La riapertura sabato sera 19 novembre con penne in vaschetta e musica della Banda musicale Santantoniara, dopo tre anni di chiusura dovuta all’emergenza sanitaria. La decisione di riaprire la Taverna è stata del Consiglio della Famiglia dei Santantoniari. Il Presidente Alfredo Minelli: “La Taverna rappresenta il luogo comune di tutti i ceraioli, dove si condivide amicizia e fede nel nostro amato Sant’Antonio”. 

Riapertura Taverna di Sant’Antonio

Nella serata di venerdì 2 dicembre saranno presentati in Taverna i candidati Capodieci per la Festa dei Ceri 2023, ad alzare il Cero toccherà alla “Manicchia interna“. 

GUBBIO – Dopo tre anni difficilissimi, caratterizzati in particolare dall’emergenza sanitaria e dalle norme di legge anti Coronavirus che hanno fortemente limitato la vita sociale, è stata riaperta ai ceraioli e alla città la Taverna di Sant’Antonio in via Fabiani.

La riapertura al pubblico (“Riaprimo la Taverna di Sant’Antonio“) c’è stata sabato sera 19 novembre a partire dalle ore 18:30 con penne al pomodoro in vaschetta e la musica della Banda musicale Santantoniara dopo cena.

Una riapertura che è stata voluta dal Consiglio della Famiglia dei Santantoniarispiega il Presidente Alfredo Minelliper ricominciare un percorso interrotto per la pandemia che sta a significare il ritorno alla normalità. La Taverna rappresenta il luogo comune di tutti i ceraioli, dove si condivide amicizia e fede nel nostro amato Sant’Antonio“.

La serata è stata vissuta con autentica spontaneità, con una scrupolosa gestione degli accessi curata in modo tale da poter gestire al meglio gli spazi interni. La serata, così organizzata, che prevedeva la prenotazione delle presenze a cena, è stata possibile grazie alla collaborazione di tutti i ceraioli santantoniari che in maniera encomiabile si sono prenotati.

Nella serata di venerdì 2 dicembre saranno presentati in Taverna i candidati Capodieci per la Festa dei Ceri 2023, ad alzare il Cero toccherà alla “Manicchia interna“. Sabato 26 novembre Messa in suffragio dei Ceraioli defunti.

Francesco Caparrucci