“Il vescovo che seppe risvegliare il senso della pietà nel bel mezzo di una lotta fratricida svoltasi in un secolo antico nella città di Gubbio“
GUBBIO – Pubblichiamo di seguito il testo integrale dell‘omelia pronunciata domenica 7 agosto dal vescovo di Gubbio, monsignor Mario Ceccobelli, sulla cima del Col di Lana, nel comune di Livinallongo, sulle Dolomiti bellunesi, in occasione dell’arrivo in vetta della Fiaccola della Riconciliazione accesa in Basilica a Sant’Ubaldo e partita da Gubbio dalla Chiesa della Vittorina.

La Fiaccola stamane alla Vittorina
L’omelia di Monsignor Mario Ceccobelli
“Carissimi, è la seconda volta che celebro su questo monte la Santa Eucaristia. La prima volta nel 2012, quando era presente anche il vescovo Pietro, fummo portati quassù dall’elicottero, questa volta sono salito insieme a voi con le mie gambe. Siamo di nuovo venuti da Gubbio nell’anniversario dell’esplosione della mina che fece saltare la vetta del monte e stiamo celebrando questa Eucaristia proprio nel cratere lasciato da quella deflagrazione.
La terra di questo monte è stata intrisa anche dal sangue dei soldati eugubini, che portavano celato sul petto il berrettino di sant’Ubaldo e che proprio in suo onore nel 1917 costruirono i Ceri e li portarono sull’altura per rendere omaggio al loro santo Patrono. Coinvolti nello scenario di violenza e di morte, i soldati di Gubbio fermarono le operazioni belliche per festeggiare il loro amato vescovo Ubaldo.

La Fiaccola a Sant’Ubaldo
In ricordo di quell’episodio e a conferma della sempre viva venerazione per il Santo, quando venimmo in questo luogo nel 2012 portammo una piccola statua che lo raffigura e che è stata collocata nella cappellina che ci sovrasta. Salire su questo monte, percorrere questo sentiero, suscita sempre grandi emozioni. Come dimenticare che qui trovarono la morte migliaia di uomini in una guerra fratricida, tra persone della stessa fede cristiana, tutti rinati dal fonte battesimale come figli di Dio e quindi fratelli appartenenti alla stessa Chiesa?
Come è stato possibile? Questa domanda se la poneva anche Papa Francesco quando il 13 settembre 2014 visitò il Sacrario di Redipuglia, celebrò la Santa Eucaristia e nell’omelia disse: «Mentre Dio porta avanti la sua creazione, e noi uomini siamo chiamati a collaborare alla sua opera, la guerra distrugge. Distrugge anche ciò che Dio ha creato di più bello: l’essere umano. La guerra stravolge tutto, anche il legame tra i fratelli. La guerra è folle, il suo piano di sviluppo è la distruzione…

La Fiaccola ai piedi del Col di Lana
(…) la cupidigia, l’intolleranza, l’ambizione al potere… sono motivi che spingono avanti la decisione bellica, e questi motivi sono spesso giustificati da un’ideologia; ma prima c’è la passione, c’è l’impulso distorto. L’ideologia è una giustificazione, e quando non c’è un’ideologia, c’è la risposta di Caino: “A me che importa? Sono forse io il custode di mio fratello?” (Gen 4,9). La guerra non guarda in faccia a nessuno: vecchi, bambini, mamme, papà… “A me che importa?”».
Il Santo Padre metteva l’accento sull’indifferenza: chiusi nel nostro egoismo ci separiamo dagli altri e guardiamo rimanendo alla finestra come se noi soli ci potessimo salvare mentre tutto il mondo crolla. Sempre nella stessa omelia Papa Francesco continuava: “Anche oggi, dopo il secondo fallimento di un’altra guerra mondiale, forse si può parlare di una terza guerra combattuta “a pezzi”, con crimini, massacri, distruzioni … Ad essere onesti, la prima pagina dei giornali dovrebbe avere come titolo: “A me che importa?”. Caino direbbe: “Sono forse io il custode di mio fratello?” (Gn 4,9).

