Alessandro Piergentili: “Io credo che oggi rischiamo di essere in presenza di una nuova uscita di giovani dal nostro territorio, che se ne vanno con una forte rabbia e frustrazione.
Mentre negli anni 60, almeno una parte prevalente, abbandonava la città natale per permettersi di fare una vita dignitosa ma comunque con un forte legame affettivo con il territorio di nascita“
GUBBIO – Incontriamo il responsabile della Cgil dell’Alta Umbria Alessandro Piergentili, per farci illustrare qual è la situazione economico e sociale del nostro territorio, ed anche per capire quali idee propone la Cgil per poter affrontare nel migliore dei modi la situazione che ci troviamo davanti.
“L’Umbria dopo questo decennio di crisi inizia questo 2018 in una condizione problematica. La nostra regione risulta divisa verticalmente ed orizzontalmente; verticalmente dal punto di vista delle condizioni sociali, ovvero vi è una preoccupante condizione di crescita delle condizioni di povertà sociale e quindi un aumento del divario fra il ricco ed il povero, orizzontalmente nel senso che geograficamente ci sono alcuni territori che per effetto di determinate situazioni hanno reagito e stanno reagendo in maniera positiva ed altri invece che stanno arrancando troppo.
Uno dei territori che ha delle difficoltà è il nostro, ovvero quel territorio che ha il suo epicentro a Gubbio e che si estende fino a Nocera”.
Secondo lei perché il territorio eugubino è uno di quei territori che reagisce faticosamente a questa crisi?
“Principalmente perché il nostro è un territorio che aveva degli insediamenti produttivi di comparti andati in crisi, sia per la crisi generale che ormai da troppo tempo ci attanaglia ma anche per la forte trasformazione che i comparti produttivi hanno avuto. Il metalmeccanico leggero ma anche la filiera delle costruzioni, avevano un forte radicamento nel nostro territorio, dalla produzione del cemento ai manufatti, dai trasporti all’edilizia alla produzione di piastrelle e materiale di arredo.
Questi due settori hanno avuto negli ultimi anni un calo pesantissimo, abbiamo visto la chiusura di aziende che occupavano 1.600 avvolte 2.000 persone e che erano diventate nel tempo un serbatoio enorme di occupazione.
Per ultimo, ma non meno importante, non dimentichiamoci del comparto cementiero nel quale oggi, considerando che Gubbio è uno dei pochissimi casi dove in una realtà di 33.000 abitanti circa ci sono due siti produttivi, con la forte contrattazione del mercato e l’avviamento della fase di ristrutturazione del settore avremo degli effetti nel breve periodo abbastanza complicati da dover gestire”.
Quali forze si possono mettere in campo per affrontare le difficoltà? Uno degli strumenti che la politica nazionale dà alle imprese è il piano industria 4.0, si parla addirittura di quarta rivoluzione industriale, lei come vede questo strumento? Questa crisi economica rischia di trasformarsi anche in crisi demografica, e far rivivere a Gubbio la forte emigrazione già vissuta negli anni ’50 e ’60?
“Io credo che oggi rischiamo di essere in presenza di una nuova uscita di giovani dal nostro territorio, che se ne vanno con una forte rabbia e frustrazione. Mentre negli anni 60, almeno una parte prevalente, abbandonava la città natale per permettersi di fare una vita dignitosa ma comunque con un forte legame affettivo con il territorio di nascita. Oggi ho l’impressione, che i nostri giovani se ne vanno ma non hanno più questo forte legame con il territorio natale, e questo mi spaventa molto.
Il Piano Industria 4.0 rappresenta forti investimenti interni, il super ammortamento ed altri importanti strumenti, è sicuramente un piano molto importante per la nostra industria ma ha anche degli elementi di criticità, e credo che sia la politica e tutte le forze sociali che devo essere in grado di governare tale piano e coglierne le occasioni migliori e controllarne gli effetti negativi”.
Di Daniele Cavaleiro – Fotografie Cronaca Eugubina