Lucio Lisarelli: “Il trapianto va affrontato con la piena coscienza di quello che si va a fare, bisogna avere la giusta motivazione così si può tornare alla vita normale, anzi spericolata come la mia

GUBBIO (F.C.) – L’eugubino Lucio Lisarelli è stato uno dei relatori durante il convegno Scenari futuri in Epatologia, il trapianto di fegato, che si è svolto a Spoleto nei giorni scorsi, dove ha raccontato ad un’ampia platea di specialisti la sua storia caratterizzata da un trapianto al fegato riuscito nel 1996, e da una vita dopo il trapianto come la definisce lui “spericolata”.

L’acrobata della speranza

Lisarelli, definito dal giornalista eugubino Giampiero Bedini l’acrobata della speranza, ha ricevuto premi dal Lions Club Gubbio e dal Rotary Club Gubbio, dall’AIDO (Associazione italiana per la donazione di organi) regionale, mentre il Lambretta Club Italia gli ha dedicato la copertina del giornale.

Lucio Lisarelli ci spiega com’è nata l’idea di partecipare come relatore al convegno di Spoleto: “Un giorno ero a Terni per degli esami e ho conosciuto il Dottor Mariano Quartini e gli ho raccontato tutta la mia storia, rimase particolarmente entusiasta e mi disse che qualora avessero organizzato un evento mi avrebbe chiamato e così è stato. Sono stato ben felice di avere l’onere e l’onore di rappresentare come relatore le persone che hanno avuto un trapianto”.

La notte di Natale del 1996

Quindi durante l’intervista non potevamo non ripercorrere la storia di Lucio Lisarelli raccontando quel fatidico 1996: “Era la notte di Natale del 1996, ero già stato chiamato per un trapianto in precedenza, ma non fu più eseguito per via delle condizioni non ottimali del fegato che mi avrebbero impiantato.

Quella sera mentre parlavamo in televisione dei trapianti, ho ricevuto la chiamata dell’Ospedale Maggiore di Milano, il cui centro trapianti è diretto dal Dott. Giorgio Rossi, con il dottore che mi disse se riuscivo ad essere lì in 4 ore che mi avrebbero fatto il trapianto. Mi hanno operato alle 22 di sera con l’intervento che durò ben 15 ore”.

Un aspetto importante che ha aiutato Lisarelli in questo percorso e nel riprendere in mano la propria vita è stata la motivazione come ci spiega: “Ero motivatissimo nel fare questa cosa, come dico sempre il miglior antirigetto è qualche sana pazzia che ci mantiene vivi, ho fatto diversi incontri nelle scuole assieme al Dottor Teseo Lazzarini”.

La passione per motocicletta e Lambretta

A Gubbio è conosciuto per la sua grande passione per la motocicletta e Lambretta con le quali fa le sue sane pazzie: “E’ una passione che ho da quando ero bambino, soprattutto ho un rapporto speciale con la Lambretta, poi ho fatto diverse volte il tratto Gubbio-Madonna della Cima senza avere le braccia sul manubrio, ogni anno con delle magliette particolari e la rivista Motosprint ha fatto degli articoli su di me”.

Il trapiantoha concluso Lucio Lisarelliva affrontato con la piena coscienza di quello che si va a fare, bisogna avere la giusta motivazione così si può tornare alla vita normale, anzi spericolata come la mia”.

Di Ilaria Stirati