Il Vescovo Ceccobelli nell’omelia: “Coraggio cari eugubini, siate fieri delle vostre radici, nobilitate dai vostri Padri Ubaldo e Francesco, che hanno lasciato in questa terra esempi incorruttibili di riconciliazione, di comprensione e di pace con i fratelli e con l’intero creato“
GUBBIO (F.C.) – Ad una settimana dalla cerimonia di ordinazione e presa di possesso della cattedra episcopale del nuovo Vescovo di Gubbio Luciano Paolucci Bedini, che si terrà il prossimo 3 dicembre, Sua Eccellenza Mario Ceccobelli domenica 26 novembre, presso la Basilica di Sant’Ubaldo, ha salutato ufficialmente la Diocesi di Gubbio e il Santo Patrono Sant’Ubaldo con una solenne messa, che ha visto la partecipazione del coro dei “Cantores Beati Ubaldi” diretto da Renzo Menichetti.
All’evento hanno partecipato, tra gli altri, il sindaco Filippo Mario Stirati, il presidente della Famiglia dei Sangiorgiari Vittorio Fiorucci e il presidente dell’Università dei Muratori Fabio Mariani.
Nell’omelia Monsignor Ceccobelli ha dichiarato: “Carissimi, tra le molte e sagge riforme promosse dal Concilio Vaticano II per rendere la comunità cristiana al passo con i tempi e più efficiente l’organizzazione della vita delle diocesi e delle parrocchie, c’è anche quella che stabilisce che i vescovi, al compimento dei 75 anni di età, presentino le dimissioni al Santo Padre che, caso par caso, provvederà alla nomina del nuovo vescovo.
Alcuni considerano questo limite troppo basso e vorrebbero innalzarlo a 80 anni, io invece sono convinto che sia giusto ritirarsi perché il mestiere del vescovo rientra tra i lavori così detti usuranti e a 75 anni è opportuno lasciare la guida a mani più sicure e a menti più lucide. Eccomi allora ai saluti.
Era domenica 6 febbraio 2005 quando feci il mio ingresso in diocesi e il mercoledì successivo iniziai, con la quaresima, il mio ministero che oggi, ultima domenica dell’anno liturgico e solennità di Cristo Re, concludo. Mi sembra che tutto il mio servizio episcopale sia stato vissuto entro un anno liturgico.
Le letture di oggi hanno tutte in comune la figura del pastore, in sintonia con il ministero proprio del vescovo, che è appunto pastore e custode di un gregge. Solo che il gregge del vescovo ha un’estensione numerica e geografica limitata, mentre il gregge del Signore, che è quello cui si riferiscono Ezechiele, il Salmo 22 e il Vangelo di Matteo è il gregge universale, ossia l’intera umanità. E le pecore, che sono sempre sorvegliate da ogni pastore sollecito e amoroso, sono gli uomini e le donne, ossia i figli e le figlie dell’unico Padre, desideroso di accogliere tutti nel suo Regno.
Ho scelto di porgere i miei saluti in questa Basilica dove è gelosamente custodito il corpo incorrotto del nostro Patrono Sant’Ubaldo e dove i fedeli vengono sempre numerosi per invocare la sua potente mediazione presso il Signore. Oltre a essere il giorno dei saluti, questo è per me anche quello della gratitudine.
Se oggi sono qui come 59esimo successore di Sant’Ubaldo è dono di Dio, e anche voi siete stati per me dono di Dio. La mia stessa vita è dono di Dio: io non ho fatto niente, né per nascere, né per diventare prete e tanto meno per essere vostro vescovo.
Lasciatemi allora dire forte il mio grazie al Signore. Insieme alla vita umana ho ricevuto anche il germe della vita divina con i sacramenti della iniziazione cristiana. I miei genitori mi hanno trasmesso con l’esempio più che con la parola il dono grande della fede, i miei parroci mi hanno aiutato a scoprire i doni dello Spirito e tra questi la chiamata a essere prete.
In questo santuario, dove gli eugubini salgono con gioia molte volte durante l’anno, e dove i ceri vi vengono portati tre volte, di corsa e “ilariter”, per rendere omaggio al loro Patrono, vengo oggi anch’io per salutare Sant’Ubaldo, ma non in maniera definitiva, perché spero di poter tornare a contemplarlo e invocarlo affinché continui a essermi compagno di viaggio per il tratto di strada che dovrò ancora percorrere prima di essere con lui nel Regno.
Ho già sperimentato la sua potente mediazione durante il mio servizio episcopale, a Lui mi sono rivolto ogni giorno per chiedere la sua intercessione che non mi è mai venuta meno.
