Lorenzo, il capofamiglia, racconta: “Io, mia moglie e mia madre siamo rimasti in casa, il figlio più piccolo vive e lavora fuori Regione, e lì ha deciso di rimanere in attesa di tempi migliori per viaggiare e tornare, mentre il primogenito (avendone la possibilità) è andato ad abitare in una nostra seconda casa perché lavora al pubblico e le precauzioni non sono mai abbastanza.
Un piccolo sacrificio, che speriamo renderà più bello il giorno in cui ci riuniremo tutti, felici, attorno alla stessa tavola, sotto lo stesso tetto, come è sempre stato

GUBBIO – Continua il nostro approfondimento con le storie di persone e famiglie che hanno conosciuto le difficoltà del Coronavirus, “storie di vita” le avrebbe definite Pasolini.

Storie di persone che in alcuni casi hanno sofferto la malattia, e oggi hanno deciso di raccontare la propria esperienza sulle colonne di Cronaca Eugubina per arricchire il dibattito pubblico locale della loro esperienza personale.

Oggi, raccontiamo la storia di una famiglia eugubina che si è divisa per prevenire il contagio e proteggere una persona anziana e una fragile. E’ Lorenzo, il capofamiglia, che racconta: “E’ stata una scelta sofferta, ma assolutamente inevitabile perché in famiglia abbiamo una persona anziana e una persona fragile. La persona anziana è mia madre, quella fragile è mia moglie, che si è vaccinata pochi giorni fa. 

Abbiamo due figli, il più piccolo lavora fuori Regione, il primogenito qui a Gubbio, io e mia moglie siamo in pensione. Sembrerebbe tutto pacifico e sereno, ma non è così, anche noi abbiamo i nostri problemi, le nostre diatribe familiari. Ma sul modo di affrontare il Coronavirus ci siamo trovati subito d’accordo.

Io, mia moglie e mia madre siamo rimasti in casa, il figlio più piccolo vive e lavora fuori Regione, e lì ha deciso di rimanere in attesa di tempi migliori per viaggiare e tornare, mentre il primogenito (avendone la possibilità) è andato ad abitare in una nostra seconda casa perché lavora al pubblico e le precauzioni non sono mai abbastanza. 

Così ci siamo divisi, e in questo modo fino ad oggi, forse per un eccesso di scrupolo oppure per fortuna, siamo riusciti ad evitare il contagio, che è un’eventualità sempre possibile anche se si sta tanto attenti. Ne parlammo l’anno scorso a fine agosto, chiedendoci che cosa fosse giusto fare.

Allora il clima era euforico, si pensava che il Coronavirus fosse sconfitto e invece in autunno è ricominciato tutto, ma noi ci eravamo già divisi e questa decisione ci ha aiutati tanto. Ci sentiamo al telefono, ci vediamo dalla strada ai balconi, magari qualche vicino di casa pensa anche che siamo matti. 

Comunque, questa è la nostra esperienza, la nostra testimonianza per il vostro approfondimento, ma soprattutto la nostra coscienza di fronte al virus. Ci siamo divisi, siamo lontani, ma adesso è giusto così. Un piccolo sacrificio, che speriamo renderà più bello il giorno in cui ci riuniremo tutti, felici, attorno alla stessa tavola, sotto lo stesso tetto, come è sempre stato“.

Francesco CaparrucciFotografie Cronaca Eugubina