Alfredo Minelli: “È stato un anno intenso, significativo e come ultimo obiettivo che ci eravamo posti nel mandato di questi tre anni è quello di inaugurare la terza Cappelluccia sul monte Ingino. Dovevamo completare questo percorso spirituale di salita al Monte verso il nostro Patrono e con grande impegno e sacrificio lo ultimeremo“
GUBBIO – Sabato 5 maggio i Santantoniari hanno festeggiato i 50 anni dalla Fondazione della Famiglia, in mattinata con una Messa ai Neri in ricordo dei ceraioli defunti, durante la quale è stato presentato anche il nuovo Gonfalone, e nel pomeriggio in taverna con lo spettacolo degli Sbandieratori e la presentazione delle opere di Oscar Piattella.
Alfredo, sei presidente della Famiglia dei Santantoniari dal 2007. Alcune considerazioni su questi anni della tua presidenza e su questa ricorrenza speciale del cinquantesimo anno dalla Fondazione.
“È un compleanno che come abbiamo voluto evidenziare vuole raccogliere tutti perché ognuno in questi 50 anni si è fatto carico della Famiglia, portandola avanti spesso con grandi sacrifici e quindi ognuno credo che abbia dato il suo contributo sostanziale. Per quello che mi riguarda in 11 anni di presidenza tante cose sono state fatte, altre le dovremmo portare a termine però credo che l’impegno che c’è stato è soprattutto quello di trovare dei luoghi per l’accoglienza dei ceraioli.

Alfredo Minelli
Molti sforzi si sono concentrati per la realizzazione dell’Orto dei Fonti intitolato ai genitori di Sant’Ubaldo.
Successivamente credo che uno degli aspetti più importanti e significativi è stato l’arrivo a Gubbio delle reliquie di Sant’Antonio di Arles un fatto del tutto eccezionale perché non abbiamo Sant’Antonio come patrono della città e gli spostamenti fino a quell’epoca delle reliquie andavano solo verso città dove il Santo era il patrono, quindi questo sta ad evidenziare lo sforzo che è stato fatto in questo senso per far venire le reliquie a Gubbio.
Abbiamo dovuto spiegare perché qui c’era la Festa dei Ceri, perché uno dei Ceri era Sant’Antonio Abate. Un altro evento straordinario, un momento unico è stata l’apertura dell’urna che custodisce il corpo del Santo ed il prelievo di un frammento osseo della tibia che ora è custodita nella nostra Chiesa dei Neri“.
Quali sono a tuo parere i tratti salienti, le caratteristiche peculiari che contraddistinguono la Famiglia dei Santantoniari?
“Innanzitutto è mantenere viva la tradizione della Festa dei Ceri: questo è il primo obiettivo della Famiglia. Mantenere viva la tradizione e trasmettere alle nuove generazioni la devozione a Sant’Antonio Abate. Soprattutto essere solidali: come recita uno degli articoli del suo Statuto, la Famiglia è solidale verso le persone che hanno più necessità e bisogno e noi non abbiamo mai fatto venire meno questo aiuto verso i soggetti più svantaggiati.
L’epilogo sono questi festeggiamenti del cinquantesimo che abbiamo voluto connotare con un programma abbastanza dettagliato non per autocelebrarsi, ma perché in questo programma abbiamo voluto inserire momenti musicali, culturali, e conviviali.
Il tutto preceduto dalla celebrazione della Messa per ricordare chi ha portato la Famiglia avanti. A conclusione la celebrazione vera e propria presso la Taverna, la presentazione dell’Opera di Oscar Piattella che ha voluto dedicarla alla Famiglia e il libro ‘50 anni’.
È stato un anno intenso, significativo e come ultimo obiettivo che ci eravamo posti nel mandato di questi tre anni è quello di inaugurare la terza Cappelluccia sul monte Ingino: cappelluccia che era rimasta un po incustodita rispetto alle altre due di Sant’Ubaldo e San Giorgio entrambe restaurate. Dovevamo completare questo percorso spirituale di salita al Monte verso il nostro Patrono e con grande impegno e sacrificio lo ultimeremo“.
Di Fabiana Blasi – Fotografie Cronaca Eugubina