Andrea Zorzi: “Inizio a giocare a 16 anni, frequentavo il Liceo classico, negli anni ’80 un professore disse ai miei genitori di farmi fare uno sport. Scelsi la pallavolo solo perché era lo sport per gente alta vicino a casa mia, mi dava la possibilità di stare con ragazzi alti come me. Da lì è iniziata una bellissima carriera, non sono partito con l’idea che con la pallavolo sarei diventato famoso“

Mariella Marinangeli
GUBBIO – Stamattina (giovedì 10 gennaio) Andrea Zorzi, pallavolista due volte campione del mondo e tre volte campione europeo con l’indimenticabile Nazionale Italiana di Julio Velasco, è salito in cattedra per raccontarsi agli studenti nell’Aula Magna del Liceo Scientifico Sportivo ‘Giuseppe Mazzatinti‘.
Zorzi ha spiegato come nasce la sua leggenda, il suo mito, il suo essere campione di uno degli sport più amati: la pallavolo. E’ propizia la collaborazione del Polo Liceale con il Teatro Stabile dell’Umbria, che patrocina l’evento, poiché Andrea Zorzi stasera alle ore 21 calcherà il palco del Teatro comunale “Luca Ronconi“ per mettere in scena “La leggenda del pallavolista volante“.
Uno spettacolo ricco di ironia dove lo spazio del palco si trasforma in un campo da pallavolo, per rivivere azioni mozzafiato scolpite nella memoria di tutti, vittorie leggendarie e sconfitte ancora brucianti, in un crescendo di momenti a tratti ironici ed esilaranti, a tratti malinconici o persino drammatici.

Incontro al Liceo Sportivo di Gubbio
L’incontro di stamane al Liceo Sportivo
La dirigente scolastica Mariella Marinangeli ha affermato: “Quest’iniziativa a ridosso della Notte nazionale del Liceo è un’impresa riuscita perché avere qui Andrea Zorzi è un grande onore, la mia generazione sa quale sia stata l’emozione e la grande gioia delle vittorie dei Mondiali di pallavolo.
Un’emozione senza pari. Molti di noi si sono appassionati a questo sport grazie a queste vittorie e in Umbria grazie alla vittoria dello scudetto della Sir Perugia, la pallavolo ci è entrata nel cuore“.
Quindi ha preso la parola Andrea Zorzi: “La pallavolo ha trasformato la mia altezza che per me rappresentava un problema, in un grande valore. Essere alti aiuta ed è anche alla base di questo spettacolo che stiamo raccontando con Beatrice Visibelli da qualche anno.
Il titolo è autoreferenziale, in realtà raccontiamo le difficoltà, gli imprevisti la complessità di una Nazionale che vince tantissimo, ma non la medaglia più importante. Ciò che funziona a teatro sono le difficoltà, le complessità, gli ostacoli. Nel mio caso erano le paure, le preoccupazioni, quello che non riuscivo a fare a pallavolo.
Inizio a giocare a 16 anni, frequentavo il Liceo classico, negli anni ’80 un professore disse ai miei genitori di farmi fare uno sport. Scelsi la pallavolo solo perché era lo sport per gente alta vicino a casa mia, mi dava la possibilità di stare con ragazzi alti come me. Da lì è iniziata una bellissima carriera, non sono partito con l’idea che con la pallavolo sarei diventato famoso.

Andrea Zorzi
Iniziai con tante sconfitte, ad un certo punto arrivò Julio Velasco, molto colto che ha cambiato la nostra vita e ha trovato un gruppo di giocatori forti, con quella squadra si vinsero 3 mondiali, 5 europei, 7 world League, ma non siamo mai riusciti a vincere un oro olimpico che per ogni atleta è il torneo più importante.
Questa è stata la chiave teatralmente più interessante. Nel 1992 partecipammo all’Olimpiade di Barcellona come la squadra favorita, erano i quarti di finale contro l’Olanda ed è stato l’unico anno in cui il 5° set terminava a 17 e perdemmo 17-16.
Ricominciammo ad allenarci, arrivammo ad Atlanta, Olimpiadi del 1996, questa volta raggiungemmo la finale sempre contro l’Olanda, al 5° set come 4 anni prima, ma perdemmo 18-16 perché c’era la regola dei due punti. Tutti gli atleti anche i più vincenti conoscono la sconfitta, lo sport è interessante per questa ragione. Si impara facendo i conti con la sconfitta per capire come si va avanti dopo la sconfitta. L’errore più grande è aver paura di sbagliare, non possiamo agire sperando di non commettere errori.
Nello sport è un mondo in bianco o nero, o si vince o si perde, ma la vita non è così. Quel gruppo di atleti dal 1989 al 1998 è stato premiato la squadra del secolo perchè ha saputo vincere con atleti, allenatori di generazioni diverse“.

Mariella Marinangeli
Beatrice Visibelli (attrice che accompagna Andrea Zorzi nello spettacolo teatrale): “In questo viaggio ci sono due figure molto importanti, una è il vero padre di Andrea che gli dice di continuare a pallavolo rispettando l’impegno che si era preso.
L’altra figura è Julio Velasco che dopo aver perso la prima Olimpiade, li ha costretti a vincere le ultime due partite per il quinto posto che non interessa nessuno nei palazzetti vuoti, essere grandi dopo la sconfitta.
Vedrete nello spettacolo la sua capacita di ragionare con se stesso e con il mondo, non rinunciate al valore della cultura e dello studio perché è bellissimo conoscere altri atleti che hanno nutrito le due parti. Il vero grande sportivo ha nutrito bene la propria anima e il proprio cervello“.
Di Ilaria Stirati – Fotografie Cronaca Eugubina