Andrea Bettelli: “Ci accontentiamo del lavoro del momento perché c’è gente che ha sofferto più di noi. Prima viene sempre la salute, il rispetto per chi ha sofferto, e poi il lavoro

GUBBIO – Tre compagni di lavoro, ma anche amici nella vita di tutti i giorni. Sono Andrea Bettelli, Luca Pedini e Giacomo Pannacci, che hanno festeggiato i 10 anni dell’Autolavaggio San Marco dove lavorano tutti i giorni con sacrificio e impegno.

Li abbiamo intervistati in un afoso pomeriggio di luglio, al termine della giornata di lavoro. Gli abbiamo chiesto del presente e del futuro, del lavoro come è cambiato durante il lockdown e come ripartirà il settore dell’autolavaggio nei mesi a venire.

Come avete affrontato l’emergenza sanitaria Covid-19? 

Siamo stati chiusi per il lockdown dall’11 marzo al 16 aprile, anche con il self service. E’ stato un momento difficile ma ci siamo ripresi. Quando abbiamo iniziato a lavorare di nuovo, lo abbiamo fatto nel rispetto di Protocolli severissimi e rispettando le direttive di Centro Operativo Comunale e Usl, con molti controlli da parte delle Forze dell’Ordine. Ritiravamo e consegnavamo a domicilio le auto, con sanificazione obbligatoria fino al 4 maggio“.

Qual è attualmente la situazione lavorativa nel vostro settore? 

Senza cerimonie, matrimoni, cresime e comunioni, e senza tante gite al mare nei fine settimana, c’è stata inevitabilmente una flessione del lavoro per quel che concerne il lavaggio delle vetture. Per rilanciarci lavoriamo ancora con il servizio a domicilio. 

Rispetto a prima dell’emergenza sanitaria, il nostro lavoro è cambiato molto, ora le persone pensano più a sanificare che all’estetica. La soddisfazione maggiore sono i clienti che ci fanno i complimenti per il lavoro e ci lasciano le mance perché sono soddisfatti del lavoro“.

Come vedete e che cosa vi aspettate dal futuro? 

Il futuro è incerto e spaventoso, se ritorna il Covid saremo costretti a chiudere nuovamente, e una seconda chiusura ci metterebbe in ginocchio. Ci accontentiamo del lavoro del momento perché c’è gente che ha sofferto più di noi. Prima viene sempre la salute, il rispetto per chi ha sofferto, e poi il lavoro“.

Francesco CaparrucciFotografie Cronaca Eugubina