Oggi saluto anche tutti voi, fedeli della Chiesa eugubina mia sposa amata, voi che avete avuto molta pazienza con me, con i miei limiti, con le mie fragilità, con le mie paure, con i miei ritardi, e nonostante queste deficienze mi avete sopportato e direi anche voluto bene. Almeno questo ho percepito nei tanti incontri avuti con questo popolo eugubino, da cui mi sono sentito accolto e amato. Grazie di cuore.
Carissimi, insieme ai saluti vi lascio un’ultima raccomandazione che raccolgo dalla vita di Ubaldo e dalla liturgia di oggi. Non limitatevi a celebrare la festa di Sant’Ubaldo, la sua presenza non sia solo quella delle immagini, statue e reliquie custodite gelosamente nelle vostre case, ma sappiate accogliere il suo messaggio ancora attuale: pace e concordia, fede e vita cristiana.
Ricordate che la vita santa non è soltanto prerogativa di alcuni, ma vocazione di tutti i battezzati. Tutti siamo chiamati a essere santi come il Padre nostro è Santo e come Ubaldo ci mostra con la sua vita. Raccogliamo ancora i suoi appelli a vivere le relazioni umane all’interno delle famiglie, delle comunità parrocchiali, della città, della società tutta, camminando sui sentieri della pace e della riconciliazione.
La seconda raccomandazione la prendo dal Vangelo che la Chiesa oggi proclama. L’evangelista Matteo ci ricorda l’ultima venuta del Figlio dell’Uomo e il giudizio che sarà fatto su ogni creatura. L’esame sarà molto concreto e si baserà sulla valutazione del nostro comportamento con gli altri, tutti amati da Dio, Padre di tutti.
Ubaldo ha ricordato con forza ai fedeli del suo tempo queste parole e ha voluto che in ogni luogo di preghiera ci fosse anche un luogo di accoglienza per i poveri. Vi sia sempre presente il suo celebre motto: “nullum oratorium sine ospitio”, “nessun luogo di preghiera senza un luogo d’ospitalità per i poveri”.
Questo monito ci è stato tante volte ricordato da don Angelo e ripetuto, in particolare in questi ultimi anni, da Papa Francesco. Coraggio cari eugubini, siate fieri delle vostre radici, nobilitate dai vostri Padri Ubaldo e Francesco, che hanno lasciato in questa terra esempi incorruttibili di riconciliazione, di comprensione e di pace con i fratelli e con l’intero creato.
Al termine della messa si sono succeduti gli interventi per salutare e ringraziare il Vescovo Mario Ceccobelli, prima dai sacerdoti della Diocesi, che gli hanno anche donato alcuni volumi che rappresentano l’episcopato di Ceccobelli e un computer.
“Voglio esprimere la mia profonda gratitudine – ha dichiarato Stirati – perché il suo è stato un grande contributo per il bene comune, inteso come idea di solidarietà, di coesione sociale che dobbiamo avere nei nostri comportamenti.
Devo ringraziarlo perché abbiamo affrontato insieme tanti appuntamenti importanti per la città, come ad esempio il ritorno della Lumsa, il mantenimento della nostra Diocesi e ricordo anche che Vescovo e Sindaco a Gubbio fanno parte della gestione della Casa di Riposo Mosca, fiore all’occhiello della nostra città soprattutto per l’amore, il sostegno che offre agli anziani in difficoltà, e poi c’è stata una lotta alla povertà.
L’idea è che la nostra comunità deve vivere nel segno della solidarietà, da questo punto di vista c’è stata una perfetta sintonia, sono contento di aver avuto con lui un rapporto trasparente, collaborativo.
Spero che ci incontreremo altre volte dopo il 3 dicembre, ci prendiamo questo impegno reciproco, così che possiamo anche darci del tu, anche se non averlo fatto prima è stato per una forma di puro rispetto. L’ultima cosa che voglio dire è che considero Mario Ceccobelli un nostro concittadino a tutti gli effetti“.
Ed infine Vittorio Fiorucci, presidente della Famiglia dei Sangiorgiari, ha consegnato a Ceccobelli una pergamena che gli conferisce la carica di socio onorario della Famiglia dei Sangiorgiari per “il costante impegno pastorale teso alla salvaguardia dei valori ubaldiani della Festa dei Ceri“.
Al termine della funzione religiosa, Eugenio Becchetti ha deliziato tutti i presenti in Basilica, suonando alcuni brani con il nuovo organo della Basilica.
Di Ilaria Stirati – Fotografie Cronaca Eugubina