La vice sindaco Rita Cecchetti: “Se oggi ci chiediamo che madri siamo, ricordo che durante la mia infanzia c’erano situazioni molto più degradate di oggi e noi ce le stiamo dimenticando. Forse era meno complesso dal punto di vista dello stress psicologico, ma era molto più difficile e violenta la realtà di quella società“
GUBBIO – E’ stato presentato presso la Chiesa di Santa Maria Nuova “Manuale di sopravvivenza per pessime madri”, il primo libro di Lucrezia Sarnari, giornalista marchigiana, che vive a Perugia praticamente da sempre, ma che sogna di invecchiare in una metropoli.
In seno al calendario di eventi legato alla mostra collettiva Mater Mea, organizzata dall’Associazione Culturale La Medusa a Gubbio, con il supporto e la collaborazione di MalaUmbra Teatro, ed ancora aperta al pubblico presso Galleria di Via Lucarelli, si inserisce l’evento letterario e social dedicato alla maternità 2.0.
Sono intervenute alla presentazione la Vicesindaco Rita Cecchetti, Nadia Mosca, responsabile del consultorio cittadino, Vittoria Citino, ostetrica e Silvia Fanucci psicologa, ha moderato il dibattito Elisa Polidori, Presidente dell’Associazione Culturale la Medusa.
L’autrice è Lucreazia Sarnari, giornalista e blogger molto conosciuta in rete, ed il suo racconto di vita semi serio, si inserisce nella tematica presentata dalla mostra collettiva, quello della maternità di sempre e quella di adesso, vista e vissuta dalle donne di oggi. Da quando è mamma è diventata più produttiva, senza per questo riuscire ad essere più ordinata.
Dopo quattro anni è ancora alla ricerca di quel famoso, e sopravvalutato, istinto di maternità e ne scrive nel suo blog ceraunavodka.it. Lavora come giornalista freelance collaborando con alcuni siti e riviste e come consulente di comunicazione digital per piccole aziende. “Manuale di sopravvivenza per pessime madri” è il suo primo libro.
Il testo racconta la maternità come un percorso intenso e pieno d’amore ma spesso travagliato, che non sempre inizia con un colpo di fulmine per il piccolo di casa. Fase dopo fase, dalla gravidanza al ritorno al lavoro passando per l’allattamento, tra le pagine di questo libro troverete consigli e ironia per imparare a sorridere anche quando il neonato vi apparirà come il vostro carceriere. Capirete che far convivere aperitivi e biberon, carrozzine e tacchi si può, a patto che impariate ad accettare le vostre imperfezioni.
Perché non esistono mamme perfette ma solo mamme di bambini felici.
Tra le pagine del libro, i cui capitoli ricordano le varie fasi della maternità, raccontate come fossero bevande, alcoliche e non, si nascondono le romantiche illustrazioni della torinese Ilaria Urbinati. “C’era una vodka”, il blog dell’autrice, è nato nell’agosto 2013 e nel tempo è diventato un luogo d’incontro “virtuale” per mamme che vogliono leggere e confrontarsi sulle tante problematiche legate alla maternità, ma anche a molti aspetti che riguardano l’universo femminile in senso più ampio.
Nel 2016 è stato visitato da oltre 200mila utenti per un totale di 800mila visualizzazioni. Alcuni passassi del suo blog sono stati utilizzati per lo spettacolo teatrale “Storie di ordinaria maternità” a cura di MalaUmbra Teatro.
Le interviste
“Volevo ringraziare – ha dichiarato la vicesindaco Rita Cecchetti – l’Associazione La Medusa che ha portato avanti quest’iniziativa nei confronti dell’idea di maternità, saluto la giornalista, blogger Lucrezia Sarnari e Carmela De Marte.
Chiunque è stata madre, ha avuto dei momenti in cui ha pensato che madre sono, essere madri oggi è molto complesso in quanto i ruoli che deve affrontare la donna sono molteplici se e quando lavora e quando ha altri impegni, perché riveste tantissimi ruoli. Ancora viviamo in una società dove il lavoro di cura è essenzialmente attribuito alle donne.
Noi come Amministrazione cerchiamo di mantenere alto il valore e l’importanza del welfare che è legato in particolare alla prima infanzia, per cui ci siamo impegnati a tenere aperti i nidi, a garantire questi servizi in una Regione dove la qualità di questi servizi è portata avanti da una serie di leggi che regolamentano la qualità dei servizi stessi.
Se oggi ci chiediamo che madri siamo, ricordo che durante la mia infanzia c’erano situazioni molto più degradate di oggi e noi ce le stiamo dimenticando. Forse era meno complesso dal punto di vista dello stress psicologico, ma era molto più difficile e violenta la realtà di quella società.
Oggi dobbiamo fare in modo di non perdere quelle conquiste che come donne abbiamo fatto, ma cercare di cambiare un approccio culturale a questo discorso della maternità“.
La presidente della compagnia Malaumbra Teatro Carmela De Marte a Cronaca Eugubina ha parlato dello spettacolo teatrale Storie di ordinaria Maternità: “Lo spettacolo è nato dalla mia esperienza di madre, dalla mia esperienza di pessima madre, riprendendo il libro di Lucrezia.
Pessima non tanto nei modi di fare, ma nei sensi di colpa che io ho come madre e che ancora adesso sento di avere, nei confronti miei come donna, nei confronti di mio figlio come figlio nel senso che vorrei riuscire a far sì che le due cose, Carmela madre e Carmela donna, andassero di pari passo senza per forza togliere all’una per dare all’altra e senza dover per forza convivere con questi sensi di colpa.
Non perché non sia una madre perfetta, una madre come la società mi vorrebbe, sono meno madre delle altre che invece riescono a far combaciare le due cose. Quindi, anche dopo il confronto con altre madri, ho scelto di trattare questo argomento nel linguaggio che mi è più consono, quello scenico e teatrale“.
“Non ho assolutamente la presunzione – ha concluso Lucrezia Sarnari – di raccontare nulla che non è quella che è stata la mia esperienza di maternità. Ironizzo perché per me essere autoironica su un tema che era sconosciuto quando sono rimasta incinta è stata la mia ancora di salvezza, quindi è nato un po’ per gioco, un po’ perché di scrittura ci vivo e piano piano è cresciuto.
Oggi mi capita di sentire tante storie di tante mamme diverse, che vivono una maternità anche molto distante dalla mia e tutte sono un po’ afflitte da questo senso d’inadeguatezza, perché è vero che le condizioni sono migliorate rispetto a 50 o 60 anni fa però c’è una pressione psicologica che grava sulla donna che è sempre più importante.
Queste mamme trovano sul web una libertà ed una tranquillità nel raccontarsi che magari fisicamente non riescono a trovare“.
Di Ilaria Stirati – Fotografie Giampiero Lilli