Un gruppo di 24 ragazzi dai 18 ai 25 anni, di etnia bengalese e sub sahariana, sono ospitati da circa 10 giorni in una struttura privata di Padule gestita dalla cooperativa “Arcisolidarietà Ora D’Aria” di Perugia. Si tratta di ragazzi sbarcati in Sicilia, fotosegnalati dalla Questura, e ricolloccati sul territorio nazionale, in attesa dei documenti per il completamento della richiesta di asilo e protezione.

Padule
La struttura di Padule è stata autorizzata dalla Prefettura ad ospitarne fino a 30. L’autorizzazione è stata concessa già due settimane prima dell’arrivo dei 24 ragazzi a Padule, “dopo che erano state informate le Istituzioni locali“. Si tratta del Progetto “Emergenza Sbarchi”, che prevede che quando i ragazzi trovano lavoro diventino autonomi.
Sull’argomento abbiamo ricevuto le considerazioni di parte della popolazione locale di Padule, e abbiamo raccolto la testimonianza e le opinioni dei responsabili della cooperativa “Arcisolidarietà”.
GUBBIO – Una struttura privata di Padule ospita da giorni alcuni ragazzi stranieri sbarcati in Sicilia e ricollocati sul territorio nazionale secondo il modello di intervento dei vecchi CAS (Centri di Accoglienza Straordinari).
In merito alla cosa, alcuni cittadini del posto hanno fatto notare alla nostra Redazione che “la struttura si trova al centro di un abitato residenziale di circa 1000 persone, quindi il gruppo di ragazzi stranieri accolti nella struttura è troppo corposo rispetto agli abitanti di questa parte della frazione.
E anche rispetto all’omogeneità dell’età media di questi ragazzi, quasi tuti giovanissimi, mentre la popolazione locale è prevalentemente matura. Ciò potrebbe rendere poco gestibile la convivenza e l’integrazione sociale visto che gli spazi sociali utilizzabili sono pochissimi”.
Inoltre, gli abitanti del posto si chiedono “come mai i cittadini non possono mai decidere su questioni che riguardano la propria vita, visto che le Istituzioni assumono decisioni talvolta poco condivise. Infine, la struttura privata sarebbe troppo piccola e datata per accogliere un numero così elevato di ospiti“.
Subito dopo, abbiamo contattato telefonicamente i responsabili della cooperativa “Arcisolidarietà Oria D’Aria” che si occupa della struttura di Padule, e gli abbiamo girato queste considerazioni di parte della popolazione locale per avere delle risposte in merito alle “criticità” evidenziate dai cittadini.
I responsabili della struttura di Padule hanno risposto che fin dai primi giorni hanno avuto dei contatti con gli abitanti del posto, e questo è quanto spiegano: “Presso la nostra struttura di Padule sono ospitati 24 ragazzi tra i 18 e i 25 anni, di etnia bengalese e sub sahariana, la struttura è autorizzata a contenerne fino a 30.
La parte superiore della struttura è del tutto nuova perchè recentemente ristrutturata, le camere sono tutte con bagno, e c’è un operatore del posto addetto alla cura della casa.
Abbiamo ottenuto l’autorizzazione ad aprire la struttura di Padule in seguito all’intensificazione degli sbarchi di migranti in Sicilia, per cui è stata anche dichiarata l’emergenza nazionale. La Prefettura ha chiesto di trovare delle strutture di alloggio, noi le abbiamo trovate e abbiamo ottenuto una pre-autorizzazione ad ospitare i ragazzi.
La Prefettura ha informato le Istituzioni locali, noi non siamo tenuti ad avvertire nessuno, ci occupiamo soltanto dell’accoglienza delle persone. I ragazzi sono a Padule da 10 giorni circa, ma noi abbiamo ottenuto l’autorizzazione ad ospitarli già due settimane prima.
Si tratta di ragazzi fotosegnalati da Prefettura e Questura al loro arrivo in Italia, in attesa di ottenere il riconoscimento della richiesta di protezione e il rilascio dei documenti provvisori. In caso di problemi, decide la Commissione territoriale di Perugia e Firenze sulla richiesta di protezione“.
Qual è il presente e il futuro di questi ragazzi?
“Adesso sono in attesa di ricevere i documenti. Noi gli facciamo seguire dei corsi di lingua italiana, e gli garantiamo la tutela giuridica e l’assistenza sanitaria. Si muovono anche da Padule, nel senso che raggiungono Gubbio o Perugia per integrarsi e cercarsi un lavoro.
Il loro futuro dipende ad esempio anche dal fatto che possono trovare un lavoro. Se trovano il lavoro, come è successo in tante altre circostanze, escono dal Progetto e iniziano una vita completamente autonoma“.
Come si chiama il Progetto e quali obiettivi persegue?
“Il Progetto si chiama ‘Emergenza Sbarchi’. Noi garantiamo accoglienza ai ragazzi, e la possibilità di vivere una vita migliore. Chi trova un lavoro, per legge, esce subito dal progetto e diventa autonomo.
Le strutture periferiche come quella di Padule, solitamente vengono chiuse dopo qualche mese perchè i ragazzi si trasferiscono nei grandi centri abitati dove la socializzazione e la possibilità di trovare lavoro sono maggiori. E’ prevedibile che succeda questo anche per la struttura di Padule“.
Voi parlate quotidianamente con questi ragazzi, quali sono i loro desideri?
“Hanno un desiderio principale che è quello di sentirsi al sicuro prima di tutto perchè fuggono dalla guerra e da situazioni molto difficili. Poi ovviamente cercano una vita migliore e da questo punto di vista sono fondamentali il lavoro e la padronanza della lingua. Sono tutti maggiorenni, ma alcuni di loro sembrano ancora dei ragazzini“.
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Francesco Caparrucci – Fotografie Cronaca Eugubina