Il sindaco Filippo Stirati: “Il Gubbio è la storia calcistica di questa città, che anche nelle vicende sportive più negative ha saputo fare quadrato intorno ai colori rossoblù“

Il Sindaco Filippo Stirati
GUBBIO – Venerdì sera presso il Centro Servizi Santo Spirito, i giornalisti Massimo Boccucci e Giacomo Marinelli Andreoli hanno presentato l’evento Come il calcio ci cambia, con ospiti Mauro Sandreani, dell’ex tecnico del Gubbio Massimo Roscini e Massimo Cacciatori in collegamento telefonico.
L’incontro è nato dall’idea di invitare alcuni dei protagonisti della storia rossoblù (anche da avversari) a trent’anni dagli spareggi a tre di Senigallia tra Vis Pesaro, Gubbio e Riccione, allenato da un giovanissimo Alberto Zaccheroni, che videro il Gubbio di Roscini fermato dalla Vis Pesaro in cui militava Sandreani. Coincidenza vuole che ad inizio stagione la compagine romagnola era guidata non da Zaccheroni, ma da quel Gian Paolo Landi che un anno dopo sulla panchina del Gubbio riuscì a compiere quel miracolo chiamato serie C nell’epica sfida del Renato Curi contro il Poggibonsi.

Gubbio – Poggibonsi 17 maggio 1987 stadio “Renato Curi” di Perugia
Emozionato il sindaco Filippo Stirati nel suo saluto: “E’ un grande piacere portare questo saluto in quanto l’amore che lega il Gubbio e la mia famiglia è viscerale. In questa occasione abbiamo l’opportunità non solo di riassaporare uno dei momenti più significativi della nostra storia sportiva, ma anche di riflettere a più ampio raggio sulle sfide che il mondo dello sport e del calcio in particolare ci pongono e ci porranno nel prossimo futuro. Il Gubbio è la storia calcistica di questa città, che anche nelle vicende sportive più negative ha saputo fare quadrato intorno ai colori rossoblù“.
La parola è poi passata ai protagonisti di quella indimenticabile serie D stagione 1985/1986. “Già dalla prima partita – ha attaccato Roscini – contro il Riccione che vincemmo per 2-1 grazie alla perla di Di Renzo capii che avremmo disputato un grande campionato perché, mentre ancora festeggiavamo negli spogliatoi, sentivamo l’incitamento dei tifosi che battevano le mani sulla vetrata.

“Come ci cambia il calcio”
Un altro bellissimo ricordo di quel campionato fu l’ultima giornata della stagione regolare ad Osimo in cui i tifosi ci omaggiarono come se avessimo già vinto il campionato. Dello spareggio ricordo la folla di tifosi che accorse in massa a Senigallia. La Vis Pesaro era troppo forte. Infine un appello ai giovani calciatori presenti in sala: prima studiate e poi pensate a giocare!“.
“Eravamo una squadra esperta – ha replicato Sandreani – quadrata, meno appariscente rispetto al Gubbio che giocava un calcio più spumeggiante del nostro. Fu un torneo molto equilibrato in cui nessuna squadra è riuscita a sopraffare le altre sul piano del gioco“.

La curva nord dello stadio “Renato Curi” occupata dal tifo rossoblù
Anche Massimo Cacciatori è stato sulla stessa lunghezza d’onda: “Fu un anno indimenticabile anche sotto il profilo umano, che ancora mi porto dentro. Ricordo ancora in quello spareggio la carica che andava oltre il fatto sportivo, perché si sentiva l’onore e l’onere di giocare per un’intera città. Non è facile fare paragoni tra le due epoche; il calcio di oggi è molto diverso da quello di allora: c’era più attaccamento alla maglia e la gente si affezionava. Oggi ci sono continui ribaltoni“.
Ma cosa è cambiato nel panorama calcistico italiano negli ultimi anni, soprattutto nei confronti dei giovani? La risposta l’ha data Mauro Sandreani, che è responsabile Scouting di tutti i campionati per le nazionali italiane di calcio: “Con Sacchi e Conte che si sono succeduti come coordinatori c’è stata un’inversione di tendenza che sta portando ora i suoi primi frutti. Questo è possibile anche grazie ai club che un po’ per scelta e un po’ per necessità ora fanno giocare i giovani con più continuità.
In particolare Antonio (Conte ndr.) ha portato una moralità, un amore per il lavoro che hanno fatto sì che il gruppo azzurro per poco non sfiorasse la vittoria agli Europei francesi. Infatti i giocatori con Conte sono costretti alla sofferenza, perché solo se si soffre insieme si riesce a cementare il gruppo“.
Di Giovanni Alessi – Fotografie Cronaca Eugubina