Romeo (uno storico abitante del posto): “Mai vista tanta devastazione, neppure durante la piena del 1976”. Dopo l’alluvione del 15 settembre, qui al paese la vita è ripresa, ma la distruzione che lo circonda infonde un senso di impotenza e di rassegnazione. Gli abitanti resistono e parlano di ricostruzione e di rinascita.

Il torrente Balbano post alluvione

Due operai lavorano al ponte grande crollato ai piedi del paese in località Casale, che è la prima opera di ripristino post alluvione nelle Marche. Anas ha consegnato all’impresa esecutrice il cantiere dei lavori.

CANTIANO – “Qui il torrente in piena ha distrutto tutto, e abbiamo avuto molta paura la sera del15 settembre quando è arrivato un muro di acqua dalla montagna soprastante. Mai vista una distruzione così, neppure nel 1976 fece tanti danni”, ci racconta Romeo, storico abitante di Pian di Balbano.

Un altro uomo anziano del posto dice: “Qui ci vorranno anni per ricostruire tutto e noi purtroppo la ricostruzione credo che non la vedremo. Intorno al paese c’erano orti e coltivazioni, ma la piena ha portato via tutto e ha lasciato sassi, rocce, tronchi d’albero e tanta sabbia”.

Gianluca, che a Pian di Balbano, in una delle case più a ridosso della montagna, è nato 50 anni fa, ci fa da “Cicerone” per raggiungere il paese e visitare le zone circostanti. La strada statale che sale dalla Flaminia nuova verso Pian di Balbano, San Crescentino e Pieve di Compresseto, è percorribile fino al ponte crollato sul torrente Balbano: poi bisogna proseguire a piedi verso il paese lungo una stradina di argilla secca aperta nel bosco per emergenza.

Distruzione a Pian di Balbano

Ci si passa con fatica anche con le automobili, ma oggi che è bel tempo e il torrente è quasi secco, perchè quando ricomincerà a piovere qui hanno tutti paura di rimanere isolati.

Un uomo del posto ci indica la cresta della montagna e spiega: “Quella è la serra del Buranese e chi c’è stato, ha raccontato di aver visto in cima voragini profonde decine di metri scavate dall’acqua torrenziale che cadeva verso valle. Hanno detto che è impressionante e pericoloso”.

Una signora esce di casa e dice: “E’ una grande depressione vedere tutto rovinato dall’alluvione. Che cosa possiamo fare? Io quella sera del 15 settembre ero a Gubbio da mio figlio, e mio marito che era rimasto qui al paese, mi diceva al telefono di non tornare perchè pioveva a diritto ed era un inferno”.

La piena del Balbano ha fatto crollare il ponte sul torrente in località Casale, che non ha retto all’onda d’urto della massa d’acqua e degli alberi e pietre trasportate dalla corrente. C’è chi racconta che i grossi tronchi di faggio che scendevano con la piena dalla Serra del Buranese, hanno ostruito il secondo ponte più piccolo a ridosso del paese, con l’acqua che ha cominciato a tornare indietro e innalzarsi pericolosamente fino alle abitazioni.

Siamo rimasti lontani dalla piena il più possibile, e soltanto verso le ore 23:30 del 15 settembre il livello dell’acqua ha iniziato ad abbassarsi. Abbiamo avuto paura”.

Pian di Balbano, il ponte grande crollato

Le donne siedono su panche di legno addossate alle pareti delle abitazioni, gli uomini sono impegnati a sistemare la devastazione lasciata dall’alluvione, tutt’intorno la montagna e un grande silenzio. Un camion viene a ritirare l’immondizia una volta la settimana, ma ci vogliono quasi 40 minuti per raggiungere il paese.

Ovunque è pieno di polvere e di sabbia lasciata dalla piena. Il letto del torrente e le sue sponde sono cosparse di grosse pietre trasportate dall’acqua. Gli abitanti ci mostrano box per cani vuoti, e dove c’erano gli orti e adesso è tutto rovinato e pieno di detriti. E scrollano la testa.

Qui si sentono fortunati ad essere ancora vivi, dopo quello che è successo il 15 settembre scorso. “Non vedremo la ricostruzione”, ci dicono in molti, “siamo anziani e ci vorranno anni”.

Due operai lavorano al ponte grande crollato, che è la prima opera di ripristino post alluvione nelle Marche. Anas ha consegnato all’impresa esecutrice, “il cantiere dei lavori di un guado provvisorio per riattivare il collegamento di Pian di Balbano lungo la strada di Balbano in località Casale, dopo il crollo del ponte durante l’alluvione del 15 e 16 settembre scorso”.

Prima di andarcene, e riattraversare a piedi il letto del torrente, verso il ponte grande crollato dove abbiamo lasciato le automobili, scattiamo una foto di gruppo a ricordo di questa giornata di testimonianze. Qui a Pian di Balbano la gente resiste nonostante la devastazione, e si appresta a vivere un inverno difficile con la dignità e la forza di chi rimane legato per sempre alle proprie radici.

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Francesco CaparrucciFotografie Cronaca Eugubina