Saverio Borgogni: “Dedico la mia elezione a Capodieci a coloro che non ci sono più, i cosiddetti Ceraioli passati, perché dico sempre che se la Festa è arrivata fino ad oggi è merito loro, senza perdere di vista i valori inestimabili che ci hanno trasmesso. Posso dire che, molti di loro, per me sono stati dei padri in tutti i sensi.

Mi hanno accolto sin da piccolissimo nella Famiglia, nella sistemazione della Taverna e quindi mi hanno proprio coccolato e con queste persone sono veramente cresciuto

Foto Saverio Borgogni

Saverio Borgogni

GUBBIO – Il Capodieci di Sant’Antonio, Saverio Borgogni, è stato ospite del notiziario di Cronaca Eugubina. “Un’emozione indescrivibile, gioia e soddisfazione, quasi irreale, il sogno di ogni ceraiolo“, così ha definito la propria elezione a Capodieci.

Poi la dedica: “A mia madre, a mio nonno Elio Tabarrini, agli amici e a tutti i ceraioli che non ci sono più, che ci hanno lasciato valori inestimabili“. Di seguito l’intervista completa.

Che emozione si prova ad essere eletti Capodieci?

Le emozioni che si provano sono molteplici, grande gioia ed estrema soddisfazione. Quasi irreale, perché anche nei giorni successivi ancora non riuscivo a prendere coscienza dell’incarico che mi era stato assegnato. Questa elezione mi ha lasciato completamente in estasi”.

Qual è stata la prima sensazione che ha provato subito dopo la sua elezione?

Subito dopo l’elezione ho provato una sensazione di estrema confusione, perché è un traguardo ambito da qualsiasi ceraiolo. Diventa il coronamento di un percorso che inizia fin da bambino, è il sogno nel cassetto di tutti i ceraioli”.

È stato un avvincente testa a testa con Roberto Gaggioli (405 a 324), se lo aspettava, alla fine, di essere eletto Capodieci?

Sinceramente no perché sin dall’inizio quando sono sceso in campo per questa competizione ero consapevole che la vittoria fosse una chimera. Oltretutto sapevo di dover affrontare un avversario di spessore come Roberto che  ha fatto parte della gran muta di Barbi per diversi anni. È ovvio che quando scendi in campo sei pronto a tutto, durante lo scrutinio prevedevo un testa a testa come effettivamente si è verificato.

Quando ho visto che a metà le cose stavano andando diversamente, ho iniziato a crederci molto timidamente. Il distacco di 40-50 voti, in seguito, mi ha permesso di sperare e guardando sui fogli degli scrutatori ho visto che mancavano pochi voti al quorum, ma nonostante tutto guardavo il traguardo con incoscienza, perché per me rimaneva un sogno irrealizzabile. Ho vissuto gli ultimi voti scrutinati al cardiopalma perché capivo che stava succedendo qualcosa, ma non capivo a pieno l’entità di quest’emozione”.

Ci racconta la sua carriera ceraiola?

La mia carriera ceraiola inizia con il Cero piccolo a 6-7 anni con una muta di amici che sono stati miei compagni anche negli anni successivi, ovvero Mario Mengoni, l’inventore della muta, che sarà il mio capocetta, Moreno Morena, Daniele Battistelli, Capodieci di due anni fa, e Michele Stafficci. Amici che poi si sono rivelati gli amici di una vita, perché abbiamo condiviso sia la carriera ceraiola che momenti di vita sociale.

Nel Cero piccolo abbiamo iniziato con la muta di San Martino, poi, come consuetudine del Cero di Sant’Antonio, lo abbiamo preso sul corso partendo da Santa Maria andando sempre più su fino ad arrivare alla statua Migliarini.

A 13 anni sono passato al Cero mezzano prendendolo sull’Alzatella, poi facendo l’Inam, via XX Settembre, il monte e anche lì ho fatto un paio d’anni la statua e Barbi. All’età di 17-18 anni, ho fatto il battesimo della stanga, come dico io, perché è il momento in cui si entra nelle mute del Cero grande. Sono partito dal buchetto, piano piano sono stato promosso nella muta del ‘pisciatoro’ dove ho ritrovato i miei amici di sempre Roberto, Daniele, Cesare Bedini, ho avuto anche la fortuna di prendere il Cero con ceraioli più grandi di me, tipo Gige Bocci, Napoleone Farneti, Bruno Farneti, i fratelli Marvardi.

Da lì c’è stato il lancio sulla muta di Barbi che era in completo rinnovamento, devo dire che è stato un battesimo non fortunato perché sono inciampato su una persona che correva davanti a me e sono caduto. È stato un inizio in salita perché tutti sanno bene che il Corso dà delle emozioni particolari ed iniziare con una caduta ha reso tutto più difficile.

