Abbiamo preso a riferimento un campione di quasi 100 attività locali fra bar, ristoranti, forni e pasticcerie, centri estetici, parrucchieri e negozi di abbigliamento

Cronaca Eugubina n.203
GUBBIO – L’inchiesta e approfondimento giornalistico di Cronaca Eugubina prende a campione quasi 100 attività locali fra bar, ristoranti, forni e pasticcerie, centri estetici, parrucchieri e negozi di abbigliamento.
Nello specifico abbiamo chiesto a questi esercenti se successivamente alle riaperture avevano variato i prezzi di listino su prodotti o prestazioni e in quale misura.
Assistiamo ad una tendenza in linea con le osservazioni nazionali, ma sicuramente con indici di rincaro inferiori alle medie nazionali in determinati settori come centri estetici e parrucchieri, mentre il comparto bar, ristoranti e panetterie non ha mostrato variazioni significative né in aumento né in diminuzione.
Infine il settore abbigliamento mostra un trend opposto, cioè una diminuzione dei prezzi di listino con l’avvio della scontistica anticipata rispetto alla data usuale di inizio saldi.
Ortofrutta. La situazione a livello locale è in linea con i rincari avvenuti all’inizio della pandemia, probabilmente causati dalla mancanza di mano d’opera impiegata nella raccolta della verdura, ma alcuni esercenti spiegano: “E’ stato un periodo di durata limitata, circa due o tre settimane nel quale il prezzo della verdura era aumentato considerevolmente, ad oggi sono tornati alla solita normalità fatta di prezzi variabili di giorno in giorno”.
Mentre altri affermano: “Nei mercati arriva poco prodotto, di conseguenza i prezzi sono aumentati del 20-30%, per questo motivo faccio delle scelte commerciali su cosa prendere e cosa no”.
In linea di massima tutti ci parlano di variazioni altalenanti tipiche del settore, ma nessuno ha introdotto una tassa covid, gli aumenti dei prezzi sono direttamente proporzionali agli aumenti imposti dai fornitori.
Bar. A livello nazionale l’associazione Centro consumatori Italia ha segnalato inizialmente alcuni aumenti dei prezzi nei bar, in particolare di 10 o 20 centesimi per il caffè, dunque un incremento del 10 o 20% (fonte Repubblica). Ad oggi sembrano invece rientrare gli aumenti segnalati inizialmente del prezzo del caffè al bar, che ritorna al suo prezzo di vendita standard (fonte Leggo.it).
Per ciò che riguarda la situazione attuale, su un campione di 15 Bar di Gubbio solo 2 di loro hanno affermato di aver aumentato il prezzo dell’espresso e cappuccino di 0,10 centesimi per sostenere le spese necessarie alla sanificazione del locale e all’acquisto degli altri dispositivi previsti dalla norma.
Estetiste. Secondo Confestetica su un campione di 1601 centri estetici italiani interpellati,l’85,94% non ha aumentato i prezzi, il 12,49% ha aumentato i prezzi e solo l’1,56% ha applicato la discussa tassa (fonte Il Sole 24 Ore).
Per la nostra realtà eugubina in linea generale la maggioranza dei centri estetici interpellati ha apportato delle modifiche ai prezzi di listino, ma solo su alcuni servizi che necessitano dell’acquisto di kit monouso necessari per svolgere il lavoro in totale sicurezza e richiesti dai piani di sicurezza di settore.
Il lieve aumento riguarda soprattutto manicure, pedicure, ceretta viso come sopracciglia e baffi, indicativamente questa variazione si concretizza in una spesa per il cliente di 1 euro in più rispetto a prima, mentre il resto dei servizi è rimasto invariato.
Molti ci dicono che oltre alla problematica legata al costo di spatole e lime monouso, sanificazione continua degli ambienti e dispositivi di protezione individuale, per le lavoratrici c’è anche quella legata al tempo che richiede il lavoro; che per ovvie ragioni si è allungato per garantire ingressi contingentati.
Parrucchieri. La situazione locale si discosta leggermente dal quadro nazionale per ciò che riguarda la percentuale di incremento dei prezzi, nello specifico più della metà dei parrucchieri che abbiamo intervistato hanno modificato i prezzi, ma si muovono in ordine sparso.
C’è chi ha aumentato di un 20%, chi ha aumentato da 2 a 3 euro il prezzo del taglio, chi vende il kit monouso a parte e chi 1 euro in più sul colore; ovviamente sono incrementi percentuali sotto il livello nazionale, premettendo che poco meno della metà non ha modificato in alcun modo i prezzi di listino.
Ristoranti, Pizzerie, Panetterie e Pasticcerie. Molti esercenti di questo comparto sono rimasti aperti nel periodo di lockdown come nel caso dei forni o per i ristoranti con il delivery e l’asporto, ma alcuni di loro ad oggi non hanno ancora riaperto.
I ristoratori non hanno modificato i prezzi di listino, semmai pensano a diminuirli, alcuni sono stati chiusi e hanno appena riaperto, altri non credono di riuscire a riaprire a breve e infine una parte si è attivata con il servizio di asporto che sicuramente rimane un modo per rimanere in contatto con la clientela rispetto al vero guadagno.
Circa la metà delle pizzerie che abbiamo contattato non sanno quando riapriranno, ma coloro che lavorano attivamente hanno lasciato i prezzi alla clientela invariati, ovviamente si riservano di aumentarli qualora l’aumento venisse direttamente dai fornitori.
Negozi di abbigliamento. Questo è il settore che mostra un trend decisamente opposto, ovvero circa la metà degli esercenti che abbiamo contattato ha intrapreso o lo farà a breve operazioni di scontistica. C’è chi ha avviato vendite promozionali con sconti pari al 15% per tutto il periodo estivo, chi ha incominciato con gradualità con sconti del 20-30% molto in anticipo rispetto all’inizio usuale dei saldi.
Infine chi propone una svendita al 50% per i capi di abbigliamento della stagione primaverile. Alcuni di questi esercenti si sono attivati con spedizioni gratuite e consegne a domicilio della propria merce nel periodo del lockdowm, ma sperano nella ripresa economica.
Questa inchiesta non ha alcun valore statistico, ma esclusivamente giornalistico, legato alle opinioni dei titolari di attività di Gubbio che abbiamo contattato telefonicamente per avere un quadro della situazione.
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Eliana Bucchi