EDITORIALE. “Chi lavora in proprio, chi fa impresa, i commercianti, i titolari di partita Iva, sanno che lavorare implica dei rischi, tra cui quello che le cose possano andare male, ma in questo momento storico dominato dall’emergenza sanitaria, dalle chiusure, dalle zone rosse, dai lutti legati al Covid-19, chi tiene aperto un negozio, la propria azienda, chi ancora lavora sopportando tutte le difficoltà del lavoro, da alla comunità un valore sociale ed economico che rafforza la democrazia del Paese

Cronaca Eugubina n.214

GUBBIO – Quando le cose vanno male e il lavoro diventa pesante, è difficile credere di salvare la propria attività dalla chiusura. Soprattutto in questo periodo storico, in cui coloro che lavorano e fanno impresa sono stati lasciati soli di fronte la crisi economica e produttiva, senza un sostegno vero da parte dello Stato.

La crisi economica e di liquidità ha portato molti imprenditori e titolari di attività ad attingere a risorse personali, mettendo a repentaglio anche la tenuta delle famiglie e il futuro dei figli. Questo è inaccettabile. E’ inaccettabile l’idea che lavorando si possa andare incontro alla “bancarotta” al “dissesto economico personale”.

Chi lavora in proprio, chi fa impresa, i commercianti, i titolari di partita Iva, sanno che lavorare implica dei rischi, tra cui quello che le cose possano andare male, ma in questo momento storico dominato dall’emergenza sanitaria, dalle chiusure, dalle zone rosse, dai lutti legati al Covid-19, chi tiene aperto un negozio, la propria azienda, chi ancora lavora sopportando tutte le difficoltà del lavoro, dà alla comunità un valore sociale ed economico che rafforza la democrazia del Paese.

Questo valore aggiunto fornito all’Italia da chi lavora, lo Stato ha l’obbligo morale di valorizzarlo, non di svilirlo. Chi lavora e sopporta le difficoltà del lavoro, va messo nelle condizioni di continuare a lavorare nel migliore dei modi. Gli imprenditori, i commercianti, i titolari di attività, le partite Iva non vogliono regali dallo Stato, non vogliono corsie preferenziali, non chiedono aiuti a mani giunte, ma la possibilità di continuare a lavorare dignitosamente.

L’Italia è uscita distrutta dalla Seconda Guerra Mondiale, il Paese era un cumulo di macerie all’epoca. Nella seconda metà degli anni ‘40 è stata ricostruita la democrazia con la Repubblica, dal 1958 al 1965 il miracolo economico ha fatto dell’Italia una delle principali potenze economiche mondiali.

Negli anni ‘80, con il secondo miracolo economico 1983/1988 con due socialisti alla guida dello Stato, il nostro Paese era la quinta economia mondiale. Oggi come allora bisogna ricostruire sulle macerie, bisogna dimostrare di essere all’altezza di un momento storico che determinerà nel bene o nel male il futuro di tutti.

Francesco Caparrucci