Ceri con gli occhi del viaggiatore“, tema al centro del secondo incontro di Hilariter nel cuore sulle spalle, che si è tenuto giovedì sera all’Hotel San Marco di Gubbio.

La scelta della location non è stata casuale perchè, come è stato detto in apertura, nel ‘700/’800 la struttura era un Ospedale che successivamente è stata trasformata in Albergo San Marco. In quel periodo Gubbio era una meta attentamente valutata, doveva sembrare ai visitatori un salto nel passato. Coloro che giungevano a Gubbio rimanevano sbigottiti dalle bellezze artistiche che trovavano e dal paesaggio.

Dal Sedicesimo secolo ha spiegato l’avvocato Claudio Fiorucciil viaggio in Italia diventa formativo. I rampolli delle famiglie nobili venivano in Italia per vedere l’arte, si trattava di un gran tour anche di un anno e mezzo, in un’epoca in cui dominava il razionalismo illuministico della ragione uguale per tutti. Si andava alla ricerca del bello classico, delle testimonianze dell’arte greca romana e rinascimentale.

L’itinerario di questi viaggi era pressochè identico: si scendeva dalle Alpi tra non pochi problemi, e si raggiugevano le città più famose come Roma, Firenze e Venezia. Al sud si scendeva raramente, fino a Napoli con puntate in Sicilia occidentale.

In quel periodo c’è testimonianza di un cittadino inglese che, provenendo da Arezzo e Umbertide, e non essendo ancora stato costruito il ponte sul Tevere, si trova a percorrere la mulattiera che porta dritta a Gubbio, dove troverà una straordinaria accoglienza. Egli dimora in una locanda, dove racconterà della finezza artistica della tavola apparecchiata.

Il gran tour diventa un modello culturale. Poi l’Europa veiene sconvolta dalla Rivoluzione francese, dalle Guerre napoleoniche e dal Congresso di Vienna. Ora nei viaggi in Italia, all’aristocrazia si era sostituita la Borghesia, che cercava soprattutto viaggi che fossero soprattutto esperienze culturali e sentimentali. I nuovi viaggiatori cercavano città dimenticate e tradizioni popolari“.

Hilariter 2019

E’ stata quindi proiettata una fotografia di signori e viaggiatori che scendono dal treno nella stazione di Gubbio nel 1896. A quel tempo l’ospitalità si faceva in Alberghi e non più nelle locande.

Sono state mostrate altre tre foto di Gubbio a cavallo tra la fine del secolo ‘800 e l’inizio del ‘900: le foto immortalano Palazzo dei Consoli, e contadini con i buoi in via Cairoli. Fanno parte dell’archivio di un signore inglese benestante che visitò la nostra città.

I viaggiatori che visitavano Gubbio erano attratti dall’aspetto spoglio del Monte Ingino e da quello rigoglioso della pianua. C’era un contrasto netto tra le vecchie case e i palazzi straordinari presenti a Gubbio, testimoni di grandezza. Un viaggiatore francese, nel 1940, parlerà di Gubbio come della città del silenzio ma mai triste.

E’ stato citato il libro scritto da Bower , “The Ceri at Gubbio” nel 1897, uno studioso che diede anche la “spallata” al Cero. Bower nel libro dice di essere rimasto colpito dalla Processione con il quadro di Sant’ Ubaldo e dalla discesa dei Santi in città, con più di 50 fuochi accesi sui colli dopo le 19.

Tra i libri di viaggiatori e viaggiatrici che hanno studiato le tradizioni eugubine, va ricordata Laura Mc Cracken, che descrive Gubbio come una bella addormentata che si risveglia con i Ceri.

Fino ad arrivare ad Hermann Hesse, con il volume Raccolta dall’Italia. Lo scrittore visitò Gubbio, e compì l’ascesa al Monte Ingino, arrivando fin’oltre la Basilica di Sant’Ubaldo. “Salendo in cima alla Basilica Hesse ebbe il senso dell’infinito. ha spiegato Fiorucci Lo scrittore scrisse, ‘capì che ero a Gubbio per cogliere coraggio e fiducia dalle grandiose opere dell’uomo’, con riferimento a Palazzo dei Consoli e agli altri monumenti della città“.

La serata al San Marco

Altri scrittori e viaggiatori parlarono di Gubbio e della Festa dei Ceri, come ad esempio Montesperelli, che scrisse che soltanto la pazzia che aveva concepito il Palazzo dei Consoli poteva concepire la Festa dei Ceri.

Mentre Curzio Malaparte conobbe gli eugubini nelle trincee della Grande Guerra. Scrisse: “Tutti matti, più degli altri quelli di Gubbio, discorrevano di Dio e dei Santi con tanta famigliarità, che per loro Dio era di Gubbio.

Sono stati citati anche Guido Piovene, Viaggio in Italia, e Folco Quirici, Filmati Italia dal Cielo, mini documentari che si aprono proprio con le immagini della Festa dei Ceri. La serata si è conclusa con altri brani letti da Giuliano Traversini. Erano presenti decine di ceraioli, ex Capodieci, tanti cittadini interessati dagli argomenti trattati, e i protagonisti della Festa del prossimo 15 maggio 2019.

Francesco CaparrucciFotografie Cronaca Eugubina