L’eugubino Luca Morelli sta lavorando alla Fondazione Don Carlo Gnocchi di Milano, in un reparto Covid-19 per subacuti, fuori cioè dalla fase di emergenza urgenza. “E’ giusto non restare a guardare, ma dare il proprio contributo

L’intervista a Luca Morelli in Cronaca Eugubina n.200

GUBBIO – Luca Morelli è un ragazzo molto conosciuto a Gubbio per il lavoro che svolge nel settore della ricettività turistica, per le sue qualità umane, per le molte amicizie e per quel suo piacere di girare il mondo e raccontarlo nei social che lo rende simpatico a tutti.

Alcuni giorni fa ha fatto una scelta di vita importantissima, di quelle che ti cambiano e ti maturano. Ha preso la valigia ed è tornato a fare l’infermiere a Milano, alla Fondazione Don Carlo Gnocchi, in una delle città del nord Italia più direttamente colpite dall’emergenza Coronavirus.

Una scelta nata dal profondo del cuore”. Ma noi non aggiungiamo altro, perché è Luca nell’intervista che segue, a raccontarci della sua vita di oggi.

Dove stai lavorando adesso e in quale reparto?

Dopo molti anni che hanno visto la mia assenza come professionista nella filiera della Salute, sono ritornato a indossare la divisa di infermiere in tempi di Coronavirus in una delle città più colpite, alla Fondazione Don Carlo Gnocchi di Milano, in un reparto Covid-19 per subacuti, vale a dire fuori dalla fase di emergenza urgenza”.

Luca Morelli impegnato al lavoro a Milano

Com’è maturata in te una scelta così importante e carica di significati?

E’ stata una scelta consapevole dei rischi a cui vado incontro, ma allo stesso tempo molto sentita perché è nata dal profondo del cuore, è come se fosse nato dentro di me improvvisamente un forte senso di solidarietà verso il prossimo e di responsabilità sociale in un momento di grande difficoltà per l’Italia.

E’ giusto, a mio avviso, in questo particolare momento storico dove è in discussione la tenuta dell’intero sistema Paese, non restare a guardare, ma è importante che ognuno di noi dia il proprio contributo per il bene di tutti.

Avendo la possibilità di tornare in corsia a dare una mano ho deciso di farlo con umiltà e semplicità cercando di mettere a disposizione le mie competenze nel settore della sanità.

Sono talmente convinto della mia scelta che questo cambiamento nella modalità in cui è avvenuto, veloce ed inaspettato, ha stupito anche me. Non avrei mai immaginato nella vita di ritornare a fare l’infermiere visto che solo un mese e mezzo fa ero molto realizzato come imprenditore nel settore turistico”.

Che situazione hai trovato nel nord Italia?

Sono fortunatamente partito in una domenica di sole, la scorsa domenica, durante il viaggio ho trovato pochissime macchine e solo qualche camion, gli autogrill erano aperti. Questo mi ha permesso di fare almeno un pieno a metano cosa che non sarei riuscito a fare di domenica fuori dal servizio autostradale.

Mi sembrava uno scenario surreale soprattutto quando sono entrato a Milano, una città fantasma, la stessa sensazione l’ho avuta negli Stati Unti in tempi di pace nel 2011 quando sono entrato a Phoenix, una città in mezzo al deserto”.

Cosa ti sta insegnando questa esperienza?

Questa esperienza mi sta insegnando che tutte le scelte nella vita sono precarie considerando soprattutto il mio recente passato, ma la cosa più importante è di vivere la vita fino in fondo senza paura, mettendo al primo posto i propri ideali di rinascita e di riscatto per l’Italia ed i propri valori di solidarietà umana presenti nella esperienza che sto vivendo.

Questa esperienza ha anche evidenziato i limiti del lavoro che svolgevo poco tempo fa, sicuramente bello stimolante creativo e innovativo, ma forse un po’ povero dal punto di vista umano”.

Quanto ti tratterrai e quando hai previsto il tuo ritorno a Gubbio?

Per il momento ho un contratto fino al 30 di settembre, ma la data del mio rientro dipenderà molto da come sarà la ripresa in tempi di ricostruzione perché probabilmente dopo questa crisi cambierà tutto, il mondo non sarà più come prima.

Probabilmente dovrò modificare anche il modo di fare impresa nella mia città con nuovi modelli, rivedere i miei progetti futuri e rimodellarli a causa di questa crisi che è la peggiore dal dopoguerra”.

Francesco Caparrucci