Monsignor Ceccobelli ha concluso l’omelia con questo intervento: “Consentitemi però un’ultima parola: mi rivolgo all’assassino di Mauretta, che per 20 anni si è portato nel cuore il macigno del suo malefatto. Ha ancora tempo per confessare, per convertirsi. E’ l’unico modo per salvarsi e per entrare nel regno di Dio

Foto Mauretta Fondacci

Mauretta Fondacci

GUBBIO – Lunedì sera, presso la Chiesa di San Francesco in piazza Quaranta Martiri, è stata celebrata la funzione religiosa in ricordo di Mauretta Fondacci, a venti anni dalla sua tragica scomparsa.

La cerimonia, che ha visto una grandissima partecipazione di fedeli, è stata officiata dal vescovo di Gubbio Monsignor Mario Ceccobelli e  dai parroci  don Armando Minellidon Cristoforo Prizboroski.

La cerimonia è stata fortemente voluta dalla famiglia della giovane ragazza di Casamorcia non solo per ricordarne la scomparsa, ma per sensibilizzare l’opinione pubblica circa la tematica purtroppo sempre attuale della violenza sulle donne, come recita  peraltro lo stesso manifesto affisso dai suoi cari.

Proprio all’inizio della funzione è stato lo stesso don Armando a prendere la parola sottolineando come ci sia bisogno di una “presa di coscienza sotto due aspetti”.

Foto Mauretta Fondacci

La Messa a San Francesco

L’uccisione di Mauretta è innanzitutto un caso giudiziario irrisolto, “una ferita aperta del nostro territorio eugubino e non possiamo rassegnarci a questo”. Al tempo stesso, occorre operare affinchè le donne non risultino più oggetto di violenze di alcun genere.

Durante l’omelia, il Vescovo Ceccobelli ha esordito così: “Rispondimi Signore, perché questa tragedia?”. E’ questa la domanda che si pone la famiglia di Mauretta. “Possiamo contemplare Mauretta nel regno di Dio, ma nessuno ci toglierà il dramma della separazione, della violenza che ha subito”.

E proprio sul tema della violenza sulle donne, Monsignor Ceccobelli ha affermato: “E’ un tempo di grande violenza amplificata certamente dai mezzi di comunicazione, ma anche nel passato quanta sofferenza è stata riservata alle donne. Le donne hanno subito sempre violenza checchesenedica”. L’unico conforto è lo sguardo rivolto alla vita nell’aldilà dove ciascuno sarà giudicato in base al suo operato nella vita terrena, per il bene o il male che ha commesso verso i suoi fratelli.

Prima della benedizione finale, Monsignor Ceccobelli ha concluso l’omelia con questo intervento: “Consentitemi però un’ultima parola: mi rivolgo all’assassino di Mauretta, che per 20 anni si è portato nel cuore il macigno del suo malefatto. Ha ancora tempo per confessare, per convertirsi. E’ l’unico modo per salvarsi e per entrare nel regno di Dio”.

Di Fabiana BlasiFotografie Cronaca Eugubina