Il Capodieci di San Giorgio: “Già prevedo che il 14 notte non dormirò, perché già non dormivo quando prendevo il Cero, figuriamoci adesso. Il calore che mi sta dando la gente, anche degli altri Ceri, è tanto e mi sento fortunato”
GUBBIO (F.C.) – Pietro Tognoloni, Capodieci di San Giorgio 2017, è un ceraiolo di lungo corso della Manicchia di Semonte, che ha iniziato da giovanissimo con la grande passione che gli hanno trasmesso il padre, lo zio e le famiglie Merli “Salaioli” e Ragnola “dei Zoppi”, storica famiglia di Semonte e capostipite della Manicchia di Semonte.
A 16 anni già faceva il braccere al mercato, iniziando poi a prendere il Cero da ceppo sullo stradone tra la seconda e la terza Capeluccia. Successivamente ha preso il Cero sulla curva della farmacia come ceppo, e da Capodieci sullo stradone tra la seconda e terza Capeluccia. Pietro ha anche fatto il Capodieci nel tratto del mercato tra San Francesco e l’Inam.
Tra pochi giorni avrà l’onore di alzare il suo amato San Giorgio, intanto venerdì sera è stato festeggiato dai ceraioli sangiorgiari in taverna. Una serata semplice all’insegna delle musiche dei Ceri, con pane e alici, penne col sugo e ciambelotto.
Nei giorni scorsi lo abbiamo intervistato per sapere come si sta avvicinando alla Festa del 15 maggio e come se la immagina.
Sono passati più di tre mesi dalla sua nomina, come ha vissuto questo periodo da Capodieci?
“È indescrivibile perché ho la fortuna di avere diversi amici, amici veri che mi sono stati sempre vicini e per questo il tempo è volato.
Mi è volato via come un soffio di vento, perché stando sempre con gli amici, parlando sempre del Cero, siamo arrivati a maggio e non me ne sono neanche accorto. Dal punto di vista emotivo, è una delle cose più emozionanti che ho avuto.
E’ bello tornare nella Manicchia di appartenenza e fare la prima riunione da Capodieci, in quel momento rappresenti tutti i ceraioli, chi lo prende chi non lo prende più, chi era con te durante le elezioni e non ha potuto alzare il Cero, a maggior ragione devi rappresentarli ancora di più. In questi mesi sono prevalse sia la gioia che la responsabilità, perché nella gioia e nel folklore c’è anche la responsabilità del Cero, fa parte della Festa dei Ceri”.
Mancano pochi giorni alla Festa dei Ceri, come si avvicina a questo giorno importante? Con quali emozioni?
“Ho sempre vissuto l’emozione, i giorni prima, abbastanza bene e anche adesso la sto vivendo tranquillamente perché ho gli amici, i ceraioli vicino e quando non sei solo riesci a fare tante cose. Fortunatamente il Cero non si prende da soli, se non hai gli amici la passione non basta, infatti tutti i personalismi che si vengono a creare sono inutili e non rappresentano la Festa dei Ceri.
Già prevedo che il 14 notte non dormirò, perché già non dormivo quando prendevo il Cero, figuriamoci adesso. Il calore che mi sta dando la gente, anche degli altri Ceri, è tanto e mi sento fortunato”.
A suo avviso, che Festa dei Ceri sarà? Come se la immagina?
“Sarà come tutti i 15 maggio, non farò in tempo a svegliarmi la mattina che già sarà finita, ma il bello della Festa è questo, perché se durasse troppo sarebbe finita da diversi anni.
Quando prendevo il Cero, neanche facevo caso a quanto erano grandi, adesso ogni volta che vado a toccare i Ceri mi sembrano sempre più grandi. È una cosa che ho notato, che si è piccoli perché i Ceri comandano sempre”.
Ilaria Stirati – Fotografie dalla taverna di San Giorgio di Simone Grilli