Nel 1976 Sant’Antonio fece una corsa strepitosa sempre attaccato a San Giorgio

GUBBIO – Ho incontrato l’ingegnere Nello Rossetto, “Nellone”, un ceraiolo anziano di Sant’Antonio, un uomo appassionato di Ceri fin da giovane, forte, grintoso. E’ arrivato presto sotto la stanga, nei pezzi nevralgici della corsa, anche da capodieci.

Nel 1975 l’onore di alzare il Cero di Sant’Antonio, di essere il primo capodieci, e di guidarlo tra le stanghe per tutto il primo pezzo. La sua storia ceraiola è lunga e piena di episodi belli, anche con diverse incertezze con il Cero, ma sempre pronto a ripartire. Da subito abbiamo parlato della Festa appena passata, ha iniziato dalla discesa dei Ceri di domenica 1° maggio, dicendo che gli è sembrata una passeggiata ecologica, fino al momento che le bande musicali non hanno iniziato a suonare creando il clima ceraiolo.

Ho invitato i giovani a cantare, la risposta è stata che sapevano solo due canzoni dei Ceri. Mi accorgo purtroppo che i brindisi sono tanti prima del 15, poi si arriva scarichi e svuotati. Ai nostri tempi si viveva in funzione del 15 maggio, ora mi sembra che sia vissuto con poco impegno e che sia un giorno come un altro”.

Cosa pensi del chiostro?

Non mi piace vedere quelli che aspettano il Cero sulla scalinata per chiudere la porta, invece per me è importante arrivare sul monte con il Cero. La corsa termina sulla scalinata. Poiché l’omaggio è per il Santo Patrono, deve essere condiviso con tutti tre i Ceri insieme. Anche il popolo eugubino vuole che, per omaggiare il santo protettore, i Ceri siano insieme”.

Gli chiedo, di raccontarmi, dopo 40 anni, della caduta sul Corso del 1976.

Ricordo benissimo che eravamo all’altezza di Santa Maria. Ho pensato che la muta fresca di San Giorgio avrebbe fatto lo scatto iniziale, la nostra fosse stanca per cui non ho frenato e sono entrato dentro San Giorgio e la caduta è stata inevitabile, anche perché qualche sangiorgiaro era caduto e ci aveva ostacolati. Se ne uscivamo indenni, avremmo fatto una strepitosa corsa, come del resto è stata.

È stata una bella soddisfazione, essere sempre attaccati a San Giorgio, è mancato un metro per la gloria, peccato. Gli errori devono servire da monito, quando ho avuto l’onore di rifare il secondo pezzo del Corso, ho tenuto a distanza il Cero, quando nel 1983 ho cercato la riconferma mi hanno silurato, dicendo che avevo perso in progressione, la conclusione è questa, improvvisate e fate quello che vi sentite al momento”.

Ci salutiamo contenti di aver ricordato momenti del passato ceraiolo dell’ingegnere Nello Rossetto.

Luciano Casagrande – Fotografie Cronaca Eugubina