Dal restauro del legno a quello della pietra, tutto è iniziato in via Capitano del Popolo. Si è diplomato all’Istituto d’Arte. Ha iniziato a lavorare nei cantieri e ai monumenti della città nel 1998/’99. L’ispirazione dalle radici della città“Bisogna rispettarle e amarle”

Cronaca Eugubina n.185

GUBBIO – “Personalmente considero la pietra come il rubinetto della fantasia”, questa la frase di Giuseppe Calzuola, storico scalpellino eugubino, che campeggia su una delle pareti della bottega di Giuseppe Allegrucci a San Martino.

Infatti, a distanza di anni dalla sua morte, un altro scalpellino eugubino, riesce a trasmettere questo amore per la pietra e per la città facendo della sua passione un mestiere di vita.

La lavorazione della pietra

Giuseppe Allegrucci, scalpellino e muratore di Gubbio, l’abbiamo incontrato nella sua bottega in via Vantaggi 14, e ci ha raccontato come è nato questo “amore” per la lavorazione della pietra. Diplomato all’Istituto d’Arte, inizia con il restauro del legno per poi approdare a quello della pietra lavorando nei cantieri e ai monumenti della città tra il 1998 e il ‘99.

Sempre nei cantieri avverrà il passaggio allo scalpello naturale; sarà in un’abitazione privata in via Capitano del Popolo che inizierà a fare sculture con la pietra. C’era bisogno del rifacimento della spalletta di un camino storico, lui l‘ha realizzata lavorando la pietra con le prime scalpellate, fino ad arrivare alla scultura.

Giuseppe accanto a “Genius loci”

Le radici

Qui il bisogno di aprire una bottega tutta sua, questo avverrà nel 2018, proprio qui comincia a realizzare opere di ogni genere in pietra che hanno come tema principale Gubbio e le sue bellezze storiche e architettoniche, ma anche sculture moderne e in pietra.

Bisogna avere amore per la città e le nostre radici, rispettarle e amarle”, cosi dice Giuseppe, significativa infatti è l’opera “Genius loci” cioè “Spirito di appartenenza” realizzata in diretta al Festival del Medioevo, le radici di Gubbio con Palazzo dei Consoli, il Campanone, le Logge, le Tavole Eugubine, l’acquedotto romano, il Teatro Romano sono tutti impressi nella pietra. Realizzata in palombino locale, una pietra comune delle nostre parti, pietra di recupero.

Giuseppe Allegrucci

Nel laboratorio

Giuseppe ci racconta come lavora nel laboratorio soprattutto nei fine settimana e nei pomeriggi anche fino a tarda sera, dipende dall’ispirazione e dal tempo che non basta mai. Per realizzare un’opera si impiega mediamente da un giorno fino a una settimana di lavoro.

Negli ultimi anni stanno venendo da me e in bottega molti ragazzi e persone adulte, uomini e donne, attratti dal fascino di lavorare la pietra come tradizione da trasmettere di generazione in generazione” così dice soddisfatto.

Molti si avvicinano gradualmente a lavorare la pietra, lo osservano e spesso finiscono per prendere lo scalpello in mano con risultati a volte sorprendenti.

Miriam Ferrucci e Giuseppe Allegrucci

Il progetto della Scuola di Formazione

Nel futuro c’è il progetto di creare una Scuola di Formazione di mestiere di scalpellino insieme all’Università dei Muratori e Scalpellini di Gubbio Innocenzo Migliarini, che tutela questo antico mestiere. Giuseppe ribadisce che questo non è un lavoro è un mestiere, dove prima di far lavorare le mani occorre far lavorare la testa.

Una infatti delle caratteristiche principali del mestiere è l’unicità dell’opera realizzata: “realizzando le opere mi emoziono” questo quello che prova lo scalpellino nel lavorare la pietra perché venendo da lui, le persone, scelgono un prodotto non di fabbrica ma un prodotto artigianale, unico.

Giuiseppe con “Sensazioni” opera da lui realizzata

Tesori unici

L’ultima opera realizzata è “Sensazioni”, raffigura le “campanelle” in ferro battuto presenti ai lati dei portali dei maggiori Palazzi cittadini, come il Palazzo dei Consoli e il Palazzo del Bargello, “Sensazioni perché non è soltanto una sensazione visiva ma anche tattile, che riassume tutte le praticità della campanella in ferro battuto”.

Giuseppe Calzuola e Giuseppe Allegrucci due scalpellini che, anche se non si sono mai conosciuti personalmente, attraverso un oggetto freddo e muto come la pietra, sono riusciti a trasmettere con il lavoro delle proprie mani, la loro passione, il loro amore per la città lasciandoci in eredità dei tesori unici.

Francesco Caparrucci e Viviana BarbiFotografia di copertina Cronaca Eugubina