L’affresco, concluso in alto da un arco ribassato, raffigura il Crocifisso con ai lati la Madonna, san Giovanni e due santi diaconi in cui è facile riconoscere i martiri Mariano e Giacomo, titolari della cattedrale. Nei primi giudizi formulati nel corso dell’Ottocento l’affresco è dichiarato «della scuola dell’Oderisi», il che corrisponde a una corretta collocazione cronologica
Nei primi giudizi formulati nel corso dell’Ottocento l’affresco è dichiarato «della scuola dell’Oderisi», il che corrisponde a una corretta collocazione cronologica.
GUBBIO – Si è appena aperto il cantiere aperto al pubblico, di restauro di un’importante affresco duecentesco al Museo Diocesano di Gubbio, seguito dalla restauratrice Loredana Ferranti, promosso e sostenuto dalla Diocesi eugubina.
L’affresco è inserito sotto ad un arcosolio all’interno di un ambiente che fa parte dell’antico palazzo dei Canonici, sorto insieme alla Cattedrale duecentesca e destinato alla vita comune del clero. Da una pergamena del Diplomatico della cattedrale apprendiamo che nel 1226 il priore dei canonici otteneva un prestito pro aedificationemensae e difatti la grande sala era destinata all’uso di refettorio dei canonici regolari che qui abitavano, sottoposti alla regola agostiniana di Santa Maria in Porto a Ravenna.
L’affresco, concluso in alto da un arco ribassato, raffigura il Crocifisso con ai lati la Madonna, san Giovanni e due santi diaconi in cui è facile riconoscere i martiri Mariano e Giacomo, titolari della cattedrale. Nei primi giudizi formulati nel corso dell’Ottocento l’affresco è dichiarato «della scuola dell’Oderisi», il che corrisponde a una corretta collocazione cronologica.
«Potrebbe attribuirsi per l’epoca agli scolari di Oderisi e forse al Palmerucci» è l’opinione espressa nella guida del Lucarelli, che propone un ovvio riferimento agli unici nomi di artisti eugubini allora noti. Da pochi anni Carlo Volpe, nell’ambito di un corso universitario tenuto a Bologna nel 1968/1969, aveva attribuito una croce dipinta della Pinacoteca di Gubbio al pittore responsabile di due croci processionali dipinte su entrambe le facce che il Garrison aveva precedentemente denominato ‘Processional Cross Master’.
Da lì aveva preso corpo la personalità del Maestro della Croce di Gubbio, che veniva riconosciuto come uno dei più significativi esponenti del filone classico e romaneggiante derivato dalla decorazione della Basilica di Assisi e dall’attività dell’esordiente Giotto.
Ed è nel suo catalogo che Donnini non esita a inserire la Crocifissione del palazzo dei Canonici. Alessandro Conti, volgendo la sua attenzione al Maestro della Croce di Gubbio per i suoi riflessi nell’ambito della miniatura, si dichiarava contrario alla proposta di Donnini, mentre a Giovanni Manuali si devono due interventi che hanno ampliato il catalogo di questo pittore comprendendovi anche la Crocifissione del refettorio eugubino.
Poco più tardi Elvio Lunghi sollevava qualche dubbio proprio in merito a questo affresco, notando che esso poteva rientrare «con qualche difficoltà» nel corpus del Maestro della Croce di Gubbio per via delle figure dei diaconi Mariano e Giacomo, maggiormente affini allo stile dell’Espressionista.
Successivamente Fratini e Todini hanno confermato l’appartenenza dell’affresco del refettorio al catalogo ormai abbastanza consistente del maestro, mentre più di recente Santanicchia ha proposto di indicare con un altro nome il pittore responsabile della Crocifissione di denominarlo, in quanto autore di diverse Madonne in trono col Bambino, ‘Maestro delle Maestà di Gubbio’, ritenendo che proprio la croce della Pinacoteca, e cioè l’opera eponima del Maestro della Croce di Gubbio, debba essere espunta dal suo catalogo.
Dunque una collocazione nell’ambito dei più precoci interpreti della dottrina assisiate. Ciò che accomuna l’affresco del palazzo dei Canonicialle croci su tavola, compresa quella di Spello, riconducibili all’attività dell’anonimo eugubino è la modalità di interpretare l’ascendente giottesco nell’anatomia del Cristo secondo coerenti varianti che vanno scaglionate «dall’opistografo Crocifissodella Galleria Nazionale dell’Umbria al protogiottesco Crocifisso di Gubbio fino a una Crocifissione in affresco nel capitolo del Duomo» (Neri Lusanna 2009), cui vanno aggiunte la Croci-fissione ad affresco nella chiesa francescana di Foligno e la croce di New Haven come ultimo esito in senso gotico.
Ovviamente la tentazione è quella di ricercare la presenza di questo pittore tra i collaboratori di Giotto che frequentavano i palchi della Basilica/chiesa Superiore, da cui vengono estratti anche i motivi decorativi a fogliami che ornano la centina e il sottarco della nicchia affrescata.

La restauratrice Loredana Ferranti
Lo stato di conservazione dell’affresco del refettorio è tutt’altro che buono: macchiata dall’umidità l’azzurrite del fondo in cui risultano alterati i ritocchi risalenti all’ultimo restauro, cadute le velature degli in-carnati, perdute le decorazioni che dovevano ornare le dalmatiche dei due diaconi in cui si intuisce la somiglianza con alcuni motivi tessili ricorrenti in Basilica (il drappo sul letto funebre di Francesco nella scena del Pianto delle Clarisse, il velario che fa da sfondo all’Apparizione di Francesco a Gregorio IX).
La tipologia fisionomica dei due diaconi si avvicina a quella dei fraticelli tonsurati del Presepe di Greccio e dell’Accertamento delle stimmate, mentre il sapore naturalistico della roccia del Golgota, sotto la croce, richiama quello del costone roccioso che fa da sfondo alla Stigmatizzazione di san Francesco.
Insomma, qualche buon indizio che il pittore della Crocifissione abbia potuto partecipare alla realizzazione delle Storie francescane sulla parete sinistra della Basilica Superiore. Il restauro attualmente in corso, servirà a scoprire nuovi dettagli e rivelare i colori originali.
Affresco, 260 × 257 × 47 cm Gubbio, Refettorio del Palazzo dei Canonici del Duomo (Museo Diocesano)