Ettore Sannipoli: “Quella di Gigì, non è soltanto pregevole pittura, è, piuttosto, una corrente impetuosa che scorre con forza nell’alveo di geografie arcaneFigure distese durante il riposo o nel sonno, contrite, a volte disperateche quasi sembrano colline erose dalle acque e dal vento, a formare calanchi che solcano e consumano membra inevitabilmente rivolte verso la terra

Foto Giorgia Gigì

Elisa Polidori, Giorgia e l’assessore Ancillotti

GUBBIO – E’ stata inaugurata sabato pomeriggio al Palazzo del Bargello, l’ultima mostra in calendario per la rassegna artistica “L’Artista e la Mano“, che ha visto una ricca successione di eventi, con le mostre di Stefano Luigi Cannelli, promotore dell’iniziativa, di Antonio Aregoni, Pietro Cardone e Massimo Cannelli, tra i mesi di settembre ed ottobre.

Sabato è stata la volta dell’eugubina Giorgia Gigì, che ha portato in chiusura l’evento, a cui hanno collaborato ben tre associazioni: l’Associazione Culturale La Medusa, ente gestore del Palazzo del Bargello e del Polo Museale Diocesano, l’Associazione Arte & Dintorni e l’Associazione La stanza delle Arti, che insieme hanno collaborato alla promozione e alla divulgazione dell’iniziativa.

Foto Giorgia Gigì

La mostra al Bargello

Per l’occasione sono intervenuti Elisa Polidori dell’Associazione La Medusa e l’assessore alla cultura Augusto Ancillotti, che ha affermato: “La mostra che inauguriamo oggi è particolarmente importante e sono felice che il Sindaco abbia lasciato a me l’incarico di essere qui insieme a voi.

Sono felice perchè Giorgia Gigì è un’artista che ci parla attraverso una tecnica raffinata. Ci sono delle narrazioni che si riescono a capire e leggere con la nostra emotività. 

In questo caso non è difficile apprezzare la bellezza e l’estetica delle opere, la capacità di riprodurre delle masse e dare dei messaggi. Masse vibranti di vita e piene di significato“.

L’artista

Giorgia nasce a Gubbio nel 1980. Qui si diploma brillantemente in restauro e conservazione dei beni culturali, alimentando una sempre manifesta propensione al disegno e alla pittura con un’approfondita conoscenza delle tecniche pittoriche, di doratura, d’affresco e d’intaglio del legno.

Foto Giorgia Gigì

Giorgia Gigì

La produzione dell’artista, che riguarda principalmente la pittura,  densa di richiami all’arte classica e di un uso singolare delle più disparate tecniche, inizia nei primi anni 2000.

Dopo oltre dieci anni in cui la pittura resta attività marginale e notturna, imprime un più decisivo impulso alla propria attività artistica iniziando collaborazioni con Comuni, Associazioni, Gallerie e Fondazioni.

Espone per eventi musicali e teatrali, partecipa a numerose collettive in tutta la penisola e realizza alcune personali tra Gubbio (collaborando per due anni con la direttrice del Gubbio Summer Festival Katia Ghigi), Perugia (Rocca Paolina e Priori Open Village), nella provincia di Ascoli Piceno (Grottammare) e Montone (dove tiene anche una conferenza illustrando le sue opere e le tecniche di produzione), oltre che in diverse strutture private.

Protagonista di estemporanee e performance artistiche, quest’estate sale alle cronache locali soprattutto per la realizzazione del Palio del Torneo dei Quartieri 2017. Nella città d’origine ha sede anche il suo studio, aperto al pubblico dal 2013, nel quale l’artista produce le sue opere e le tratta a diretto contatto con gli acquirenti, appassionati dei suoi disegni e dei suoi dipinti : raffinati, allusivi, sensuali, colti, sono opere densamente evocative che certamente faranno parlare di loro.

Foto Giorgia Gigì

La mostra al Bargello con Maurizio Pugno

Quella di Gigì, non è soltanto pregevole pittura, è, piuttosto, una corrente impetuosa che scorre con forza nell’alveo di geografie arcane.

Anatomie che si raffrontano, diverse in poco uguali in molto; che condividono la sorte di essere, anzi di esserci; capaci pure, percorrendo a ritroso la propria linea ontogenetica, di risalire a un’origine mitica, esperta tramite il proprio corpo.

Quasi fosse il compendio d’una filogenesi che si sviluppa dall’archetipo di un paradiso perduto, di un eden violato a cui continuamente ricorrere, fin dai tempi della cacciata ovvero dell’ancestrale incipit d’infelicità della donna e dell’uomo“, la nota critica di Ettore Sannipoli.

Da quel momento in poi forza di gravità e fatica hanno modellato il corpo di ogni essere vivente. Figure distese durante il riposo o nel sonno, contrite, a volte disperate, che quasi sembrano colline erose dalle acque e dal vento, a formare calanchi che solcano e consumano membra inevitabilmente rivolte verso la terra“.

La mostra sarà aperta al pubblico fino al 30 ottobre.

Fotografie Giampiero LilliVideo Cronaca Eugubina