La Fiaccola della Riconciliazione in vetta al Col di Lana
Sì invece, siamo proprio custodi dei nostri fratelli (come ricorda sempre Papa Francesco nell’omelia dell’8 dicembre 2015 a Roma) perché il mondo creato da Dio, ossia “la cosa buona”, come il suo Creatore la definisce, è un mondo in cui “ognuno si sente responsabile dell’altro, del bene dell’altro”. E ancora nella prima omelia citata il Papa seguitava: «Anche oggi le vittime sono tante… Come è possibile questo? È possibile perché anche oggi dietro le quinte ci sono interessi, piani geopolitici, avidità di denaro e di potere, c’è l’industria delle armi… e questi pianificatori del terrore, questi organizzatori dello scontro, come pure gli imprenditori delle armi, hanno scritto nel cuore: “A me che importa?”».
Purtroppo tuttora si compiono guerre e atti di efferata violenza che riempiono ogni giorno le cronache della stampa e delle televisioni di tutto il mondo, che ci sconvolgono o peggio, nella consuetudine degli orrori, ci assuefanno a questi terribili avvenimenti. Ma una domanda ci inquieta: chi ha inquinato il cuore dell’uomo da renderlo così cattivo e violento? L’uomo, culmine della creazione e custode del giardino, è stato creato a immagine e somiglianza di Dio, con la libertà, con l’intelligenza, con la capacità di vivere in una relazione d’amore con i fratelli e con tutto il creato. Ma proprio l’uso distorto della libertà l’ha reso, oltre che violento e spietato, nello stesso tempo fragile e vulnerabile.

La Fiaccola della Riconciliazione in vetta al Col di Lana con Roberta Vantaggi
Rifiutando di essere creatura dipendente dal Creatore, volendo stabilire lui ciò che è bene e ciò che è male, si è ritrovato nudo e in conflitto con il fratello e con l’intera creazione. Ma il Creatore non lo ha abbandonato alla sua rovina, lo cerca sempre: “Adamo, dove sei?” (Gn 3,9) è il grido che risuona sulla faccia della terra e che riecheggerà fino alla fine del mondo. E non è un grido inutile, che non avrà soluzione. Lo assicura già il libro della Sapienza con le parole che abbiamo ascoltato nella prima lettura: “La notte della liberazione fu preannunciata ai nostri padri, perché avessero coraggio…” (Sap 18,6).
Infatti per realizzare l’opera di recupero della primigenia armonia Dio ha mandato in terra il Figlio suo Gesù, il solo che può guarire il cuore dell’uomo divenuto di pietra e trasformarlo in cuore di carne capace di amare. È l’amore che può interrompere la catena dell’odio, della vendetta e della violenza. Nel brano del Vangelo ora proclamato Gesù rassicura i suoi discepoli con queste parole: «Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno» Lc 12,32), confermando quanto già preconizzato dal libro della Sapienza: “…come punisti gli avversari, così glorificasti noi, chiamandoci a te” (Sap. 18, 8).
Siamo infatti stati chiamati ad essere figli di Dio, e quindi destinati a condividere la gloria del Padre; con il Battesimo ci è stato messo nel cuore il seme del Regno, che è il Regno dell’amore, della pace, della solidarietà, della condivisione, della misericordia. Chi lo accoglie diventa capace di amare tutti, anche i nemici. “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,34), invoca Gesù nell’ora ultima del suo martirio.

La Fiaccola alla Vittorina
Il sigillo di questo santo sentimento e della vera identità del cristiano sembra imprimerlo qui anche la presenza della piccola statua di sant’Ubaldo nella cappellina che veglia il Col di Lana, perché Ubaldo è proprio il santo della riconciliazione, l’uomo che seppe riconoscere con un abbraccio il fratello in colui che lo aveva maltrattato, il vescovo che seppe risvegliare il senso della pietà nel bel mezzo di una lotta fratricida svoltasi in un secolo antico nella città di Gubbio.
Questi emblemi di pace e fratellanza sono simboli eloquenti di quest’anno della misericordia proclamato da Papa Francesco con il Giubileo, sono segni che invitano a non disperare, a ritrovare il coraggio del perdono, la forza di vivere seguendo e annunciando il vangelo di Gesù, che insegna a sconfiggere il male con il bene, usando l’arma liberatoria dell’amore”.
Fotografie Eugubini nel Mondo e Cronaca Eugubina