Nato a Gubbio il 26 gennaio 1921 da Vincenzo Codignoni e Amelia Anastasi, morta quando il figlio aveva appena 4 anni. “La ricordo ancora la mamma”, racconta lucidissimo Corrado con le lacrime agli occhi. I genitori erano contadini a Branca Galvana, nella tenuta dei Principi Torlonia.
Si sposa con Velia Sabbatini il 28 febbraio 1949, e da lei ha avuto due figlie Giuseppina (70 anni) e Amelia (74 anni). Ancora giovanissimo, con l’Esercito Italiano dov’era inquadrato nel Genio Telegrafisti, parte per la campagna di Russia con l’Armir.
Catturato e fatto prigioniero a Chernikov sul Don, torna in Italia soltanto nel 1946. A Gubbio lavora per l’azienda edile “Ezio Petrelli”, poi viene assunto dal Comune di Gubbio come fontaniere. E’ santantoniaro e gli piace giocare a carte.
Ma la vita di Corrado è legata indissolubilmente anche a quella del transatlantico della Marina Militare Italiana “Conte Rosso” affondato dagli Inglesi nel 1941. Per giorni alla deriva in mare aperto, si salvò.

Corrado Codignoni sotto l’articolo dedicato al “Conte Rosso”
“Non sapevo nuotare, è passata sull’acqua una tavola di legno e mi ci sono aggrappato. Sono rimasto alla deriva in mare per giorni e pregavo dicendo ‘mamma mia, mamma mia, aiutami’. Mi ha raccolto il cacciatorpediniere Troscione e trasportato a Siracusa”.
Tutti i giorni, Corrado Codignoni, all’ora del pranzo prende il caffè con il “Fernet”. Un piacere a cui non ha mai saputo rinunciare.
GUBBIO – “La vita è stata dura”. Queste sono le parole con le quali ci accoglie Corrado Codignoni, eugubino di 104 anni, la cui storia incredibile fatta di tante sofferenze merita di essere raccontata.
Corrado è nato il 26 gennaio 1921 da Vincenzo Codignoni e Amelia Anastasi, morta quando il figlio aveva appena 4 anni. “La ricordo ancora la mamma”, racconta lucidissimo Corrado con le lacrime agli occhi. I genitori erano contadini a Branca Galvana, nella tenuta dei Principi Torlonia.
Corrado si è sposato con Velia Sabbatini il 28 febbraio 1949, e da lei ha avuto due figlie Giuseppina (70 anni) e Amelia (74 anni). Ancora giovanissimo, con l’Esercito Italiano dov’era inquadrato nel Genio Telegrafisti, parte per la campagna di Russia con l’Armir.
Corrado Codignoni racconta: “C’era freddo in quantità e ci comandavano i tedeschi. Fummo catturati dai russi a Chernikov sul Don e fatti prigionieri. Tutte le mattine ci portavano a sgomberare le macerie delle case distrutte dai bombardamenti. Un giorno, per la fame, colsi una bietola in un orto, e i russi mi punirono frustandomi.
Dopo anni di questa vita, una mattina, ci dissero che eravamo liberi e potevamo andare dove volevamo. Era il 1946. Presi il treno e arrivai al Brennero, e da lì ho proseguito sempre in treno fino a Fossato di Vico. Quando sono arrivato in Italia ho baciato la terra.
Non sono andato subito a casa, ma ho mandato un conoscente a dire che stavo tornando vivo, visto che mi consideravano morto in Russia. E’ stata una grande gioia rivedere la Famiglia. Ho sempre pregato il Signore e la mamma morta”.
Tornato a Gubbio, Corrado riprende la vita di tutti i giorni, fatta di lavoro e di famiglia. Dirige per un periodo l’azienda edile “Ezio Petrelli”, poi viene assunto dal Comune di Gubbio come fontaniere. E’ Santantoniaro e il 15 maggio è sotto la stanga sugli stradoni del monte Ingino.
Ma c’è un altro episodio della sua vita che va raccontato. Corrado Codignoni era a bordo del transatlantico della Marina Mercantile Italiana “Conte Rosso”, che negli anni della Seconda Guerra Mondiale serviva alla Regia Marina per trasportare truppe in Libia. Corrado era militare e il 24 maggio 1941 era a bordo del transatlantico quando venne silurato dagli Inglesi.
In pochi minuti il transatlantico affondò, si salvarono in pochissimi. Questo il racconto di Corrado: “Si è aperto un immenso gorgo nel mare e sono andato giù con tutta la nave che affondava. Poi il gorgo si è chiuso e un’onda potente mi ha spinto in superficie a centinaia di metri di distanza in mare aperto.
Non sapevo nuotare, è passata sull’acqua una tavola di legno e mi ci sono aggrappato. Sono rimasto alla deriva in mare per giorni e pregavo dicendo ‘mamma mia, mamma mia, aiutami’. Mi ha raccolto il cacciatorpediniere Troscione e trasportato a Siracusa. Poi sono stato ricoverato anche all’Ospedale militare del Celio a Roma”.
Prima di salutarci, Corrado ci augura di vivere a lungo come lui, e ci tocca le mani. Siamo emozionati fino alle lacrime. Dice: “La vita è stata questa, e bisogna sempre affrontare le cose. Ho 104 anni, guido ancora l’automobile, faccio l’orto e mi piace giocare a carte. Sto bene”.
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Francesco Caparrucci – Fotografie Cronaca Eugubina