Intervista al Capodieci di Sant’Antonio cresciuto nelle mute di “Ontano”

GUBBIO – Mancano ormai pochi giorni prima dell’avvento della Festa dei Ceri,  un clima di allegria, tensione e coinvolgimento emotivo accompagna incessantemente l’attesa. ‘

Sarà Michele Gaggiotti a guidare i santantoniari il 15 maggio, ad accompagnarlo Alessio Salciarini che ricoprirà il ruolo di capocetta, e verso cui si sente affettivamente molto legato definendolo un “fratello di stanga” con cui ha condiviso molte esperienze ceraiole e non solo.

Foto Santantoniari

Santantoniari

Le mute di “Ontano

Cresciuto nelle mute di  “Ontano”, ricorda con affetto ed emozione la figura di Nello Ontano, amico fraterno di suo padre Salvatore Gaggiotti “Enzo”.

Nello Ontano socio fondatore della Famiglia dei Santantoniari, viene ricordato come un maestro di vita, non solo di Cero, un uomo che ha accompagnato e cresciuto diverse generazioni di ceraioli diffondendo i valori della condivisione e del senso di appartenenza. Le mute di Ontano, della manicchia esterna di Sant’Antonio, ricoprono una vasta area che va da Semonte a Camporeggiano, fino a Nogna. Nello e Mauro Rossi sono i ceraioli che lo hanno accompagnato fin dai tempi del Cero piccolo.

I “Babbi di Cero

I “Babbi di Cero” li definisce, rimembrando quella spensieratezza e leggerezza tipica di quando si danno le prime “spallate”. Tra i ceraioli cui si sente più affezionato ricorda i nipoti di Nello, Matteo Ontano, Luca Pascolini e Fabio Rossi, con cui fin dai tempi del Cero piccolo ha condiviso la propria esperienza, e tra i più anziani ricorda Tito Chiocci e Tore Bartolini tra i capodieci storici.

Foto Michele Gaggiotti

Michele Gaggiotti sotto la stanga

Ma sono soprattutto le “mute” ciò a cui si sente più legato, quell’insieme di rapporti di amicizia e senso di appartenenza che rappresentano la realtà genuina e vera della Festa.

In questo contesto è cresciuto il Capodieci che ha preso il Cero nelle mute di via XX settembre, del ‘distributore’ e della terza Capeluccia. Racconta come il senso di condivisione sia l’aspetto importante della Festa, partecipare attivamente insieme agli altri ceraioli.

“La corsa in se per se è fondamentale ma non si riduce tutto ai quei pochi e indescrivibili istanti in cui si è sotto la stanga,  e neanche al 15 maggio. Lo spirito ceraiolo va oltre coinvolgendo i sentimenti e i valori che si mettono in comune. Sono le persone e i rapporti che si creano il senso profondo della Festa”.

La porta della Basilica

Sulla questione della chiusura della Porta della Bailica di Sant’Ubaldo, considera normale il fatto che i santubaldari chiudano la porta della Basilica, ma una volta chiusa preferirebbe che i Ceri vengano scavigliati insieme.

Foto Michele Gaggiotti

Ceri piccoli

Essere ceraiolo

“Essere ceraiolo non significa semplicemente portare il Cero, è qualcosa che va oltre, di più complesso; condividere un’esperienza comune fatta di valori autentici, impegnarsi per crescere i giovani, mettere a disposizione se stessi e le proprie competenze per realizzare quel senso di appartenenza, che rappresenta la natura autentica della Festa”.

Alessandro Galassi