In occasione della 64ª Stagione Estiva del Teatro Romano, appuntamento storico e fiore all’occhiello dell’estate eugubina, Crepet ha portato sul palco “Il reato di pensare”, uno spettacolo che ha conquistato i migliori palchi estivi italiani, registrando ovunque grande partecipazione e consensi.
Crepet rivela la fragilità del Pensare, oggi, nella nostra società governata da una libertà apparente e da algoritmi dominanti. Il Saggio esplora, senza mezzi termini, il conformismo e l’importanza del pensiero critico nella nostra società, minata dalla censura insidiosa e invisibile che soffoca l’individualità del pensiero e la critica. 

“Il reato di pensare” di Paolo Crepet

Possiamo scoprirci solo attraverso il dubbio e la fatica del pensiero e del necessario confronto.

GUBBIO – Un successo e tutto pieno per l’attesissima serata con Paolo Crepet al Teatro Romano. Tantissime presenze che non sono state scoraggiate dalla pioggia caduta nel tardo pomeriggio di domenica 17 agosto e dal freddo: non solo eugubini richiamati dal cartellone estivo del teatro eugubino.

Una serata con Crepet che affronta una tematica che oggi non è così tanto scontata, insinua dubbi e nello stesso tempo lascia aperte tante porte verso la consapevolezza del pensiero.

Un pubblico particolarmente attento e soprattutto aperto alla forza delle idee, guidati attraverso un confronto altamente culturale, in cui Crepet rivela la fragilità del Pensare, oggi, nella nostra società governata da una libertà apparente e da algoritmi dominanti.

Mette in guardia dal reato di una uniformità, dell’omologarsi.

Il Saggio esplora, senza mezzi termini, il conformismo e l’importanza del pensiero critico nella nostra società, minata dalla censura insidiosa e invisibile che soffoca l’individualità del pensiero e la critica. Ma perché Pensare è, oggi un reato, secondo il pensiero di Crepet? Il pensiero si svela di fronte a noi come una muraglia, un’illusione, una condizione lacerante fatta di gente cieca o confusa, in cerca di una nuova visione.

Crepet, psichiatra e sociologo, ha affrontato in questa serata, uno degli argomenti tra i più delicati della società moderna: l’esigenza del pensiero, il tornare a pensare, il mettersi con la coscienza del pensatore e non nel farsi pensare.

Paolo Crepet saluta gli eugubini

Non solo reato, ma anche paura di pensare e dare nuovi vocaboli, nuove parole al pensiero, come una sorta di domesticazione della parola e, a sua volta del pensiero che porta a nuove angosce, nuove prospettive e, per questo, un nuovo reato di pensiero.

La libertà del pensare automaticamente abbatte muri e prospettive, crea nuove libertà: alla radice di ogni forma di libertà c’è il pensiero, il libero arbitrio, la capacità di pensare. Pensare in una società dove vige la regola del marketing, del pensiero frammentario, e dall’omologazione, il pensare, il riflettere, diventano reato.

Crepet ci mette in guardia da nuove paure, nuovi muri e nuove ideologie che nascono senza che ce ne accorgiamo, attraverso una distorsione sottile e quotidiana di ideologie, veti e contro ideologie, guidati da algoritmi e tecnologia che sovra-governano la libertà del pensiero.

Ecco quindi che riflettere in prima persona su cosa sia il pensiero è cosa assolutamente necessaria nel nostro periodo storico, tutto va a discapito della creatività, dell’innovazione, dell’unicità: dell’originalità della nostra mente, di noi. Possiamo scoprirci solo attraverso il dubbio e la fatica del pensiero e del necessario confronto.

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La manifestazione è stata organizzata dalla società Charlotte Spettacoli, insieme a QLNC events e Maximo Event e coordinata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Gubbio in collaborazione con la Direzione Regionale Musei Nazionali Umbria.

Gli organizzatori: “Siamo onorati di essere riusciti a portare un personaggio del suo calibro nella nostra città”.

Paolo Crepet al Teatro Romano

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Isabella CeccarelliFotografie Cronaca Eugubina