Il pensiero de il Gibbo su cattolicesimo e mondo moderno

GUBBIO – Papa Francesco ha da subito suscitato un entusiasmo popolare mai visto: non si tengono più udienze papali nella sala Nervi, ci vuole Piazza san Pietro: per le 30 udienze che Papa Bergoglio ha tenuto nel 2015 sono stati staccati ben 1.548.500 biglietti di ingresso senza contare i “portoghesi”; e questo anche in persone di cultura laica (valga per tutti Eugenio Scalfari) che si sono sempre tenuti a debita distanza dal Vaticano, al quale giustamente rimproveravano di essersi da sempre impegnato a condizionare le scelte politiche degli Italiani e a incrementare il patrimonio, suo e quello degli amici degli amici.

Tra gli entusiasti del suo modo di interpretare il Cristianesimo, che poi è quello del messaggio originale di Gesù, ci siamo ovviamente anche noi.

Gli antibergoglio

Tuttavia esiste una pattuglia, piccola ma agguerrita, di gente, dentro e fuori del Vaticano, che vuol dimostrare che il Concilio è stato un evento solo pastorale senza nessuna seria innovazione dottrinale. E che di conseguenza le decantate novità di Papa Francesco sono del tutto arbitrarie.

Questa che noi giudichiamo una cattiva interpretazione della cultura conciliare e delle grandi, autentiche novità di Papa Francesco, è arrivata sino a Gubbio ed Il Gibbo non può tacere.

La nostra posizione

Secondo noi il punto fermo da cui prendere le mosse è la tradizione.

L’autentica tradizione cattolica consiste nell’accogliere le verità della fede così come sono maturate nella cultura del passato e seguirne, ad opera del Magistero, la cui servizio operano i teologi più attenti, la diversa maturazione che da essa esige la cultura dell’uomo di oggi, per il quale Cristo è morto proprio come per l’uomo di ieri e di domani.

Di conseguenza la vera tradizione cattolica non è un semplice trasferire nell’oggi quello che veniva creduto ieri, ma un attualizzare oggi per la salvezza di oggi; quello che anche ieri veniva creduto, ma non si aveva coscienza della novità che conteneva in sé.

Un fenomeno del genere è strutturale nella Chiesa cattolica; le parole che essa usa per esprimere la realtà di Dio sono sempre inadeguate, perché la realtà di Dio è trascendente, (scandit trans: si pone sempre al di là) e le parole che mettiamo in atto per esprimerla non possono che essere inadeguate e provvisorie.

Esse esigono parole che si pongano su di una frontiera di significato che sia più avanzata, cioè più vicina a quello che chiede la storia, anche la storia profana, che in realtà è sempre storia sacra.

Il Gibbo