Il centrocampista eugubino con la Sambenedettese ha giocato in B, il figlio Alessandro: “San Benedetto del Tronto la sua seconda città“

Enrico Nicchi detto Pittino
GUBBIO – Enrico Nicchi per tutti è stato e sarà sempre ‘l Pittino. Perché? Nessuno lo sa, nemmeno il figlio Alessandro che ricorda: “Lo dicevano anche a mio nonno, ma non so che cosa significhi“. Ma al di là del valore etimologico “Pittino” ricorda un personaggio carismatico, un grande calciatore, un amico, anzi l’amico degli amici. ‘
Enrico Nicchi aveva iniziato a giocare, come tutti, da ragazzino. Ma aveva subito fatto vedere che aveva doti particolari. Era un centrocampista straordinario e nel giro di pochi anni era arrivato alla serie B. Proprio con la Sambenedettese, società con la quale negli anni Sessanta resterà legato dal 1960 al 1964 giocando quasi cento partite (98) e diventando, ben presto, il beniamino della tifoseria.

Pittino con la maglia della Sambenedettese
“Un rapporto con San Benedetto del Tronto – ricorda Alessandro – che non si è mai interrotto ed è rimasto vivo e contraddistinto da un profondo affetto, fino alla fine“. “Ricordo – aggiunge – che per il 25esimo anniversario di nozze mio padre e mia madre andarono proprio sulla Riviera delle Palme e andarono a salutare nella sede della Samb“.
Cosenza e Castrovillari le altre società nelle quali ha militato, “ma con la Samb – conclude Alessandro – aveva un rapporto particolarissimo, un affetto sincero verso quei colori che gli ricordavano quelli del suo amatissimo Gubbio“. E oggi, a distanza di oltre mezzo secolo, i tifosi più anziani della Sambenedettese ricordano ancora ‘l Pittino, quel centrocampista tutto grinta e coraggio che sapeva giocare con il cuore.
Servizio a cura di Euro Grilli – Foto storiche Baffoni