Il fratello Maurizio Fondacci: “Ogni singolo elemento, anche delle piccolezze che possono sembrare ininfluenti, in realtà possono arricchire il quadro delle indagini ed aiutare a fare chiarezza. Lo chiedemmo anche in passato e torniamo con forza a chiederlo oggi

Maurizio Fondacci intervistato da Fabiana Blasi

GUBBIO (F.C.) – Sono trascorsi venti anni da quel tragico 6 novembre 1997 in cui dei colpi di arma da fuoco spezzarono la giovane vita di Mauretta Fondacci, mentre percorreva a bordo della propria automobile la strada di campagna in zona Bevelle, a Loreto, che collega la frazione di Mocaiana alla propria abitazione.

La famiglia chiede giustizia

C’è una famiglia che chiede giustizia. Che chiede di sapere chi abbia ucciso Mauretta, e che sta facendo di tutto affinché questo caso non cada nel dimenticatoio.  A venti anni di distanza dall’omicidio, la famiglia Fondacci torna a parlare e lo fa per mezzo del fratello Maurizio, il quale ha rilasciato ai taccuini di Cronaca Eugubina questa breve e intensa intervista.

Foto Mauretta Fondacci

Mauretta Fondacci

Maurizio, sono passati venti anni dalla morte di Mauretta, e ci troviamo di nuovo a parlarne. Ci sono delle novità sul fronte giudiziario che rimettono nuovamente sotto i riflettori il caso?

Novità vere e proprie non ci sono, ma ci aspettiamo piano piano che possano emergere. Il nostro intento è quello di smuovere la sensibilità delle persone, di poter aprirsi e magari se c’è qualcosa di importante da tirar fuori di  farlo“.

E’ quello che la famiglia Fondacci si auspica. E’ così?

E’ da sempre che auspichiamo questa cosa“.

Foto Mauretta Fondacci

La Messa a San Francesco

Maurizio, qual è lo stato d’animo, sebbene immaginabile, di chi da vent’anni attende che sia fatta giustizia?

Non abbiamo mai perso la fiducia di poter arrivare a qualcosa di importante. Abbiamo aspettato venti anni ed aspetteremo ancora un risvolto, ovviamente positivo, della vicenda“.

Da chi avete avuto più conforto durante tutto questo tempo?

Ovviamente dai parenti, dagli amici, ma anche da persone che non conoscevamo. E’ stato all’ordine del giorno l’aiuto della gente dalla quale abbiamo ricevuto solo del bene“.

Da chi, invece, vi aspettavate qualcosa di più?

Sul versante delle collaborazioni forse ci aspettavamo qualcosa di più. Non ce l’abbiamo ovviamente con nessuno perché possono essere comportamenti comprensibili data la particolarità della situazione“.

Cronaca Eugubina n.128

Quindi il vostro è anche un invito a chi potrebbe sapere qualcosa, a dare il proprio contributo per nuove indagini?

Esatto perché ogni singolo elemento, anche delle piccolezze che possono sembrare ininfluenti, in realtà possono arricchire il quadro delle indagini ed aiutare a fare chiarezza. Lo chiedemmo anche in passato e torniamo con forza a chiederlo oggi“.

A conclusione della nostra intervista, qual è il messaggio che senti di consegnare alla comunità eugubina?

Come abbiamo più volte detto, il silenzio non fa bene a nessuno, non serve a niente. Se c’è qualcuno che sa qualcosa, parli. Anche se non direttamente a noi familiari, ci sono altri modi e canali, come le confessioni e dichiarazioni all’Arma dei Carabinieri“.

Di Fabiana Blasi – Fotografie Cronaca Eugubina