Nel 1977 il viaggio a Jessup. Elvezio Farneti: “Si andava per le vie di Jessup su grosse macchine scoperte, e al nostro passaggio la gente applaudiva e ci festeggiava. Il giorno della Festa in Chiesa, durante la Messa, lessi per la prima volta la Preghiera del Ceraiolo scritta dall’avvocato Gini

Foto Elvezio Farneti

Elvezio Farneti

GUBBIO – Ho incontrato il Professor Elvezio Farneti a casa sua. Fu anche lui Capodieci nel 1977, e da allora sono passati  quarant’anni. Gli chiedo che cosa ricorda di quella giornata.

Per prima cosa la pioggia. Poi sento suonare il campanello di casa, era un Santubaldaro, il Cardelino, che mi disse scherzando che forse saremmo caduti due volte“. Elvezio con un pò di ironia aggiunge: “Non mi piaque molto la visita, infatti quel giorno cademmo due volte“.

Il racconto di Elvezio Farneti prosegue così: “Arrivarono tanti amici, i tamburini a colazione, poi il Cimitero, la Messa, la sfilata dei Santi e ancora tanta pioggia. In quell’anno fu cambiata la barella di Sant’Antonio, perchè l’anno prima la cavija si muoveva e quindi c’era il rischio che cadesse il Cero.

L’anno prima una cosa simile era accaduta al Cero di San Giorgio. Quindi si era deciso di cambiare la barella, rinforzandola con un ferro sul quale c’era scritto il mio nome, Elvezio, che poi nel tempo non ho saputo che fine abbia fatto.

Foto Festa dei Ceri 1977

Sant’Antonio cade al Bargello (Foto Gavirati)

Il Capocetta fu il Professore Giuseppe Sebastiani (il Fefè). La Brocca la portò giu l’avvocato Gini. L’Alzata una grande emozione e preoccupazione, poi giù a volo d’Angelo come del resto diceva sempre il babbo, il sor Nino. Con un tempo così fare le girate era stato difficile, ma tutto bene.

Nel pomeriggio la pioggia rallenta, la Callata emozionante, via il Corso, San Martino, il Ponte e all’altezza del Bargello si piegano le punte e si cade. Da qui la battuta ‘Abbiamo misurato la larghezza di via dei Consoli, Sant’Antonio senza il Santo’.

Non è finita, purtroppo da Scatizza lo scontro tra i Capodieci, tra quello che doveva uscire e quello che doveva entrare, un’altra caduta. Alla sosta prima delle girate viene cambiato il Santo, rotto, con quello nuovo della Taverna. Bene le girate della sera, con tanta rabbia su per il monte. Si rientra in città con i Santi. La Festa in Taverna, che era nel vicolo dietro la Chiesetta dei Muratori. All’arrivo in città il clima come sempre buono, nonostante la Corsa fosse andata male“.

Foto Elvezio Farneti

Elvezio Farneti con alle spalle il nipote

Come vede la Festa oggi?

Oggi i simboli della Festa sono sempre gli stessi ma non vengono completamente rispettati“.

L’arrivo in Basilica come lo considera?

Sant’Ubaldo entra come sempre, fa i suoi giri, poi aspetta e lascia aperta la Porta. San Giorgio dovrebbe arrivare con il Cero sulle spalle. Oggi l’arrivo è troppo esasperato, troppo agonismo tra i ceraioli, si è stravolto il valore della Festa“.

Sempre nel 1977 venne organizzato il viaggio a Jessup, un bel gruppo di eugubini vi partecipò. “Tra quelli anch’io, il primo Capitano Giuseppe Faramelli, Peppe Bello e altri ceraioli. Ricevemmo un’accoglienza calorosa da parte dei nostri emigranti.

Si andava per le vie di Jessup su grosse macchine scoperte, e al nostro passaggio la gente applaudiva e ci festeggiava. Il giorno della Festa in Chiesa, durante la Messa, lessi per la prima volta la Preghiera del Ceraiolo scritta dall’avvocato Gini”.

Luciano Casagrande – Foto archivio privato