Foto Saverio Borgogni

Saverio Borgogni

Ho continuato a prendere il Cero lì per 6-7 anni con una muta di amici perché siamo entrati gradualmente e abbiamo rinnovato la muta, eravamo io e Daniele Battistelli punte davanti, ceppi avanti Roberto Gaggioli e il compianto Lucio Pauselli che porto sempre nel cuore, Michele Stafficci, Lucio de Pirro, Stefano e i fratelli Marinelli. Abbiamo condiviso la stanga e soprattutto una bellissima amicizia che non è mai terminata. In contemporanea ho iniziato la carriera da capodieci partendo dal monte, ho fatto via XX Settembre, un’uscita dalle girate della sera, San Martino che è un traguardo ambitissimo e pensavo lì di aver raggiunto l’apice.

Nel 2009, fortunatamente sono stato battezzato Capodieci del secondo pezzo del Corso e sono stati 5 anni soddisfacenti. Oggigiorno la vita del Cero si è leggermente accorciata, quindi a 41 anni, mi hanno chiesto di farmi da parte e mi sono accontentato di dare una mano sul monte”.

Foto Sant Antonio

Saverio Borgoni e Roberto Gaggioli

Parlando del 15 maggio 2017, che Festa dei Ceri sarà? Come se la immagina?

Ho sempre creduto che i Ceri siano una festa spontanea e quindi difficili da pianificare e programmare. Sicuramente deve essere una Festa spontanea, di allegria, fino a che il protocollo ce lo permette perché i Ceri sono gioia all’insegna dell’amicizia. L’obiettivo principale rimane correre per il Patrono, è ovvio che poi i discorsi stanno a zero quando alle 18 i Ceri partono.

Per quanto mi riguarda farò di tutto per pianificare in maniera meticolosa tutta l’organizzazione delle mute senza lasciare nulla al caso. Sarà sicuramente una bellissima giornata.

Foto Saverio Borgogni

Borgogni, Gaggiotti e Gaggioli

C’è qualcuno in particolare a cui dedica l’elezione a Capodieci del Cero di Sant’Antonio?

In primis la dedico a mia madre, a mio nonno Elio Tabarrini che mi ha trasmesso la passione per il Cero e mi ha messo sotto le stanghe sin da quando ero piccolissimo. Ovviamente una dedica va anche a tutti i miei amici che mi hanno sostenuto, che mi sono stati vicini dall’inizio alla fine, addirittura fino a pochi minuti prima dello spoglio, facendomi sentire sempre il loro calore con gesti di vario genere, un messaggio o una pacca sulla spalla, uno scherzo.

Foto Saverio Borgogni

Il Capodieci Borgogni intervistato da Ilaria Dormicchi

Non solo gli amici di una vita, ma anche tutti i Santantoniari, anche quelli che non mi hanno sostenuto perché ritengo che il Capodieci debba unire e non dividere e quindi lasciato da parte il momento elettorale ci si unisce tutti verso un unico obiettivo.

La dedico anche a coloro che non ci sono più, i cosiddetti Ceraioli passati, perché dico sempre che se la Festa è arrivata fino ad oggi è merito loro, senza perdere di vista i valori inestimabili che ci hanno trasmesso. Posso dire che, molti di loro, per me sono stati dei padri in tutti i sensi. Mi hanno accolto sin da piccolissimo nella famiglia, nella sistemazione della Taverna e quindi mi hanno proprio coccolato e con queste persone sono veramente cresciuto”.

Foto Saverio Borgogni

Saverio Borgogni

The interview to Saverio Borgogni, the Capodieci of St. Antonio 

The news-bulletin of Cronaca Eugubina has seen as special guest the Capodieci of Sant’Antonio Saverio Borgogni that, after his two colleagues Guidarelli and Tognoloni, is told to our microphones of his career ceraiola and of the emotions of the day of the election.

I have always believed that the Ceri are a spontaneous partyhas affirmed Borgogniand therefore difficult to plan and to program. Surely it must be a spontaneous party, of joy, up to that the protocol affords because the Candles are joy to the insignia of the friendship. The principal objective remains to race for the Patron, it is obvious that then the discourses are to zero when at 6 o’clock the Ceri depart and it must be war.

As it regards me I will make of everything plan in meticulous way the whole organization of the mute without leaving void to the case. Then the Festa of Ceri is made of events, nevertheless I believe that it will surely be a beautiful day“.

Di Ilaria StiratiFotografie Cronaca Eugubina e Photostudio