Don Pasquale Criscuolo: “Venerdì Santo si contempla la morte di Gesù in croce. Il Signore, morendo in croce, chinò il capo e spirò. Letteralmente, secondo gli studiosi, donò lo Spirito, cioè ha dato fino alla fine se stesso. Questo è il più grande gesto di amore, ma anche di umiltà perché si è consegnato nelle Mani del Padre con grande fiducia

Foto Cristo Morto

Il Cristo

GUBBIO – “La Settimana Santa rappresenta l’apice della rivelazione e della manifestazione di Dio. La Pasqua è un percorrere nel triduo santo gli ultimi giorni e le ultime ore della vita di Gesù”, con queste parole esordisce Don Pasquale Criscuolo, parroco di San Secondo, intervistato da Cronaca Eugubina per raccontare il significato di queste importanti giornate di fede, che sono il preludio alla Pasqua.

Venerdì sera si è ripetuta per le vie del centro storico di Gubbio la Processione del Cristo Morto. Come avvenuto negli ultimi anni, a causa dell’attuale inagibilità della Chiesa di Santa Croce della Foce il rito è partito alle ore 19,30 dalla Chiesa di San Domenico, e si è diretto verso il “pietrone” per poi compiere il solito ed antico itinerario che permetteva di mostrare il Cristo Morto alla venerazione di Monasteri, Conventi, Confraternite, luoghi di sofferenza e fedeli.

Foto Don Pasquale Criscuolo

Don Pasquale Criscuolo

Lo stridente canto del “Miserere” alternato ai “Canti della Passione” ha accompagnato i simboli della passione per le vie della città in un clima di silente devozione. Tradizione particolarmente sentita il “bacio del Cristo Morto”, con l’offerta di violette. 

Il triduo santospiega Don Pasqualerappresenta il centro di tutto l’anno liturgico. Si inizia il Giovedì Santo con la Messa in Coena Domini, dove la Chiesa ricorda l’istituzione del sacramento dell’Eucarestia e in questo giorno dobbiamo tenere presente un dato fondamentale: per la prima volta nella storia della salvezza l’offerta e l’offerente, vale a dire l’oggetto che viene offerto e il soggetto che offre, coincidono.

Foto Miserere

Il canto del Miserere

Quindi il centro teologico è questo: io offro la mia vita, la offro liberamente, nessuno me la toglie, ma la offro. Quindi offerta e offerente coincidono e qui troviamo la pienezza del sacerdozio messianico dove Gesù si consegna nell’umiltà, ma anche nel grande segno della comunione della lavanda ai piedi”.

Venerdì Santo – prosegue Don Pasqualesi contempla la morte di Gesù in croce. Il Signore, morendo in croce, chinò il capo e spirò. Letteralmente, secondo gli studiosi, donò lo Spirito, cioè ha dato fino alla fine se stesso. Questo è il più grande gesto di amore, ma anche di umiltà perché si è consegnato nelle Mani del Padre con grande fiducia.

Foto Cristo in piazza Grande

Il Cristo in piazza Grande

Il Sabato Santo è il giorno del grande silenzio, difatti da giovedì le campane non suonano, l’organo non viene suonato se non il minimo indispensabile per accompagnare i canti, ma la Chiesa sosta nel silenzio. E proprio nel silenzio siamo chiamati a riflettere lo svuotamento di Dio.

San Paolo ci ricorda che Gesù si è spogliato, assumendo la condizione di servo e divenendo simile a noi in tutto fuorché nel peccato, quindi si è svuotato della sua divinità per andare alle radici più profonde dell’umanità, dove regna la morte”.

E poi la veglia pasquale conclude Don Pasqualeche Sant’Agostino definiva ‘madre di tutta la veglia’. La veglia pasquale è una liturgia riscoperta nel dopo Concilio. Questo grande mistero della Resurrezione ci fa entrare nella storia della salvezza.

Foto Cristo Morto

Il focone in via xx settembre

Difatti, la veglia è costituita da una serie di letture che percorrono tutta la storia della salvezza, dalla creazione del mondo fino alle epistole di Paolo passando attraverso la storia del popolo santo per arrivare poi alla Resurrezione.

Ed è bello capire poi che il Cero pasquale, con la luce di Cristo che è risorto, che ha donato una nuova luce all’umanità, un nuova esistenza, una nuova vita, illumina tutta la storia della salvezza del passato, del presente e del futuro. È un mistero che ci mette davanti i limiti degli uomini, perché la Resurrezione, in effetti, non si può comprendere se non nell’ottica della fede.

È bello proprio per questo perché ad un certo momento la ragione deve lasciare spazio al cuore, perché sappiamo che nel cuore certe cose non muoiono mai, anche quando il cuore stesso si ferma, diventa un cuore che non batte più e proprio in quel momento capiamo che già posa nella mani di Dio”.

Foto Processione Cristo Morto

La Processione a San Pietro

Il Parroco ci ha anche raccontato che il Lunedì dell’Angelo, invece, non viene considerato all’interno delle festività pasquali, anzi è la domenica dopo Pasqua ha un significato importante in quanto i catecumeni, che venivano battezzati nella notte di Pasqua, portavano la veste bianca con la quale avevano manifestato la propria fede e appunto la domenica dopo Pasqua, quindi dopo 8 giorni, deponevano le vesti.

Il Parroco ha anche voluto far notare una cosa: “Il Sabato Santo, da tradizione si benedicono i cibi, ma liturgicamente non andrebbe fatto perché non il Giovedì Santo viene rimossa anche l’Acqua Santa. Dovrebbe essere fatta, invece, intorno alla mensa dal capofamiglia che porta a casa l’acqua benedetta dalla Chiesa”.

Questo perché prima del Concilio Vaticano II, si andavano a benedire le case e la gente preparava il cibo da benedire perché la Pasqua non si annunciava la notte di Pasqua, ma il mattino del Sabato perché non c’era veglia.

Di Ilaria StiratiFotografie Simone Grilli