Leopoldo FreyrieUn cittadino eugubino ha scritto, durante l’oro di Gubbio, che Gubbio è un garage d’arte, avere una città a misura di automobile è un problema serio

Foto Festival del Medioevo

Freyrie, Fioravanti e Rizzo

GUBBIO (F.C.) – Giornata intensa al Festival del Medioevo con tanti interessanti incontri, presso il Centro Servizi Santo Spirito, tra cui quello intitolato “Riusi urbani: una singolar tenzone tra centri storici e contemporaneità”.

Un incontro, o meglio un dialogo, che ha raccontato, attraverso le parole dell’architetto Leopoldo Freyrie e del vicedirettore de La Repubblica Sergio Rizzo le differenze tra le città medievali e le città di adesso, alla quale ha partecipato anche il sindaco Filippo Mario Stirati.

Lo zoningha dichiarato l’architetto Freyrienasce nelle città alla fine dell’Ottocento, quando invece noi architetti usiamo il termine mix funzionale facciamo riferimento alle città medievali. Nella città medievale si faceva tutto nello stesso luogo, anche con alcune regole, adesso la vita e il lavoro hanno anche una separazione spaziale, spesso molto lontana.

Foto Festival del Medioevo

Il Sindaco Stirati presente in sala

Io e Sergio ci siamo spinti per avere un regolamento edilizio in tutta Italia, ci siamo quasi riusciti, però c’è un enorme resistenza, in parte della burocrazia che si autoalimenta, mentre dall’altra parte c’è una sorta di conservatorismo. Il problema della destinazione d’uso è molto importante, vari spazi non si possono riconvertire a causa delle destinazioni d’uso. Siamo di fronte da una parte al mondo reale, dall’altra a queste categorie che appartengono ormai al secolo scorso.

Le strade sono la differenza più evidente tra la città medievale e quella di oggi. Abbiamo forzato le città a vivere con un’altra unità di misura, le città si sono adattate alle automobili. Un cittadino eugubino ha scritto, durante l’oro di Gubbio, che Gubbio è un garage d’arte, avere una città a misura di automobile è un problema serio. Lucca è il paradigma del riuso, che si è praticato ovunque in Italia fino alle guerre mondiali, poi è iniziato un modello di consumo, ovvero quando un edificio che non si usa più si abbandona e se ne costruisce un altro.

L’architettura deve essere, in questi anni, molto umile perché non c’è bisogno di esibizione e una buona dose di coraggio nello spiegare quello che fa, vale a dire creare spazi dove la gente possa vivere meglio“.

Foto Festival del Medioevo

Dibattito sul tema dei riusi urbani

Separare funzioniha invece affermato Sergio Rizzopuò avere un senso, ad esempio le città con le industrie dentro, che poi piano piano hanno capito che non potevano stare lì, ad esempio a Bilbao, dove c’era una mostruosa acciaieria che stava al centro della città. Ad un certo punto hanno capito che non era più sostenibile, quindi l’hanno chiusa e hanno costruito un parco pubblico e il famoso museo Guggenheim.

Naturalmente c’è anche il problema inverso, questo si lega molto al tema del riuso. Tutte le città soprattutto quelle italiane con il riuso hanno avuto molto a che fare. Ad esempio a Roma i tipici casi di riuso possono essere Teatro Marcello, Castel Sant’Angelo, ma ci sono molti altri casi, il difetto che abbiamo noi oggi è l’incapacità di cambiare, trasformare.

Il 20% della superficie di Roma è coperta da auto, ci sono quasi 100 mezzi a combustione interna a centro abitato a Roma, è la città sul pianeta dove il rapporto fra le auto e le persone è più alto. La cosa incredibile è che ci sono ancora le strade per le persone, è come se ci sono due modi di vivere completamente diversi, due realtà diverse.

Si può aggiungere anche un’altra esigenza, quella della bellezza, noi abbiamo violentato i centri storici più belli del mondo. Il Medioevo ci aveva consegnato 8000 meraviglie, è stata un’epoca formidabile perché si è visto che l’uomo, con il suo intervento, riusciva a migliorare la natura. Abbiamo fatto una campagna sull’abusivismo, un risultato l’abbiamo portato a casa, ovvero il Governo ha deciso di impugnare tutte le leggi regionali dove c’è il sentore della presenza del condono sotto traccia e la prima è stata quella della Regione Campania“.

Di Ilaria StiratiFotografie Cronaca Eugubina