Stirati: “Anche Gubbio porta i segni di ferite ancora aperte, con l’eccidio di 40 civili compiuto il 22 giugno del 1944 per rappresaglia dalle truppe nazifasciste in ritirata, ed è accumunata a Marzabotto, insieme ad altre terribili stragi in Italia, dalla esecrabile vicenda del cosiddetto ‘armadio della vergogna’, rimasto chiuso fino alla scoperta avvenuta nel 1994, e contenente i dati riferiti a ufficiali delle SS responsabili di crimini di guerra dal 1943 al 1945

GUBBIO – Il sindaco Filippo Mario Stirati esprime al collega di Marzabotto Romano Franchi vicinanza, solidarietà e condanna per l’espisodio che ha visto protagonista un giocatore in campo con atteggiamenti offensivi della memoria storica e delle vittime della strage di Marzabotto.

Esprimo i sensi più profondi di vicinanza e di sostegnosi legge nella lettera del sindaco Stiratiper la ferma condanna espressa nei confronti del gesto che ha ferito e offeso non solo la tua città ma l’Italia intera, vittima delle stragi nazifasciste. Marzabotto, insieme ai luoghi dove è stato versato sangue innocente per le feroci rappresaglie, è un baluardo di civiltà e di memoria che non può essere oltraggiato. 

E dunque rivolgiamo alle famiglie che hanno avuto vittime nel conflitto mondiale, la testimonianza della nostra amministrazione e dell’intera comunità eugubina. I

l comportamento del giocatore che, trascinato dall’esultanza del gol, mostra i simboli della Repubblica di Salò con il saluto romano, è una vergogna che non trova giustificazioni e bene hai fatto a intervenire subito con parole di sdegno nei confronti dell’atleta e della società sportiva, ricordando come lo sport è  ‘strumento di crescita umana ed educazione civica’ e che il reato di ‘apologia al fascismo’ è anche punito dalla legge oltreché dalla più incisiva condanna morale. 

Anche Gubbio porta i segni di ferite ancora aperte, con l’eccidio di 40 civili compiuto il 22 giugno del 1944 per rappresaglia dalle truppe nazifasciste in ritirata, ed è accumunata a Marzabotto, insieme ad altre terribili stragi in Italia, dalla esecrabile vicenda del cosiddetto ‘armadio della vergogna’, rimasto chiuso fino alla scoperta avvenuta nel 1994, e contenente i dati riferiti a ufficiali delle SS responsabili di crimini di guerra dal 1943 al 1945. 

L’intera comunità e l’amministrazione comunale sono impegnate costantemente a rendere onore e omaggio alla memoria delle vittime, grazie soprattutto alla meritoria opera dell’associazione delle ‘Famiglie 40 Martiri’ a loro intitolata. Pubblicazioni, memorie, approfondimenti, mostre, incontri con i protagonisti ancora sopravvissuti di quegli efferati episodi sono appuntamenti rivolti soprattutto ai giovani, ai quali consegnare l’esatto resoconto di quanto accadde, come futuri testimoni degli orrori contro inermi popolazioni civili. 

Non si coltivano spiriti e desideri di vendetta, ma rispetto e giustizia perché si ricordi che i crimini commessi sono da annoverarsi oltre che come tragedie di affetti familiari, come crimini contro l’umanità e la vita. Non è esercizio di memoria fine a se stesso, tenere vivi e presenti gli episodi di violenza contro i civili commessi dall’esercito tedesco e dai suoi alleati fascisti in Italia. 

E’ un dovere e un diritto di cittadini democratici, ricordare le stragi e le uccisioni di civili al di fuori dello scontro armato, da parte dei reparti tedeschi e della Repubblica Sociale Italiana in Italia dopo l’8 settembre, a partire dalle prime nel Meridione fino alle stragi della ritirata in Piemonte, Lombardia e Trentino Alto Adige nei giorni successivi alla liberazione. 

Allontanandosi il ‘primo piano’ della storia, e contro la  preoccupante minaccia di ‘nullismo’ dilagante, riteniamo si debba erigere sempre più un muro ‘trasparente’ di verità e di  analisi storica  delle  esperienze condivise durante la seconda guerra mondiale, così da contribuire alla creazione di una nuova ‘cultura della memoria’. Non vorremmo che l’equivalenza talvolta proposta tra i morti dell’una e dell’altra parte, faccia dimenticare che alcuni combattevano per la libertà, altri per la sopraffazione; la pietà per i morti non può abolire il giudizio storico, come scriveva Italo Calvino: “Tutti uguali davanti alla morte, non davanti alla storia”.

Auspico infine un rinsaldarsi e una ripresa di rapporti tra le città italiane vittime delle stragi nazi-fasciste, per promuovere nuove iniziative comuni, così come fatto in passato, che diano il senso rinnovato della condivisione dei valori di libertà, giustizia, verità“.

Il Cittadino