Al nostro giornale, Vinicio Ciaccasassi  di Confagricoltura Gubbio, spiega: “Il comprensorio eugubino è ancora più in sofferenza rispetto ai dati nazionali non avendo prodotti di nicchia, ma un’agricoltura cerealicola con pochissimi allevamenti e aziende molto piccole. 

Cronaca Eugubina n.240

Purtroppo le dimensioni delle aziende dell’Appennino centrale sono molto basse e se non si cerca di aumentarle con affitti di proprietà pubblica completamente incolta i giovani che volessero tornare in agricoltura trovano scarsa possibilità di realizzarsi“.

GUBBIO – Uno dei settori produttivi che più ha risentito della crisi legata all’aumento del costo dell’energia e dei carburanti, è sicuramente l’agricoltura, sia a livello nazionale che a livello locale, dove i problemi sono amplificati dalla presenza di aziende agricole molto piccole e da un’attività principalmente di coltivazione cerealicola.

Vinicio Ciaccasassi (Confagricoltura Gubbio) al nostro giornale spiega: “Come tutti i settori, anche l’industria agroalimentare soffre della situazione attuale di forte crisi di crescita, dovuto a quanto sta succedendo in Europa e in Italia.

Il prezzo del gasolio è raddoppiato e quindi lavorazioni e trasporti sono oltre la soglia di sopportazione delle aziende, il caro bollette incide tantissimo sull’essiccazione e mantenimento dei raccolti e soprattutto sulla lavorazione dei prodotti vedi ora mais girasole uva e fra un poco anche le olive.

Tutto questo ricade sul prezzo di vendita, che se pur questo anno si è dimostrato in aumento, non è sufficiente a reggere il mercato. Le industrie di trasformazione fanno quindi ricadere molto sui prezzi di acquisto. Anche i prodotti migliori risentono della crisi, infatti mantengono il prezzo, ma calano le vendite.

Tutti i settori alimentari, pur con il marchio Italia, sono in sofferenza e in ribasso. Il nostro comprensorio è ancora più in sofferenza non avendo prodotti di nicchia, ma una agricoltura cerealicola con pochissimi allevamenti.

Purtroppo le dimensioni delle aziende dell’Appennino centrale sono molto basse e se non si cerca di aumentarle con affitti di proprietà pubblica completamente incolta i giovani che volessero tornare in agricoltura trovano scarsa possibilità di realizzarsi.

I motivi sono principalmente gli alti costi dei canoni di affitto, non in sintonia coi prezzi reali di mercato, di resa ad ettaro e soprattutto le impossibili richieste per l’attivazione dei bandi della Regione per l’insediamento dei giovani in agricoltura, i tempi sono lunghissimi e le banche non si fidano delle autorizzazioni a procedere e spesso i collaudi sono tardivi e anche le ditte che effettuano i lavori sono restie a meno di garanzie esterne”.

Francesco CaparrucciFotografie Cronaca Eugubina