Nato a Mocaiana nel 1914, Gino Centogambe fu subito un talento del ciclismo nazionale, vincendo nel 1935 il Giro del Casentino, la più importante Corsa per dilettanti, vinta anche da Gino Bartali nel 1934 e da Fausto Coppi nel 1939. Nel 1937 sfiorò la seconda vittoria ma uno “spettatore indisciplinato” lo fece cadere a terra procurandogli la lussazione di una spalla.
Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale gli stroncò la carriera. Fatto prigioniero in Libia dagli Inglesi, fu mandato in Sudafrica, da dove tornò a Gubbio il 26 dicembre 1945 vestito di un cappotto logoro, in sella a una bici che gli prestò il rivenditore Fofi di Gubbio. Neppure il fratello lo riconobbe subito.

Gino Centogambe negli anni ’30 del ‘900
Continuò a correre fino a 36 anni nel 1950, poi si ritirò. Durante la sua carriera corse per il Veloci Club Perugino, per la squadra Forza e coraggio Macao di Roma, e per il Veloci Club Gubbio, con le biciclette Augusta, Atala, Ganna.
GUBBIO – Gino Centogambe è stato uno dei ciclisti italiani di maggior talento negli anni in cui a dominare la scena nazionale erano Magni, Coppi e Bartali, prima della Seconda Guerra Mondiale.
La vittoria più importante di inizio carriera, il ciclista eugubino la conquistò vincendo nel 1935 il Giro del Casentino, prestigiosissima corsa per dilettanti di quegli anni.
Nell’Albo d’Oro del Giro del Casentino, dal 1934 al 1939, figurano i nomi di Gino Bartali (1934) e Fausto Coppi (1939), mentre dopo la Seconda Guerra Mondiale lo vinse Gastone Nencini nel 1953. Oggi è una corsa riservata agli Under 23 Elite.
Nel 1937 sfiorò la seconda vittoria al Giro del Casentino: le cronache dell’epoca parlano di uno “spettatore indisciplinato” che lo fece cadere a terra procurandogli la lussazione di una spalla. Fu anche Campione umbro dei dilettanti e durante una gara che si corse a Madonna del Ponte arrivò al traguardo con oltre 18 minuti di vantaggio sul gruppo degli inseguitori.
La carriera di Gino Centogambe fu interrotta bruscamente dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Gino, classe 1914, fu mandato a combattere in Libia, dove fu fatto prigioniero dagli Inglesi e trasferito in Sudafrica. Tornò a Mocaiana vestito di un cappotto logoro il 26 dicembre 1945 in sella a una bicicletta che gli prestò il rivenditore Fofi di Gubbio. Così ridotto, neppure il fratello lo riconobbe subito.

Magliette e scarpette di Gino Centogambe
Gino non si perse d’animo, ottenuto il lavoro di cantoniere, si rimise subito a careggiare, con la moglie Anita Piattelli che era sarta e capo stazione e contribuiva in maniera importante al mantenimento della famiglia e dei figli.
Durante la sua carriera corse per il Veloci Club Perugino, per la squadra Forza e coraggio Macao di Roma, e per il Veloci Club Gubbio. Corse fino a 36 anni nel 1950, poi si ritirò definitivamente, ma non abbandonò mai la biciletta, che rimase per tutta la sua vita, fino alla morte nel 2002, il principale mezzo di locomozione.
I figli raccontano che una notte, facendosi luce con una piletta, tornò a Gubbio in bicicletta da una gara a Spoleto. Corse con le biciclette Augusta, Atala, Ganna, che sono ancora conservate a Mocaiana, insieme alle scarpette da ciclista e alle magliette di lana delle squadre nelle quali militò.
Gino Centogambe avrebbe potuto scrivere una pagina importante del ciclismo italiano, ma la Guerra gli stroncò la carriera. Oggi rimangono i ricordi custoditi dalla Famiglia, le cronache ingiallite dei giornali d’epoca, il nome inciso negli Albi d’Oro e i racconti dei figli anziani ultra settantenni.
Gubbio, alla vigilia della partenza della 9° tappa del Giro d’Italia di ciclismo 2025, potrebbe tributargli un prestigioso ricordo trasformando in memoria storica i cimeli e gli articoli di giornali d’epoca conservati dalla Famiglia, insieme alle biciclette, alle magliette e alle scarpette, di un ciclista eugubino di Mocaiana che seppe tenere testa in gioventù a Coppi e Bartali.

Gino Centogambe dopo una vittoria
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Francesco Caparrucci – Fotografie Cronaca Eugubina