Il Prof. Paolo Belardi: “La tesi che sosterrò stasera è che quando voi giovani portate i Ceri sulle spalle vi dovete rendere conto che portate sulle spalle delle opere d’arte, delle architetture lignee, forse, ma questa è una mia teoria.
Una delle prime opere di design della storia dell’umanità, perché sono belli, facilmente riproducibili e hanno tutte le caratteristiche dell’oggetto di design“

Stirati e Don Fausto Panfili
GUBBIO – Lunedì sera si è tenuto a Palazzo Ducale l’approfondimento sulla Festa dei Ceri dal titolo “Quant’en Belli – Hilariter, sulle spalle e nel cuore“, con il professor Paolo Belardi che ha parlato al pubblico presente in sala della familiarità dei Ceri con il repertorio figurativo del secondo ‘400, raccontando di vari indizi che ha trovato nei suoi viaggi che avvalorano questa teoria.
Presenti i Capodieci dei Ceri 2017, i Presidenti delle tre Famiglie ceraiole, il sindaco Filippo Stirati, il vescovo Monsignor Mario Ceccobelli, Don Fausto Panfili. Oltre a numerosi ceraioli giovani e adulti, che hanno affollato i saloni di Palazzo Ducale.

Il Prof. Paolo Belardi
Il Prof. Paolo Belardi (docente universitario e presidente dell’Accademia delle belle arti di Perugia) ha affermato: “Per me questa Festa è unica al mondo perché non produce emozioni, ma coltiva sentimenti che sono trasmissibili e credo che i Ceri siano dei traghettatori di sentimenti e soprattutto traghettatori di ricordi e di speranze.
Questa sera parlerò in particolare del sentimento della meraviglia, ma ci sono tanti altri sentimenti, l’amicizia, la tenerezza, la compassione, l’entusiasmo, la nostalgia, la devozione, la spensieratezza e il sentimento dell’orgoglio per i più giovani perché la tesi che sosterrò stasera è che quando voi giovani portate i Ceri sulle spalle vi dovete rendere conto che portate sulle spalle delle opere d’arte, delle architetture lignee, forse, ma questa è una mia teoria.
Una delle prime opere di design della storia dell’umanità, perché sono belli, facilmente riproducibili e hanno tutte le caratteristiche dell’oggetto di design“.

Palazzo Ducale gremito
“La mia carriera da ceraiolo – ha spiegato il Professor Paolo Belardi – non è stata tanto brillante, sono stato un ceraiolo mediocre, ma non per questo non attaccato ai Ceri. Abbiamo mille modi per vivere la Festa dei Ceri, tutti molto belli e dignitosi. C’è chi sta sotto il Cero, quelli che suonano, che aiutano nelle parti rituali della Festa, quelli che suonano i tamburi, che ballano, cantano, quelli forse più bravi di tutti che fanno attenzione al fattore umano e anche quelli che cucinano.
Ciò che qualifica la Festa dei Ceri nell’ambito delle feste popolari contrassegnate da macchine portate a spalla per me è la bellezza del Cero oggetto, inteso come manufatto artistico. Ho notato che quando i Ceri si alzano tutti dicono quant’en belli.

Hilariter a Palazzo Ducale
La mia tesi è che la forma del Cero che è costituita dall‘aggregazione ritmica di poliedri semiregolari vacui, è tutt’altro che spontanea perché sottende una precisa progettualità spirituale che tradisce l’esistenza di un disegno unitario dedicato.
Viaggiando, ho iniziato a ricercare le forme del Cero e ne ho trovate tante in tutta Italia, ad esempio nella Basilica di San Marco a Venezia, nel Duomo di Pisa, nel Duomo di Lucca, nel Duomo di Perugia, nel Duomo di Milano e poi nelle tarsie lignee.
L’obiettivo del mio intervento di stasera è che da oggi possiate vedere i Ceri anche da questo punto di vista, vale a dire che sono oggetti molto belli, pezzi d’arte straordinari.

Il Prof. Paolo Belardi
La conclusione a cui sono giunti in questi anni è che i Ceri non sono semplici macchine a spalla, ma sono vere e proprie architetture lignee il cui dna è strettamente rinascimentale, in tal senso per me i Ceri appartengono di diritto al patrimonio culturale materiale dell’umanità, perché sono un momento di svolta della storia dell’umanità“.
Di Ilaria Stirati – Fotografie Cronaca Eugubina