Gli amici santantoniari scrivono al Capodieci Enrico Provvedi. “Chissà, caro Chico, cosa proverai mentre salirai sulla barella del nostro amato cero…
Con te salirà la storia e il presente della tua famiglia, che fra le generazioni ha trasmesso il seme della passione ceraiola: dal tuo bisnonno Ottavio Rossi al tuo babbo, l’indimenticabile Sandro, ai tuoi splendidi Fede e Giorgia, a Nicoletta, alla mamma, la dolcissima “Stefi”, a tuo nonno “Menchino”. 
Salirà con te la famiglia (ceraiola) d’adozione, i “Brotanelli”, dinastia che ha scritto fiumi d’inchiostro della nostra storia, e chissà quanti santantoniari avrà “battezzato” con buon vino, porchetta e overdose di sana allegria santantoniara…
Un grazie di cuore, capodieci. Un grazie, per tutto quello che hai fatto, per la grandissima amicizia che ci hai sempre dimostrato. Un grazie, che non sarà mai abbastanza”.

GUBBIO – Chissà, caro Chico, cosa proverai mentre salirai sulla barella del nostro amato cero. In quell’istantanea. Sarà tutt’attorno silenzio, palpitazione. Un tripudio irripetibile.

Intorno a te, Chico, il fervore concitato della Piazza, la sua policromia vivace, la sua ebbrezza che profuma di festa, di primavera. Con te, caro Chico, salirà la storia e il presente della tua famiglia, che fra le generazioni ha trasmesso il seme della passione ceraiola: dal tuo bisnonno Ottavio Rossi (verace santantoniaro degli anni ’30, assieme al fratello Giovanni), al tuo babbo, l’indimenticabile Sandro, ai tuoi splendidi Fede e Giorgia, a Nicoletta, figlia di una gloriosa progenie santubaldara, alla mamma, la dolcissima “Stefi” (visibilmente vinta dall’emozione), a tuo nonno “Menchino”, che chissà, negli anni, quanti banchetti ceraioli avrà ospitato nel suo frequentatissimo locale.

Salirà con te la famiglia (ceraiola) d’adozione, i “Brotanelli”, dinastia che ha scritto fiumi d’inchiostro della nostra storia, e chissà quanti santantoniari avrà “battezzato” con buon vino, porchetta e overdose di sana allegria santantoniara.

Nella certezza che i suoi discendenti, ad oggi giovani baldi santantoniari, sapranno proseguire la genuina tradizione di cui sono eredi, incessante presidio di valori folklorici a tutela del vero significato di spontaneità ed amicizia.

Saliranno con te le tue mute, gli amici di stanga. I “vecchi”, la parte saggia della manicchia che ti ha visto crescere, i “freghi”, la gioventù che hai coltivato ogni giorno con pazienza, come fossi loro un padre, un fratello.

Salirà con te, caro Chico, il tuo indissolubile carisma. Quell’essere riferimento di tanti, di molti, dell’anziano, del ragazzino “intimorito”, del giovane bisognoso di consigli. Di chi con te ha vissuto le gioie ceraiole, di chi ha trovato, nella tua preziosa disponibilità mista amicizia, una sponda su cui confidare dissapori e malinconie.

Salirà con te Roberto, il tuo capocetta, col quale hai condiviso mille spallate, le prime, da bambini euforici, spensierati, alle ultime, da santantoniari più saggi. E noi saremo lì, con te, “sul pezzo”, orgogliosi di vederti sospeso fra cielo e terra.

Chissà, caro Chico, cosa proverai mentre salirai sulla barella del nostro amato cero. Chissà caro Chico, mentre sarai sulla barella, con la brocca in mano, e sotto a te migliaia di ceraioli gaudiosi, a chi penserai.

Un grazie di cuore, capodieci. Un grazie, per tutto quello che hai fatto, per la grandissima amicizia che ci hai sempre dimostrato. Un grazie, che non sarà mai abbastanza.

Gli amici santantoniari